«Un gravissimo attentato alla natura ed una serissima minaccia per la biodiversità, del tutto fuori luogo più che mai nel momento storico che siamo vivendo, quando la pandemia avrebbe dovuto insegnarci che vivere in armonia con la natura non è uno slogan ma una precisa esigenza per la nostra stessa sopravvivenza». È durissimo il giudizio dei delegati del WWF Abruzzo e Molise, Filomena Ricci e Giuseppina Negro; del coordinatore LIPU per l’Abruzzo e Molise, Stefano Allavena; del presidente della Federazione nazionale Pro Natura, Mauro Furlani; del coordinatore di Pro Natura Abruzzo, Piera Lisa Di Felice, e del presidente del Coordinamento nazionale per gli Alberi e il Paesaggio (Conalpa) Alberto Colazilli, sul devastante progetto denominato South Beach, un investimento miliardario per la realizzazione di edifici turistici, ville, gallerie commerciali e grattacieli per un totale di oltre 11.000 alloggi che comporterebbero ben 5 milioni di metri cubi di cemento lungo la fascia costiera molisana al confine con l’Abruzzo, nel comune di Montenero di Bisaccia (CB).
«Vale a dire la definitiva e perenne distruzione di uno dei pochissimi tratti di costa rimasti liberi dall’urbanizzazione selvaggia – prosegue la nota redatta dalle associazioni abruzzesi e molisane –. La gran parte del litorale italiano è cementificato: nell’ultimo mezzo secolo il cemento ne ha divorato 10 km lineari l’anno, mentre nel 2019 il consumo di suolo è stato di 408 mq/abitante in Abruzzo e addirittura di 563 mq/abitante nel Molise (dati ISPRA), valori molto più alti della già preoccupante media nazionale di 345 mq/abitante. Il poco che si è salvato va difeso ad ogni costo. La presenza di questi rari ambienti litoranei rimasti indenni è fondamentale per la protezione dell’entroterra e rappresenta un prezioso volano per un turismo naturalistico di qualità, l’unico che anche in questo periodo difficile ha mostrato una chiara tendenza all’incremento».
«In ogni caso l’ipotizzato intervento non ha ragion d’essere in quanto andrebbe a danneggiare in maniera irreversibile un’area protetta come il SIC Foce Trigno-Marina di Petacciato, un sito di importanza comunitaria incluso nella Rete Natura 2000 che comprende le zone di maggiore importanza naturalistica d’Europa, tutelate dall’Unione Europea per la presenza sia di ambienti particolarmente significativi, sia di specie di piante e di animali di particolare interesse per la loro rarità. Non a caso il progetto ha suscitato la ferma opposizione anche di società scientifiche».
«È di ieri l’intervento pubblico della Societas Herpetologica Italica, sezione Abruzzo e Molise – prosegue la nota – che, tra le altre essenze floristiche e faunistiche, segnala la presenza di due specie di testuggini di interesse comunitario, Emys orbicularis e Testudo Hermanni, entrambe in forte declino e a rischio estinzione. La costa molisana è inoltre frequentata dalla tartaruga marina Caretta caretta, specie prioritaria a massima protezione che qualche anno fa (nel 2019) ha persino nidificato sulla spiaggia di Campomarino (CB). Senza dimenticare il fratino Charadrius alexandrinus, piccolo uccello che vive esclusivamente sugli ambienti costieri, anch’esso protetto e fortemente minacciato dall’antropizzazione della costa, che qui si riproduce, e il prezioso ambiente dunale, con una flora per lo più di pregio e tutelata, che fa da splendida cornice a lunghi tratti della costa molisana, oltre a preservarne la spiaggia dall’erosione costiera».
«L’ambiente dunale è anche un prezioso avamposto per il contrasto all’aumento del livello del mare dovuto ai cambiamenti climatici, per i quali vanno previste azioni di mitigazione e adattamento che certo non consistono in colate di cemento sulla spiaggia. Habitat unico e ricco di biodiversità che la normativa e le recenti scelte politiche europee e nazionali impongono di preservare, anche a tutela della nostra stessa salute. Nelle aree interne la creazione di parchi e aree protette ha portato una maggiore tutela del territorio e la sua valorizzazione anche sul piano turistico. Sulla costa si continuano invece assurdamente a inseguire modelli di presunto sviluppo affidati alla cementificazione, benché ormai sia ben noto che si tratta di modelli superati che creano più danni che vantaggi. È indispensabile invece cambiare finalmente strategia nell’interesse di tutta la collettività».