testo di Ivan Masciovecchio.
Sommersa da oltre 100.000mq di nuovo costruito, con la previsione di circa 11,5 ettari di consumo di suolo ai quali si andrebbero a sommare quelli necessari per la realizzazione di strade e servizi, rischia seriamente di essere completamente stravolta nei propri aspetti paesaggistici e culturali parte del litorale abruzzese e delle colline retrostanti circoscritte nel territorio del comune di Ortona (CH), dalla contrada Foro-Postilli al Lido Riccio, dalla località San Marco a ridosso della spiaggia di Punta Ferruccio ai Ripari di Giobbe, comprendendo anche alcune zone di pregio della splendida Costa dei Trabocchi in prossimità della Riserva naturale Punta dell’Acquabella e del Cimitero militare canadese (Moro River Canadian War Cemetery).
È quanto paventano le associazioni aderenti al Coordinamento per la Tutela delle Vie Verdi d’Abruzzo (TU.Vi.V.A.) in vista dell’approvazione da parte del comune di Ortona di un PRG (e dei relativi Piani Particolareggiati) impattante e sovradimensionato – elaborato senza tener conto, tra le altre osservazioni, che il 20% delle abitazioni esistenti non è occupato –, che nei giorni scorsi ha chiamato a raccolta cittadini ed attivisti per un confronto sul futuro della costa e di uno sviluppo turistico sostenibile, proponendo altresì una visione alternativa di città disegnata su misura per gli abitanti.
L’incontro itinerante – al quale ne seguirà un altro in programma il prossimo sabato 2 ottobre, alle ore 16, in piazza della Repubblica ad Ortona, dove si andrà alla scoperta delle numerose bellezze della città soffermandosi anche su una nuova idea di mobilità per la Costa dei Trabocchi – prevedeva una passeggiata tra Ortona e San Vito Chietino lungo la Via Verde della Costa dei Trabocchi, immersi nella naturale bellezza di luoghi purtroppo già feriti e parzialmente devastati da un enorme incendio divampato il primo agosto scorso. Come nel caso della Riserva regionale Punta dell’Acquabella e dello storico borgo di pescatori in essa contenuto – fortunatamente scampato alla furia del fuoco – nel quale i partecipanti hanno sostato per riflettere sulle sue straordinarie «ricchezze antropologiche, storiche ed architettoniche» raccontate dalla prof.ssa Barbara Pambianchi della Compagnia dell’Acquabella.
«Qui un tempo c’era un bosco immenso ed i pescatori erano anche cacciatori. Al posto della scogliera c’erano gli orti a mare. Bisogna avere rispetto dell’identità del borgo, magari installando dei cartelli sulla pista ciclopedonale – dove ormai si rischia continuamente di essere investiti da mezzi sempre più veloci – che invitino gli avventori a rallentare per conoscerne la storia e prendersi il tempo per guardarsi attorno». Concetto ribadito anche dal prof. Piero Caruso della San Giorgio Scuola Eduform di Pescara, nipote dell’ultimo pescatore dell’Acquabella, impegnato da alcuni anni nell’organizzazione tra le casette del borgo di un festival delle arti, dei linguaggi e delle letterature dell’Adriatico grazie al quale trasmettere e tutelare l’integrità storica e culturale di questo piccolo paradiso sempre più oggetto di incursioni da parte di pirati contemporanei, ben più pericolosi e famelici dei predatori del passato.
Senza mai perdere di vista la consapevolezza di essere all’interno del Parco nazionale della Costa Teatina, istituito sulla carta nel lontano 2001 ed in attesa da oltre cinque anni della firma del decreto di attuazione da parte del governo, ad illustrare i contenuti dei cinque interventi previsti nell’ambito del PRG del comune di Ortona ha provveduto poi, cartine e dati alla mano, l’architetto Pierluigi Vinciguerra, presidente di Italia Nostra della sezione di Lanciano, denunciando «la distruzione di oliveti, vigneti, aranceti ovvero di un ambiente agrario ancora presente, con la decontestualizzazione delle aree in prossimità del borgo dell’Acquabella dal paesaggio in cui storicamente è inserito, con la presenza di superfici di notevole interesse archeologico che saranno cancellate da un’operazione di mera valorizzazione fondiaria che porterà vantaggi a pochi e danni all’intera collettività».
