testo di Ivan Masciovecchio.
“La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione”. Quarant’anni dopo essere state scritte e cantate, le parole di Giorgio Gaber troveranno applicazione, concretezza e libera cittadinanza tra i cortili e le piazze dell’Aquila, teatro dal 7 al 10 luglio prossimi della prima edizione del Festival della Partecipazione.
Scelta simbolica eppure concretissima quella del capoluogo abruzzese, dove in questo momento di lenta rinascita urbanistica e sociale, c’è davvero l’esigenza di idee fertili e gesti condivisi; di impegno, passione, ascolto, azione e soprattutto momenti d’incontro. Ecco quindi che gli oltre 50 appuntamenti previsti dai promotori dell’evento – le associazioni ActionAid, Cittadinanzattiva, Slow Food Italia, in collaborazione con l’amministrazione cittadina – suddivisi tra dibattiti, dialoghi controverso, lectio magistralis, laboratori, tavoli esperienziali, spettacoli teatrali, concerti, degustazioni, rappresenteranno un’occasione unica ed irripetibile per declinare alla prima persona plurale un’idea di città che, scrollandosi di dosso le macerie di ciò che è stato, possa proiettarsi con leggera consapevolezza verso il futuro.
Come le primordiali reti tratturali, i temi all’ordine del giorno si snoderanno lungo sentieri di riflessione ramificati ed interconnessi che spazieranno tra città, territorio e ambiente, passando per scuola ed educazione, sport, cibo, welfare, arte, scienza e società. Nei luoghi più caratteristici della città recentemente restituiti alla loro originaria bellezza, ci si confronterà con ospiti illustri su aspetti della vita che riguardano ciascuno di noi, testimoniando – senza paura di apparire retorici – che insieme è meglio, che davvero solo dalla partecipazione attiva può arrivare l’unico antidoto efficace contro l’esclusione e la disuguaglianza sociale.
«Con il Festival della Partecipazione – ha dichiarato Massimo Cialente durante la conferenza stampa di presentazione – si apre un nuovo cantiere, indubbiamente il più atipico e dinamico, nella nostra città. Un cantiere che vuole integrare e arricchire la ricostruzione del patrimonio edilizio e monumentale con quella, vitale per il tessuto connettivo, che riguarda la vita, la socialità, il senso più vero e profondo dell’essere, e del sentirsi, una comunità. Il Festival è un grande laboratorio, al contempo una fucina di idee, un incubatore di progetti, una immensa piazza virtuale per confrontarsi, dialogare, condividere. La partecipazione, insomma, diventa una grande festa di colori, di suoni, di immagini, di idee. Un progetto che abbiamo voluto sostenere con entusiasmo e convinzione perché crediamo che solo così potrà essere costruita, e ri-costruita, la città del futuro».
Tra i numerosi eventi previsti dal ricco programma (visibile qui), segnaliamo il dialogo sui migranti di ieri e di oggi che Don Luigi Ciotti e Carlo Petrini terranno giovedì 7 luglio in piazza Duomo; l’arrivo della lunga marcia che idealmente collegherà San Giuliano di Puglia a L’Aquila per ribadire l’importanza della messa in sicurezza antisismica delle scuole d’Italia; lo spettacolo teatrale che l’attore Ettore Bassi terrà presso il Ridotto del Teatro Comunale domenica 10 luglio sulla storia di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica, nel Cilento, ucciso per il suo impegno nella tutela del proprio territorio.
Ci sarà poi la possibilità di prenotare una passeggiata alla scoperta del futuro lungo lo Smart Tunnel sotterraneo realizzato per contenere i principali servizi della città, dall’acqua alla luce passando per le comunicazioni (sabato 9 luglio), un’esplorazione urbana lungo le mura cittadine (domenica 10 luglio) in compagnia dell’Archeoclub; oppure, sempre nel pomeriggio di domenica, la cottura di pani e pizze nei quattro vecchi forni riaperti per l’occasione nel piccolo borgo di Pianelle di Tornimparte.
Infine, evento nell’evento, alle ore 12 di venerdì 8 luglio nel parco del Castello Cinquecentesco, si potrà pranzare con una rappresentanza degli oltre 3.500 operai – la metà dei quali non italiani – che stanno letteralmente rimettendo in piedi la città dopo il sisma del 2009. Una lunga tavolata attorno alla quale condividere cibo e storie, dove azzerare le differenze e sentirsi fieramente compagni. Cum panis ovvero coloro che mangiano lo stesso pane, nutrendosi degli stessi sogni.