Dalle 17 alle 22 di domenica 9 dicembre 2018 l’Enoteca Regionale d’Abruzzo ospiterà nella propria sede di Palazzo Corvo ad Ortona (CH) i produttori di Ventricina del Vastese per una serata organizzata in collaborazione con il Consorzio di tutela dei Vini d’Abruzzo allo scopo di far conoscere al pubblico le straordinarie bontà del re dei salumi artigianali italiani. L’iniziativa ad ingresso libero prevederà un menu degustazione composto da un piatto di ventricina e banco d’assaggio di vini Cerasuolo e Montepulciano d’Abruzzo DOC al prezzo di € 15.
Ottenuto il prezioso riconoscimento di Presidio Slow Food poco più di due anni fa, attualmente sono nove i produttori attivi nella lavorazione dell’insaccato iscritti all’Associazione di Promozione e Tutela della Ventricina del Vastese, tutti operanti nel comprensorio del Trigno-Sinello, da Scerni (Fattorie del Tratturo) a Cupello (Salumificio Peschetola), passando per Furci (Ventricine Racciatti e Di Paolo Salumi), Fresagrandinaria (Bontà Di Fiore), Carunchio (La Genuina e Il Biancospino), Roccaspinalveti (Ventricina & Dintorni) e Castiglione Messer Marino (La Boutique della Carne).
Ma quali sono le origini di quello che viene giustamente considerato uno dei salumi più esclusivi del panorama gastronomico italiano? Il pregevole prodotto artigianale – vero e proprio ambasciatore del gusto – deve il suo nome alla consuetudine di utilizzare, soprattutto in epoche passate, lo stomaco del maiale, il ventre appunto, per insaccare l’impasto composto dalle parti più nobili del suino (coscia o prosciutto, spalla, lombo e pancetta), tagliate rigorosamente a mano in tocchi non più grandi di due-tre centimetri, con un misto di sale e spezie varie (trito di peperone dolce e piccante con aggiunta a piacere di semi di finocchietto selvatico e pepe).
L’aspetto esterno è caratterizzato da una forma sferica tendente all’ovale con una pezzatura compresa tra uno e due chili e mezzo. L’interno invece si presenta con una grana disomogenea, pervasa da un bel colore rosso tendente all’arancio. In bocca il sapore è soavemente piccante, mentre una stagionatura di almeno sei mesi in cantine o grotte ventilate gli dona un aroma speziato e delicato. Storicamente era legata ai riti contadini, quando veniva consumata soprattutto durante la mietitura e la vendemmia. Oggi, ad eccezione dei periodi più caldi, si produce durante tutto l’anno, consumandola abitualmente cruda o come ingrediente del ragù.