Dalla posizione privilegiata sull’antica Via degli Abruzzi, gli abitanti di Castel di Sangro hanno ereditato il carattere aperto, l’ospitalità e la vocazione al turismo. Corsi e ricorsi storici hanno forgiato il territorio e il carattere della cittadina, denominata nel Medioevo “Porta degli Abruzzi”, e più volta insignita di autorità propria: Municipium in età romana, Città nel 1744, come la titolò Carlo III di Borbone
testo e foto di Annalisa Marchionne
Sopravvissuta a invasioni di eserciti nemici, distruzioni, terremoti e pestilenze e dopo essere stata rasa al suolo dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale per la sua posizione sulla linea Gustav, Castel di Sangro è sempre rinata dalle proprie rovine, raggiungendo e consolidando lo status di comune principale e fulcro vitale nell’altopiano dell’Alto Sangro.
Una storia antica
I primi insediamenti nell’area di Castel di Sangro risalgono, da studi paleontologici dell’Università di Roma, a un’epoca variabile tra i 50mila e i 100mila anni fa. Prima città sannitica, poi fiorente comunità in epoca romana, fu dotata anche di un proprio ordo (un senato autonomo), di un foro e di strutture utilizzate per i giochi in onore dell’imperatore Augusto. In quegli anni venne nominata Municipium. La decadenza dell’Impero romano lascia spazio alla costituzione della diocesi di Aufidena, ma le numerose invasioni barbariche, soprattutto per mano dei Longobardi, distruggono la fiorente civiltà sorta nella valle fino a quando i possedimenti passano sotto il controllo della Badia di San Vincenzo al Volturno. È grazie all’opera dei Benedettini che sulle rive del Sangro tornano gli abitanti, la cultura e la civiltà.
Si alternano poi vari signorotti locali e intanto cambia la topografia del paese, nel quale gli abitanti si arroccano sempre più in cima al colle per sfuggire alle costanti invasioni di Unni e Saraceni. Finché, intorno all’anno 1000, Oderisio conte di Sangro diventa il signore locale e fa edificare in cima al colle roccioso il castello e le mura megalitiche, di cui ancora si conservano tracce. Il paese assume la denominazione di Comune, o meglio Università, secondo l’uso del tempo di definire l’autonomo governo cittadino e conosce una fase di grande sviluppo economico e culturale nell’epoca Normanna. La posizione privilegiata sulla “Via degli Abruzzi”, l’asse stradale medievale che ricalcando il tracciato dell’antica via romana Minucia collegava Milano e Firenze con Napoli, ne facilita il commercio e la prosperità, ma allo stesso tempo rende il posto vulnerabile al passaggio degli eserciti e agli attacchi nemici.
La fedeltà della popolazione al conte Rinaldo II di Sangro e a Federico II di Svevia procura due secoli dopo agli abitanti del Castello le ire della Chiesa che, nel 1228, per mano del cardinal Colonna, spedisce le sue truppe a bruciare la rocca di Castrum Sari, antico nome del paese. Ancora nel 1381 il luogo subisce una rappresaglia durissima: i mercenari al soldo di Carlo di Durazzo distruggono il borgo, appellato da Buccio di Ranallo Castello di Sanguino. Saccheggi e rappresaglie si susseguono negli anni, fino a che re Ferrante (Ferdinando D’Aragona), nel 1464, mette fine alle lotte tra i sovrani aragonesi e i baroni ribelli, battendo definitivamente il figlio Renato D’Angiò e dando pace a questa terra, che inizia a prosperare nel commercio e nell’artigianato grazie alla piccola e intraprendente borghesia del posto. Le opere architettoniche raggiungono grande magnificenza per mano della Confraternita del SS. Sacramento, la vita culturale brilla e il commercio è florido.
Con questi presupposti è facile capire perché Carlo III di Borbone nel 1744 stabilisce per l’operoso insediamento il titolo di Città; purtroppo però la fiorente cittadina subisce un periodo durissimo dopo l’unità d’Italia. Decaduta Napoli come capitale viene sminuita la sua posizione privilegiata sulla Via degli Abruzzi; inoltre con il dissodamento del Tavoliere delle Puglie si sgretola quel perfetto meccanismo economico che al tempo si basava sulla transumanza, lavoro che dava da vivere ai pastori di molte regioni.
Castel di Sangro oggi
All’economia legata ad artigianato e piccola industria, Castel di Sangro aggiunge oggi una spiccata vocazione al turismo. La molteplicità delle strutture ricettive la rendono un’ottima base per raggiungere i vicini impianti sciistici di Roccaraso e le bellezze del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Sono sempre più sviluppate le attività legate allo sport, in particolare al calcio, ma anche al tennis, grazie al bellissimo complesso sportivo con sedici campi. Il paese è dotato di un moderno palazzetto con campi da basket e pallavolo, numerose palestre, un acquapark aperto durante la bella stagione, centri ippici e percorsi per mountain bike e trekking. Futura eccellenza del paese è la prossima realizzazione, accanto a un prestigioso complesso residenziale, di una Cittadella dello sport che arricchirà la zona con molteplici impianti, anche acquatici.
C’è inoltre un crossodromo e in estate l’iniziativa Muovi l’Estate riunisce qui appassionati di diversi sport. Infine due corsi d’acqua, il Sangro e lo Zittola, caratterizzano la geografia della piana di Castel di Sangro. Il primo ospita da anni il Campionato italiano di Pesca a mosca (in alcune occasioni è stato anche sede del Campionato mondiale), disciplina alla quale è dedicato il Museo internazionale della Pesca a mosca Stanislao Kuckiewicz che con le sue fotografie, attrezzature e curiosità, attira visitatori da molte parti del mondo.
Che cosa vedere
La Basilica di Santa Maria Assunta, progettata e realizzata su pianta a croce greca tra il 1695 e il 1725 dal comacino Francesco Ferradini, sorge sui resti delle due precedenti chiese, distrutte da violentissimi terremoti. L’armonico loggiato quattrocentesco, l’altorilievo trecentesco rappresentante la Pietà, e i Puttini, appartengono tutti agli edifici precedenti. Il tesoro principale della chiesa sono le otto imponenti tele dipinte nella prima metà del settecento dai più famosi Maestri napoletani: Domenicantonio Vaccaro, Paolo De Matteis, Francesco De Mura, Sante Cirillo. Piccole ma ricche di storia le due chiese dei SS. Crispino e Crispiniano e della Morte e Orazione. La prima, dal portale romanico, ospita l’omonima confraternita, la seconda è una chiesa oratorio ad aula unica, identificabile per i teschi scolpiti sulla facciata, voluta dalla confraternita della Morte e Orazione che fu riconosciuta da Papa Innocenzo XI nel 1683. Le confraternite citate, insieme a quella del Rosario che si riunisce nella cappella della Madonna del Rosario adiacente alla chiesa di San Giovanni, nella piazza principale del paese, hanno regolato lungo i secoli la vita della cittadina e si riuniscono tutt’ora per cantare gli uffici sacri e accompagnare le processioni. Della chiesa della Maddalena rimane purtroppo solo la facciata con il magnifico rosone; è stato invece restaurato il convento adiacente del 1510, sede del Museo civico Aufidenate, che ospita i reperti archeologici rinvenuti sul territorio nonché, nei locali a pianterreno, Il Museo internazionale della Pesca a mosca Stanislao Kuckiewicz.Il Sangro nelle vene