L’Oratorio di Santa Maria della Croce, e l’annesso edificio adibito un tempo a convento, sono immersi in una natura rigogliosa di pini maestosi e abeti secolari che rendono questo luogo una vera oasi di pace, serenità e raccoglimento. Dista solo un paio di chilometri da Pietranico e sorge su un crinale che sovrasta da vicino l’alta valle del Pescara, dal quale si ammira in tutta la sua pienezza all’orizzonte il maestoso massiccio della Maiella
di Paolo di Berardino
Oltre che tesoro storico-architettonico del paese e centro di fede e di devozione mariana per l’intera provincia, l’Oratorio è stato dichiarato “bene di notevole interesse storico ed artistico nazionale” e vincolato con Decreto del Ministero dell’Istruzione (non esisteva ancora all’epoca il Ministero per i Beni Culturali) del 25 Ottobre 1950. È oggi uno dei Santuari mariani più frequentati del pescarese, e con la Madonna dei Sette Dolori di Pescara e la vicina Madonna delle Grazie di Alanno è stata per secoli una delle mete più significative del circuito devozionale mariano intitolato alle “Sette Madonne Sorelle”. In una pubblicazione dedicata alle “Madonne d’Abruzzo” il famoso etnologo abruzzese Padre Donatangelo Lupinetti definì peraltro l’Oratorio come uno dei più importanti santuari mariani d’Abruzzo. Il patrimonio storico-artistico che racchiude fa inoltre di Santa Maria un bene di primario interesse artistico regionale. A dire di V. Balzano, illustre studioso e scrittore d’arte abruzzese del ’900, esso rappresenta un gioiello d’arte nonché uno dei pochi esempi di barocco primario d’Abruzzo: un piccolo capolavoro dell’arte del ’600 che, insieme con Santa Maria delle Grazie di Alanno racchiude quanto di più perfetto offre il Barocco italiano in fatto di architettura, pittura, decorazione e intagli. Si tratta di un giudizio davvero lusinghiero, condiviso da altri grandi studiosi ed esperti d’arte del ’900 come Bindi e l’Abate di Vestea, nonché dai esperti contemporanei come Fucinese, Ghisetti Giavarina e Bartolini Salimbeni. È necessario premettere che l’attuale Oratorio fu eretto per volere dell’allora Università pietranichese sulle rovine di una vecchia “cona” preesistente e già dedicata alla Vergine. I lavori per la costruzione iniziarono nel 1618 e furono propiziati da un evento miracoloso: lunedì 25 marzo 1613, giorno della Santissima Annunciazione, nelle vicinanze della vecchia cona la Vergine apparve ad un semplice pastore-contadino del posto di nome Domenico Del Biondo. La data in cui fu avviata la costruzione è confermata dall’incisione sul portale dell’Oratorio (1618), ma i tempi per il completamento dei lavori dell’interno furono lunghi e si protrassero per oltre mezzo secolo.
Al primo intervento documentato, datato 1628, ne seguirono infatti altri eseguiti nel 1655 e nel 1670; tutti però ricadenti entro lo stesso secolo.
Prima di ammirarne l’interno, vale la pena sottolineare come il ’600 sia stato un secolo davvero buio per le popolazioni Abruzzo, poiché in aggiunta alle pestilenze verificatesi intorno al 1656, all’epoca le nostre contrade erano letteralmente fiaccate dall’esosità delle tasse imposte dei dominatori spagnoli. Questa situazione, oltre a portare miseria e desolazione sul territorio, favorì le ben note insurrezioni anti spagnole e la nascita in tutto il territorio abruzzese di sanguinose bande di briganti. Fu così che per reazione alla pesante situazione di pericolo e incertezza, ma anche alle tensioni religiose prodotte nello stesso periodo dalla Riforma protestante e dalla Controriforma cattolica, le frastornate popolazioni abruzzesi finirono per affidarsi alla misericordia divina e in particolare alla Madonna. Non è dunque a caso che, anche per arginare il dilagare del protestantesimo, anche negli “Abruzzi” furono erette – come a Pietranico – chiese dedicate alla Vergine e oratori mariani.
Dal punto di vista architettonico l’edificio è stato costruito in parte col materiale smontato dalla vecchia cona preesistente; ha struttura quadrangolare e una facciata costituita da grossi blocchi di pietra regolari a coronamento rettilineo, molto semplice e senza ornamenti di rilievo, né fregi. La meraviglia del visitatore nasce quindi dal passaggio repentino dalla semplice sobrietà dell’esterno al tripudio decorativo interno, che si svela solo una volta varcata la soglia, e rappresenta un unicum per quantità e qualità in tutto l’Abruzzo. L’interno ha una struttura a tre bracci con pianta a “T” rovesciata, ed è costituito da una navata centrale e due cappelline laterali: quella posta a sinistra è dedicata all’Annunziata, mentre quella di destra a Santa Maria della Croce.
In questi spazi il barocco abruzzese ha trovato una sua più che felice espressione; si possono ammirare stucchi e dorature, fregi e decorazioni, finti marmi e tele, pitture al guazzo e tempera, che ornano assieme alle pareti, le volte e le crociere delle quattro campate di cui si compone l’Oratorio. La navata e le cappelle laterali sono ornate da un vero e proprio trionfo di stucchi e decorazioni che contornano ben 55 scene e ritratti, suddivisi in tre cicli pittorici, dovuti alla mano di altrettanti diversi autori, dei quali troviamo miracolosamente conservate le firme. La navata è opera di “Berardino Cardelli di S. Stefano” (forse di Sessanio?), che, insieme alla tela della Crocifissione racchiusa nell’altare maggiore, ha dipinto nel 1670 tutti gli affreschi della volta con scene riferite all’Ultima Cena, alla Passione e alla Trasfigurazione di Gesù. Alla cappella di sinistra, dedicata all’Annunziata, lavorò nel 1656 “Antonello de Castellis da Tocco”, che, oltre a dipingere la bellissima tela che rappresenta l’Annunciazione della Vergine posta sull’altare, decorò anche le volte, le lunette e l’arco della cappella che racchiudono scene dedicate alla Natività, alla Vergine Addolorata, all’Immacolata, all’Assunzione e a San Michele Arcangelo (una dei tre protettori del paese, insieme a Santa Giusta e San Sebastiano). A destra dell’ingresso, nel luogo più augusto e più venerato dell’Oratorio, c’è la cappella dedicata alla Madonna della Croce, dipinta nel 1628 dal pittore aquilano “Tommaso di Berardino Aquilano”. L’affresco dell’altare riproduce un Cristo in croce con ai piedi la Maddalena, e ai lati la Madonna della Croce e Sant’Antonio di Padova; sull’arco, sulle pareti e nella volta della cappella l’autore ha dipinto una sequenza di affreschi che riproducono le storie di Maria. Nella parete di sinistra, la lunetta rappresenta la Visitazione e il riquadro sottostante lo Sposalizio della Vergine; nella parete di destra, dall’alto, abbiamo l’Annunciazione e la Natività di Maria. Di gran pregio e bellezza è infine l’affresco (datato 1628) rappresentante la Visitazione, in cui il giovane volto di Maria contrasta con quello più sfiorito di Santa Elisabetta.