Un’idea che fino a qualche tempo fa poteva sembrare pura fantasia – a dire poco – oggi comincia a prendere forma. Fra territorio, economia, sviluppo. Lontani da campanilismi. Molto per necessità dei tempi e un po’ per volontà
testi di Raffaele Morelli, foto di apertura Paolo Iammarrone
A vederli tutti insieme i comuni dell’area metropolitana Chieti-Pescara, fino a quando si tratta di un mero elenco, non sconvolge più di tanto. Ma pensarli uniti in senso amministrativo un po’ disorienta. Eccoli, partendo da nord: Silvi, Città Sant’Angelo, Montesilvano, Cappelle sul Tavo, Pescara, Spoltore, San Giovanni Teatino, Chieti, Torrevecchia Teatina, Francavilla al Mare. Immaginiamo il salto sulla sedia degli amministratori dei comuni più piccoli, che sentono messa in pericolo l’”identità” della propria storia e altre amenità del genere.
Ma la Storia, quella con la “S” maiuscola, ci dice altro. La storia ci dice che tra Castellamare Adriatico e Pescara non era mai corso buon sangue e ogni scusa era buona per darsele di santa ragione. Poi qualcuno a cui non si poteva dire di no, ha deciso che le due cittadine andavano fuse e oggi, dopo ottantaquattro anni, nessuno immagina neanche, forse, che Pescara derivi da una fusione. Spoltore poi, magari non tutti lo sanno, faceva parte a pieno titolo della città di Pescara in qualità di frazione, come San Silvestro. Soltanto molti anni dopo, in un’era in cui spartire potere senza badare ai costi era lo sport nazionale, si è pensato di promuovere la cittadina regalandole il Municipio.
Ma, come dicevamo, i tempi cambiano e gli abruzzesi si stanno accorgendo che questo strano amore per la separazione è diventato un lusso che non ci possiamo più permettere. Alcuni sono di ordine politico ed etico allo stesso tempo. Più è grande il comune più è difficile gestire l’amministrazione alla maniera clientelare che tutti conosciamo. Situazioni sgradevoli come quella appena capitata a Spoltore, o quelle di Pescara della precedente amministrazione sono più difficili in realtà più grandi in cui l’amministrazione è ogni giorno sotto gli occhi di una vasta opinione pubblica. In secondo luogo, in una città che sfiorerebbe i 400mila abitanti, la scelta degli uomini richiederebbe una maggiore attenzione alle caratteristiche morali dei singoli ed alla loro capacità di gestione della cosa pubblica. Dettagli non poi così secondari. C’è poi un problema di visibilità politica. Essere più popolosa di Bari e pari circa a Bologna farebbe della nuova realtà la seconda città del versante adriatico dell’Italia.
La storia dell’alta velocità, e di altre occasioni che stiamo perdendo, vuoi per incapacità degli amministratori attuali, vuoi perché effettivamente la massa critica non è sufficiente a mettere l’asse Chieti-Pescara sotto la lente di ingrandimento del potere centrale, prenderebbero un’altra piega. Hai voglia a parlare di Pescara porta dell’Adriatico quando Ancona gestisce già tutto e non siamo in nessun modo capaci, non dico di competere, ma nemmeno di stuzzicarli. Ricchezza perduta e regalata alle Marche che già hanno un Pil che è il doppio di quello abruzzese. Se poi dovesse partire il progetto delle Macroregioni (Marche-Abruzzo-Molise), per evitare di diventare una dipendenza di Ancona, dopo aver fatto la rivoluzione contro L’Aquila, non credo ci siano soverchie alternative. E nemmeno tempo da perdere.
Pare una barzelletta ma il federalismo fiscale pesca i soldi necessari per tenere in piedi la macchina amministrativa direttamente dalle tasche dei cittadini. Basta guardare a quanto ammontano le addizionali Irpef regionale e comunale per farsene un’idea. L’ultimo vantaggio, non certo di poco conto, è quindi il risparmio diretto che deriverebbe dalla soppressione e dalla razionalizzazione delle strutture e degli uomini.
Il calcolo fatto per la sola fusione di Pescara, Montesilvano e Spoltore, parla di oltre 15 milioni di euro. È facile fare una proporzione e approssimare a circa il doppio nel caso di fusione di tutti e nove i comuni. Tutti soldi in meno da versare nelle casse dell’unica amministrazione da parte degli abitanti della nuova e grande realtà metropolitana.