Il Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara ha inaugurato una nuova sezione museale dedicata al Risorgimento in Abruzzo negli storici locali del Bagno Penale Borbonico, ambienti ricchi di suggestione ove furono imprigionati e talvolta vi morirono oltre cento patrioti del Regno delle Due Sicilie, fra cui 35 abruzzesi
di Ermanno de Pompeis, foto Giovanni Iovacchini
L’antica fortezza militare di Pescara fu uno dei luoghi intorno al quale si svolsero alcuni fra i più significativi episodi del nostro Risorgimento. In particolare, dopo i moti del 1848 vi giunsero i primi condannati per reati politici, vittime della durissima repressione borbonica: le terribili condizioni di vita sono testimoniate da numerose fonti documentarie, iconografiche e materiali esposte nell’allestimento museale.
Libertà, indipendenza e unità d’Italia erano gli ideali che muovevano alla lotta politica questi giovani fra i venti e i trentacinque anni, tutti provenienti dalla borghesia terriera e dai ceti professionali; c’erano anche artigiani, impiegati o semplici studenti: “ribelli” che mettevano a repentaglio la vita ed i propri beni per uno scopo comune, sapendo guardare oltre l’interesse privato.
Da questi eroi sconosciuti della provincia meridionale, rinchiusi e condannati alla pena dei ferri spesso per semplici reati di opinione, l’allestimento prende le mosse per narrare la grande storia, raccontata attraverso le voci dei personaggi reali che, riportando brani tratti dai diari del carcere o dallo scambio epistolare con i familiari, raccontano le pene carcerarie, le motivazioni delle sentenze della Gran Corte Criminale, i progetti di insurrezione, la vita e la società di quegli anni.
Il percorso espositivo, didattico e coinvolgente, si articola in tre ambienti: la prima sala è dedicata al bagno penale di Pescara; la seconda alla Fortezza di Pescara e all’azione risorgimentale; la terza agli ideali risorgimentali. La sezione museale, basata sulle nuove tecnologie digitali e multimediali, oltre che su effetti scenici e sonori, favorisce un approccio emozionale ed interattivo in grado di veicolare, in maniera efficace ed immediata, contenuti complessi. Gli allestimenti sono arricchiti da pannelli elettronici touch-screen di grandi dimensioni e di nuova generazione, dove sono installati programmi multimediali interattivi appositamente realizzati. I supporti tecnologici didattici si affiancano agli interessanti reperti d’epoca già recuperati dal Museo, che vanno ad inserirsi nella scenografica ambientazione degli storici locali del carcere.
Il nuovo allestimento rappresenta un’opportunità per far conoscere anche ai giovani cittadini i contenuti riguardanti i motivi ideologici e culturali che hanno favorito la presa di coscienza delle libertà e dei diritti degli uomini, garantiti dalle carte costituzionali. La finalità educativa è particolarmente evidente non solo nella scelta dei supporti tecnologici interattivi, ma anche nella predisposizione di una ricca offerta didattica per le scuole, attraverso laboratori e percorsi formativi appositamente studiati dal personale specializzato del Museo.
Con questa sezione espositiva si prosegue e si completa idealmente il profilo culturale delle Genti d’Abruzzo, già delineato nei suoi aspetti essenziali nella prima parte del Museo con la descrizione delle classi agro-pastorali, dando evidenza alle borghesie e ai ceti urbani che proprio nel periodo risorgimentale assurgono ad un ruolo politico e sociale dominante nel panorama europeo.
Il progetto culturale è stato curato dal direttore del Museo Ermanno de Pompeis, con la collaborazione scientifica di Bruno Sulli, Deputato di Storia Patria, e la progettazione dell’allestimento di Giovanni Tavano, i testi sono di Letizia Lizza.