Confina con i comuni di Farindola e Montebello di Bertona. Include il fiume Tavo e il torrente Gallero, provenienti dal Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Trovano ospitalità flora e fauna d’eccezione. Qui si fa ricerca per la tutela ambientale, la biodiversità, lo sviluppo armonico del territorio.
È il Lago di Penne
testo e foto di Fernando Di Fabrizio
La Città di Penne (Pe), con l’istituzione di un’area protetta nella fascia collinare attraversata dal fiume Tavo e dal torrente Gallero, ha avviato una nuova politica di tutela e salvaguardia dei propri beni naturali con un progetto più articolato che prevede la tutela e la valorizzazione di un bene sempre più prezioso: l’acqua.
La tutela dei più vulnerabili ecosistemi acquatici era già un obiettivo prioritario nella metà degli anni Ottanta quando fu avanzata la richiesta per l’istituzione di una delle prime riserve in Abruzzo. È in corso di redazione un quinto Piano di assetto naturalistico dove l’attenzione per il paesaggio mediterraneo sarà particolarmente curato. Il bacino artificiale del Lago di Penne, costruito alla confluenza tra il Tavo e il Gallero, raccoglie ogni anno circa otto milioni di metri cubi di acqua. Nel Lago sono presenti diversi ardeidi come l’airone cenerino, l’airone bianco maggiore e la nitticora, simbolo dell’oasi, nidificante dal 1983. L’usignolo nidifica nel sottobosco e tra i cespugli sulle sponde del lago insieme allo scricciolo e all’occhiocotto. Tra i mammiferi, il lupo viene segnalato sporadicamente a Collalto. La puzzola predilige le rive del lago e del fiume, mentre la volpe è più comune nelle campagne coltivate. Nella riserva di Penne è arrivato anche il capriolo. I diversi ambienti che circondano il Lago sono caratterizzati da boschi caducifogli di roverella, saliceti e pioppeti.
Il paesaggio agrario è quello dominante. Conforme agli indirizzi comunitari, la moderna azienda agricola della Riserva si delinea come una ricca esperienza multifunzionale, dedicata all’agriturismo, può vendere direttamente i prodotti, essere fattoria didattica.
Contribuisce inoltre a proteggere l’ambiente e il territorio, a valorizzare le produzioni tipiche e di qualità, ad elevare il potenziale turistico dell’area vestina, a curare e mantenere il verde pubblico e ad un sistema energetico sostenibile e compatibile con le più sofisticate tecnologie, dalla biomassa combinata al solare termico, al fotovoltaico, all’eolico e all’idrogeno. All’interno dell’area protetta, l’agricoltura vanta un indiscusso valore aggiunto. La “Masseria dell’Oasi” è un’azienda della riserva biologica che coltiva, trasforma e distribuisce in proprio i prodotti agroalimentari, certificati all’origine. Con il progetto “Collina Ritrovata”, la riserva di Penne ha realizzato una nuova concezione dell’area protetta, intesa non soltanto come luogo di conservazione di beni naturali, ma anche come centro di sviluppo di attività produttive compatibili. Con la creazione di nuove possibilità occupazionali in tutti gli aspetti della gestione delle risorse ambientali, con lo sviluppo del turismo, dei servizi e dell’artigianato. Qui è stato riscoperto il farro e tra le leguminose la cicerchia e il cece. Alcuni marchi (Masseria dell’Oasi, Sapori di Campo e Colle Verde) accompagnano i prodotti con l’obiettivo di coniugare l’esigenza di diffusione di metodi di produzione biologica, con la necessità di buoni risultati gestionali. La biodiversità ha un ruolo fondamentale per il mantenimento di un ambiente agricolo sano e funzionale. Gli impollinatori consentono di ottenere i frutti, uccelli e mammiferi diffondono i semi di molte piante; insetti, funghi e batteri mantengono la fertilità dei suoli degradando la sostanza organica. E proprio dalla Riserva naturale di Penne è partito da poco un nuovo importante progetto, in collaborazione con l’Ente Oasi del WWF Italia e Lega Coop nazionale, con il nuovo esclusivo marchio Terre dell’Oasi che prevede la valorizzazione in tutte le regioni italiane dei prodotti dell’agricoltura biologica coltivati all’interno del circuito delle oasi. Inoltre la Riserva – con il progetto Mosaici Mediterraneo – sostenuto da nove organizzazioni attive nei settori della tutela ambientale e dello sviluppo rurale nel bacino mediterraneo, vuole contribuire alla ricerca di soluzioni innovative per affrontare la minaccia del patrimonio naturale da parte del cambiamento socio-economico e climatico. La Riserva, gestita dal Comune di Penne, è stata affidata in concessione, operativa e tecnica, alla cooperativa Cogecstre. La supervisione scientifica è affidata al Wwf. L’area protetta vestina rappresenta oggi un importante progetto di sviluppo sostenibile a livello europeo grazie ai numerosi progetti realizzati. Le tappe più significative della piccola area