Testo a cura di Giuliana Susi
Non semplici scatti ma immagini ricche d’anima e umanità. Questo il concetto alla base dell’arte del fotografo Luca Del Monaco, di ritorno da una recente mostra a Budapest su bellezze e paesaggi abruzzesi
“Tu cogli l’umanità e l’umanesimo delle persone infilandole nelle foto”. E’ il complimento a cui tiene di più Luca Del Monaco, quel commento ai suoi lavori che ama sfoderare dai suoi ricordi non appena gli chiediamo del suo modo si concepire l’arte di fotografare. Lo abbiamo incontrato nel suo studio a Sulmona, intento a lavorare con il suo collega Fabio Smarrelli. Classe 1972, con il suo bagaglio di studi naturalistici, fonte di ispirazione agli esordi e bagaglio culturale di sempre, Luca Del Monaco è di ritorno da una mostra nel prestigioso Istituto di Cultura Italiana di Budapest, già sede del parlamento ungherese fino all’ inizio del secolo scorso. 28 gli scatti in esposizione, che raccontano le bellezze architettoniche e gli scorci più suggestivi dell’Abruzzo. L’Aquila principalmente, con due immagini sul terremoto e foto della città che torna a vivere. E poi il territorio del cuore abruzzese, carico di storia, cultura e tradizioni. Il tombolo, la raccolta dello zafferano, il lago di Scanno, i riti, le manifestazioni come la Giostra cavalleresca, i castelli della Valle Subequana. Il progetto comprendeva una serie di attività culturali legate all’Abruzzo, dal convegno “Amori e passioni di Gabriele D’Annunzio”, a cura di Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione “Il Vittoriale degli Italiani”, all’inaugurazione della mostra dedicata a “Gabriele D’Annunzio e lo stile italiano”e un concerto di musica classica omaggio al vate abruzzese.
Erano presenti esponenti del Touring Club d’Abruzzo e dell’ Istituto italiano del commercio estero. L’esposizione fotografica, organizzata dall’associazione culturale Espressione d’Arte, con il patrocinio del Comune dell’Aquila, è approdata a Budapest (fino al 17 ottobre) dopo l’esordio a Varsavia nei mesi estivi. “Se si fotografa senza vincoli, l’attento osservatore può carpire lo stato d’animo e il carattere di chi sta dietro la macchina.” Lo ripete spesso Del Monaco, tralasciando il discorso sulla tecnica. Troppo freddo. E’ la passione ad emergere prorompente dalle sue foto. Pancia, istinto, creatività, bravura. Uno sguardo, un’emozione. Una sorta di rock blues trasposto dal pentagramma all’obiettivo, viene da pensare. Si guarda intorno, osserva . Attende. La luce, il momento, i volti, le espressioni. Non è un tipo da ritocchi, né da fotografo per moda. Che “cuore, occhio e mirino siano tutti sulla stessa linea”, per dirla con le parole di Bresson, lo si capisce benissimo ammirando le sue fotografie, sfogliando in anteprima un volume sui pastori d’Abruzzo. Non le solite immagini. Quasi si avverte la fatica, quell’odore forte dell’ovile, l’umido, tipico di chi vive tra pecore e montagne. Ha lavorato come fotografo e foto editor presso Carsa Edizione per cinque anni, cofondatore dell’iniziativa AbruzzoèAppennino, nel suo curriculum vanta collaborazioni con Enti, Università, Regioni, Comuni, agenzie fotografiche, e diverse pubblicazioni in cantiere. Debuttò con una Yashica FX3. Di suo padre. Erano gli anni universitari, prima di capire che, dopo la sua prima Nikon (una 801 S), non avrebbe potuto fare più a meno della fotografia. William Albert Allard il suo idolo: “la poesia nelle sue foto”.