Nel ribadire anche la netta contrarietà all’edificazione di un nuovo trabocco proprio sotto la falesia dell’Acquabella con relativa passerella lunga ben 120 metri, già approvata dalla Soprintendenza ai Beni culturali «senza alcuna sensibilità rispetto alla tutela dell’ambiente, sfregiando un paesaggio fragile sottoposto a dissesto idrogeologico e caratterizzato da una bellissima ed equilibrata armonia», l’architetto Vinciguerra ha invitato l’amministrazione comunale di Ortona «a riconsiderare le scelte progettuali con un diverso approccio ed una rinnovata impostazione tendente non all’edificazione ma alla salvaguardia di quell’irresistibile bene culturale ed ambientale costituito dalla Costa dei Trabocchi, patrimonio culturale ed identitario dell’intera regione».
Riprendendo il cammino lungo la Via Verde della Costa dei Trabocchi – la ciclopedonale realizzata sull’ex tracciato ferroviario tra Ortona e Vasto della quale si aspetta ancora l’adozione del regolamento di gestione da parte della Provincia di Chieti dopo una prima bozza presentata circa un anno fa e subito ritirata a seguito di una serie di osservazioni avanzate sia nel merito che nel metodo da parte di numerose associazioni aderenti al TU.Vi.V.A. (leggi QUI per saperne di più) –, procedendo a passo lento baciati dal sole di una splendida giornata di fine estate si è dunque arrivati alla Marina di San Vito Chietino.
Negli spazi antistanti l’Info Point nei pressi dell’ex stazione ferroviaria, si è svolto un ultimo incontro con il sindaco Emiliano Bozzelli il quale, attraverso l’esempio del contrastato progetto edilizio per la realizzazione di un resort turistico su Colle Foreste, ancora in fieri dopo oltre dieci anni, ha parlato di come un’amministrazione comunale possa provare a fermare il consumo di suolo. «Partendo dal presupposto che il procedimento purtroppo non si è ancora concluso, il contesto normativo non aiuta la pubblica amministrazione, non essendoci una legge organica sulla materia. Lo strumento fondamentale per governare il territorio è quindi il PRG, lì bisogna intervenire. Infatti la mia amministrazione, che si è insediata nel 2017, entro fine anno adotterà una variante generale ma settoriale per le aree produttive (artigianali e turistico ricettive) prevedendo un 20% in meno di consumo di suolo. Questo non basterà per fermare definitivamente il progetto, ma bisognerà arrivare quanto prima ad una nuova approvazione».
Chiamato infine ed esprimere un parere sulla pista ciclopedonale non ancora completata ma già presa d’assalto in maniera disordinata da migliaia di persone, il sindaco non ha nascosto le sue perplessità relativamente ai «tempi lunghi per diventare una infrastruttura turistica seria», anche alla luce delle diverse posizioni assunte da Comuni, Provincia e Rete Ferroviaria Italiana sul futuro degli spazi delle ex stazioni. Prima dei saluti, il ricordo del prossimo appuntamento di sabato 2 ottobre al centro di Ortona e poi in ordine sparso verso il punto di partenza, camminando e pedalando in direzione ostinata e contraria attraverso le infinite meraviglie che questo tratto di costa abruzzese dall’anima libera e selvaggia sa ancora regalare benché continuamente aggredito dall’azione di uomini di corti pensieri e ancor più scarse vedute che vorrebbero omologarlo a qualsiasi altro lungomare cittadino, alterandone in maniera irreversibile l’identità storica e culturale.