protetta risalgono agli anni Ottanta, quando un gruppo di giovani naturalisti iniziò ad occuparsi della tutela del bacino artificiale. Nel 1985, l’amministrazione provinciale di Pescara istituì un’oasi di protezione vietando l’attività venatoria. La Riserva è un importante luogo di sosta e di riproduzione dell’avifauna stanziale, di passo e nidificante come la nitticora Nycticorax nycticorax, simbolo dell’area protetta. Nella Riserva di Penne sono state avviate alcune importanti iniziative di conservazione come il Progetto lontra del Wwf Italia; un progetto di recupero della testuggine terrestre, i progetti sul capriolo e la lepre e il Giardino delle farfalle. In collaborazione con l’Università “La Sapienza” di Roma, la Riserva Lago di Penne ha concentrato la sua attenzione sul Progetto Ecologia dei Mustelidi. Per la prima volta in Italia oltre trenta puzzole sono state fornite di radiocollari e monitorate, tutti i giorni per vari anni. I risultati, sorprendenti, sono raccolti in una decina di tesi di laurea. Sempre nella Riserva, una ricerca sul paleolitico superiore condotta per dieci anni in collaborazione tra il Cnr-Consiglio nazionale delle ricerche francese e italiano, l’Università di Chieti, la Sorbona di Parigi, la Soprintentenza archeologica di Chieti ha portato alla luce importanti scoperte scientifiche. A Campo delle Piane è stato individuato il primo sito archeologico del paleolitico all’aperto in Abruzzo riconducibile a circa 17.000 anni fa. La direzione della Riserva sta valutando la possibilità di ricostruire il villaggio preistorico in situ. Con l’Università dell’Aquila la collaborazione avviata riguarda il laboratorio entomologico, il nuovo museo della farfalla e i tirocini formativi per il corso universitario di educazione ambientale. Il Progetto Anfibi, oltre alla ricerca sul campo, ha previsto la costruzione di stagni favorendo l’aumento della popolazione di raganella Hyla intermedia, oggi comune. La riqualificazione ambientale, con il rimboschimento naturalistico continuo, è inserita in un progetto che prevede il ripristino dell’ambiente naturale, realizzando un sistema complesso di massimo ordine ambientale, in linea con i principi della selvicoltura naturalistica. La vegetazione ripariale della riserva vestina è caratterizzata dal pioppo nero Populus nigra, pioppo bianco Populus alba e salice bianco Salix alba, nella fascia di protezione esterna vegeta la roverella Quercus pubescens. Tra gli arbusti: il ginepro Juniperus communis, il biancospino Crataegus laevigata ed il prugnolo Prunus spinosa. Nella Riserva è presente un orto botanico, ufficialmente riconosciuto dalla Regione Abruzzo, con oltre 400 specie vegetali. Numerosi gli uccelli, con 214 specie (Di Fabrizio e Santone, 2004), soprattutto migratori, ma anche nidificanti e svernanti. La garzetta Egretta garzetta si riproduce nel Lago di Penne (prima segnalazione per l’Abruzzo) da alcuni anni insieme alla nitticora. Tra i migratori non mancano alcune specie più rare come la gru Grus grus: impressionanti le migrazioni autunnali registrate nel 2002 con oltre mille esemplari. Altre specie interessanti sono la cicogna nera Ciconia nigra, la cicogna bianca Ciconia ciconia, il mignattaio Plegadis falcinellus, la spatola Platalea leucorodia, ma anche specie di taglia più piccola come il frosone Coccothraustes coccothraustes, il beccafico Sylvia borin, lo zigolo muciatto Emberiza cia, l’averla capirossa Lanius senator ed il raro pettazzurro Luscinia svecica. I dati sugli uccelli acquatici sono raccolti dal Museo naturalistico Nicola de Leone, sede legale della Soa-Associazione ornitologica abruzzese. Tra i Mammiferi, oltre alla faina Martes foina e alla puzzola Mustela putorius, vanno ricordati la donnola Mustela nivalis, il tasso Meles meles, la volpe Vulpes vulpes e lo scoiattolo Sciurus vulgaris. La Riserva di Penne ha inoltre istituito il Lapiss – Laboratorio per le Aree protette tagliane e lo sviluppo sostenibile. Si tratta di un Centro di studi e formazione per la conservazione e la gestione delle risorse naturali all’interno del quale sviluppare, promuovere ed ospitare corsi, incontri formativi, seminari, meeting, lezioni, dibattiti, scambi culturali, pacchetti formativi di qualità caratterizzati da un riscontro pratico che ne consenta la concreta applicazione. Il Lapiss nasce con l’intenzione di fornire una preparazione completa agli addetti ai lavori nel settore ambientale ed in particolare a coloro che, per motivi di studio o lavoro, vogliono conoscere la realtà delle aree naturali protette approfondendone gli aspetti gestionali. All’iniziativa hanno formalmente aderito la Regione Abruzzo, Federparchi, il Wwf Italia, la Soprintendenza archeologica dell’Abruzzo, la Cogecstre, i Comuni di Penne, Farindola e Montebello di Bertona.