testo e foto di Ivan Masciovecchio.
A vent’anni dalla sua prima edizione e nel trentesimo anniversario dalla nascita in Italia dell’associazione Slow Food che da sempre lo organizza, il prossimo Salone del Gusto – in programma a Torino da giovedì 22 a lunedì 26 settembre – abbandonerà i consueti spazi del Lingotto per aprirsi ai luoghi più belli e rappresentativi della città, dal Parco del Valentino al Borgo Medievale, passando per il Palazzo Reale, il Teatro Carignano, la Reggia di Venaria ed altri suggestivi angoli del centro urbano.
«Quando abbiamo cominciato nel 1996 di agroalimentare si parlava pochissimo – ha dichiarato Roberto Burdese, ex presidente di Slow Food Italia ed attuale consigliere delegato della società Slow Food Promozione in una delle tappe promozionali dell’evento –. Erano tempi in cui si lavorava per abolire il Ministero dell’Agricoltura e se il numero di occupati nel settore diminuiva, questo era considerato un dato positivo. Oggi, dopo vent’anni, possiamo ben dire che la missione originaria del Salone è stata felicemente superata, avendo pienamente raggiunto l’obiettivo di portare al centro del dibattito nazionale tematiche collegate alla produzione del cibo ed alla sua sostenibilità ambientale. Per il futuro, il nuovo traguardo sarà quello di garantire al maggior numero di persone possibile, non solo a quelli che possono permetterselo, il diritto al cibo buono, pulito e giusto. Usciamo quindi da un luogo chiuso e selettivo come i padiglioni fieristici, mescolandoci insieme alla gente comune, abbattendo le barriere ed invitando tutti ad essere soggetti attivi».
Cambio di contenitore ma non di contenuto, quindi. Quello che invece varierà sarà il nome della manifestazione, che da quest’anno si chiamerà Terra Madre Salone del Gusto. Una mutazione di denominazione non meramente lessicale e solo apparentemente formale, a testimonianza dell’attenzione riservata a quelle Comunità del cibo nel mondo invitate per la prima volta nel 2004 e da allora divenute sempre più centrali nell’attività dell’organizzazione braidese; mantenendo sempre un occhio di riguardo al tema della sostenibilità della produzione alimentare, perché dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che nessun cibo potrà mai risultare buono senza essere al contempo pulito e giusto.
Considerata la nuova natura en plein air della manifestazione, il periodo di svolgimento è stato anticipato di un mese rispetto alla usuale scadenza ottobrina, sperando in questo modo di mettersi al riparo da maltempo ed eventuali perturbazioni autunnali. Scorrendo sommariamente la mappa dell’evento, l’area del mercato, insieme ai Presìdi internazionali e ad una parte delle regioni, sarà allestita lungo i viali del parco, aperta gratuitamente al pubblico dalle 10 alle 19. Il Borgo Medievale ospiterà le attività didattiche per scuole e famiglie con laboratori, workshop, percorsi sensoriali e mostre, mentre le conferenze e gli incontri si terranno presso lo storico Teatro Carignano. Al Castello del Valentino (insieme ad altre location) avranno luogo gli incontri di Terra Madre.
Da Piazza S. Carlo lungo Via Roma fino a Piazza Castello ci sarà spazio per i Presìdi italiani, i food truck, l’area delle regioni e la Cucina dell’Alleanza. Sarà il monumentale Palazzo Reale, invece, ad ospitare l’Enoteca e le degustazioni legate al vino, mentre gli artigiani della birra e le cucine di strada troveranno spazio tra Piazza Vittorio e i Murazzi. La Reggia di Venaria ospiterà infine eventi speciali come la presentazione della guida delle Osterie d’Italia 2017. Gli spostamenti da una zona all’altra della città saranno facilitati grazie al bike sharing offerto da ToBike oppure attraverso un servizio di bus navetta allestito per l’occasione. Le uniche iniziative a pagamento saranno i numerosi Laboratori del Gusto, comunque sold out già da tempo.
Da sempre presente alla kermesse torinese, la Regione Abruzzo per bocca dell’assessore alle Politiche agricole Dino Pepe «è pronta a raccogliere la sfida dell’innovazione, organizzando la partecipazione in maniera nuova e suggestiva. Ripeteremo l’esperienza fatta con Expo allestendo una sorta di CasAbruzzo anche in Piemonte, mettendo al centro i nostri agricoltori, soprattutto quelli delle aree interne, chiamati a raccontare dei propri sacrifici e della bellezza della nostra terra».
In attesa del programma specifico predisposto da Slow Food Abruzzo che verrà presentato alla stampa lunedì prossimo, all’interno del calendario ufficiale degli eventi del Salone (disponibile qui) assaggi d’Abruzzo si avranno giovedì 22 alle ore 15 con due incontri di altissimo livello. Con Trent’anni di Valentini si celebreranno la figura di Edoardo, scomparso nell’aprile di dieci anni fa, e i trent’anni di Slow Food, proponendo una verticale di tre annate per tipologia (Trebbiano e Montepulciano d’Abruzzo) in tre millesimi – uno per decennio –, dagli anni Ottanta ai Novanta, per finire con quelli più recenti del Duemila; sempre alla stessa ora, in un’altra sala del Palazzo Reale, Emidio Pepe allieterà la platea in compagnia di altri padri del vino naturale – da Nicolas Joly a Marcel Lapierre per la Francia, fino a Francesco Brezza di Tenuta Migliavacca, nel 1964 il primo biodinamico italiano – con una degustazione di due annate ciascuno, una più giovane ed un’altra più vecchia.
Sabato 24, invece, i vini della Cantina Citra di Ortona (CH) accompagneranno le preparazioni dello chef campano Angelo Fabozzo nell’ambito del Master of Food sull’utilizzo della canapa in cucina. Il giorno seguente, domenica 25, alcuni legumi d’Abruzzo rappresenteranno la biodiversità del centro-sud Italia insieme a quelli provenienti da Lazio, Campania e Calabria. Gran chiusura lunedì 26 con un condensato dell’Abruzzo gastronomico grazie alla cucina di Peppino Tinari del ristorante Villa Maiella di Guardiagrele (CH). Alfiere del progetto dell’Alleanza di Slow Food fondato sul contatto tra gli chef ed i produttori del territorio, proporrà un primo a base di gnocchi di pane di Solina con ragù di Ventricina del Vastese e fonduta di Canestrato di Castel del Monte, seguito da Cipolla bianca di Fara Filiorum Petri su vinaigrette di vitello con olive nere e liquirizia.