testo di Ivan Masciovecchio.
Situato nell’alta valle del fiume Fino, alle pendici del Gran Sasso teramano, il territorio compreso tra i comuni di Bisenti e Cermignano rappresenta storicamente il luogo d’elezione per la coltivazione del Montonico, autoctono vitigno a bacca bianca conosciuto fin dal 1615 con il nome di Montenego, come riporta una fonte del Catasto Onciario dell’epoca. Diffusamente presente nel resto d’Abruzzo fino agli anni ’60, nel tempo l’areale di produzione è andato via via restringendosi, concentrandosi in questa porzione della provincia di Teramo dalle condizioni pedoclimatiche apparentemente poco felici, con inverni rigidi e terreni poveri e argillosi.
Grazie alle sue innate doti di adattamento, il Montonico ha comunque trovato qui il suo habitat naturale e un’identità propria, risultando altresì piuttosto prolifico – soprattutto in termini di uva da tavola – e rappresentando di conseguenza per secoli un’importante fonte di sostentamento per le popolazioni locali, considerata anche la sua capacità di resistere bene all’appassimento. Tradizionalmente utilizzata in aggiunta alla vinificazione nella produzione di aceto, mosto cotto e confetture, l’uva si presenta con un grappolo di taglia grande e dalla forma allungata, quasi cilindrica, con acini grossi, rotondi, dalla buccia compatta di colore giallo-verdognolo.
Avviata inesorabilmente verso una sostanziale estinzione anche a causa di scellerate sostituzioni con altre varietà, dal 2015 l’uva Montonico fa parte dei 17 prodotti abruzzesi tutelati dal marchio dei Presìdi Slow Food. Anche se diverse risultano le cantine regionali impegnate nella sua coltivazione e commercializzazione, tre sono gli agricoltori attualmente coinvolti nel progetto di recupero messo in piedi dall’associazione braidense. Tra loro, la giovane Francesca Valente sta percorrendo i suoi primi passi in direzione ostinata e contraria nel ricordo e nel segno tracciato da nonno Ciccillo, fondatore della locale cooperativa, autentico sperimentatore di bollicine ante litteram ed ideatore del Revival di uva e vino Montonico, la festa popolare giunta alla 43a edizione ed in programma ogni anno la prima domenica di ottobre. È grazie alla sua opera di valorizzazione e promozione se Bisenti ed il suo storico vitigno possono rivendicare a gran voce il proprio ruolo all’interno del panorama ampelografico regionale.
«Era un maestro elementare appassionato del suo paese e legato ai suoi concittadini. Aveva una visione molto chiara di cosa sarebbe successo al nostro territorio se non avessimo trovato il modo di creare valore da ciò che ci offre. Vedeva perfettamente le potenzialità di questa uva e le ha sempre associate ad un’opportunità per i giovani. Ora tocca a noi tentare di essere all’altezza». Così Francesca lo ricorda sul sito della propria azienda avviata solo tre anni fa che, oltre a vigneti di vecchio e nuovo impianto (per un totale di circa 4 ettari produttivi e 6 a riposo), comprende anche un frutteto misto con piante di mele cotogne dalle quali ne ricava confetture realizzate utilizzando, manco a dirlo, mosto d’uva Montonico.
Dodicimila le bottiglie prodotte, equamente suddivise tra vini fermi e bollicine, essendo il Montonico particolarmente vocato per la spumantizzazione così come dimostrato già una ventina d’anni fa da una serie di test compiuti sulla base di una tesi di laurea sempre da mastro Ciccillo in compagnia del prof. Leonardo Seghetti; e come sapevano bene anche le truppe napoleoniche che a fine ‘700 occupavano stabilmente queste zone tanto da chiamarlo le petit champagne.
Archiviata da poco l’ultima non facile vendemmia, sperimentando anche inedite tipologie di raccolta, ed in attesa che tutto l’impianto divenga finalmente produttivo, Francesca guarda al futuro con l’idea di realizzare una sorta di cantina diffusa – con spazi degustazione ed annesso B&B – che faccia di Bisenti e di questo incantevole angolo dell’Abruzzo teramano un punto di riferimento per tutti gli amanti del Montonico. Nel frattempo, un’occasione per conoscere da vicino la sua storia ed i suoi vini archetipi di un territorio – così come si legge sull’etichetta delle bottiglie dedicate all’amato nonno, anche lui a suo modo archeTipo di un territorio – è data dalla serata organizzata dal locale Salumerì di Pescara per il prossimo venerdì 24 novembre alle ore 20.30 (info e prenotazioni al numero 085 4429154), dove si potranno apprezzare diverse sfumature di Montonico IGT Colli Aprutini, sia in versione ferma, sia come spumante brut metodo Charmat, proposte in abbinamento ad un menù ideato appositamente per l’evento.