L’ uso di incisioni e spolveri nella maiolica castellana
di Angela Buglione e Virna Caranci
C’è una profonda relazione che unisce il lavoro dei decoratori castellani a quello di alcuni protagonisti della storia dell’arte italiana e internazionale, che si svela attraverso lo studio delle fonti incisorie o a stampa utilizzate per la decorazione della maiolica. Attraverso un approfondimento tematico previsto dal Museo Villa Urania, è possibile visionare le fonti incisorie delle splendide maioliche della Collezione e confrontarle col risultato definitivo. Durante il percorso si affrontano numerosi temi che vanno dall’analisi iconografica a quella stilistica. Si comincia con l’analizzare le maioliche del XVII secolo, quando a Castelli si osserva un sofisticato e affascinante procedimento di elaborazione dei soggetti iconografici che denota un rapporto, con la fonte, attivo e consapevole. Il decoratore non si limita a tradurre in forma pittorica i disegni di altri maestri, ma li interpreta liberamente adattando il soggetto alle esigenze della maiolica. A volte, per ottenere la composizione desiderata, si fa riferimento a più incisioni assemblandone insieme alcuni elementi o si integra la fonte di propria mano. Una volta elaborato il soggetto da raffigurare, l’artista lo trasferisce sulla maiolica utilizzando l’antica prassi dello spolvero che consisteva nel bucherellare il contorno del disegno per poi sovrapporlo al biscotto ricoperto di smalto stannifero bianco. La traccia del soggetto viene trasferita tamponando il contorno del disegno con un sacchetto di tela pieno di grafite o polvere di carbone che attraversa i piccoli fori e si deposita sulla maiolica, lasciando così la traccia del disegno. Soprattutto durante il Rinascimento, gli artisti hanno fornito un contributo notevole in tutti i settori delle Arti classificate come Minori. Una forte accelerazione di questo sistema sinergico che collega pittura, incisione e ceramica, si è avuta con l’invenzione dell’arte della Stampa che ha permesso una maggiore circolazione di immagini e di conseguenza una diffusione più ampia dei modelli figurativi determinando la straordinaria fioritura del primo istoriato. Nello stesso tempo, la disponibilità di un adeguato repertorio figurativo nelle botteghe non è più un privilegio di pochi, ma diviene appannaggio di un numero più ampio di operatori. Nel XVII secolo, quando i decoratori conquistano una relazione privilegiata con i modelli incisori, le tecniche della stampa e dell’incisione hanno già fatto enormi passi in avanti divenendo sempre più raffinate. Quasi tutti i principali artisti tra Cinquecento e Seicento si confrontano con queste tecniche artistiche. Lo studio delle fonti e dei relativi disegni-spolvero, effettuato fino ad oggi, ha consentito di rendere il giusto merito alle qualità artistiche dei decoratori castellani, che in molti casi non si sono rivelati dei semplici copisti ma eccellenti interpreti delle novità artistiche. Grazie ad alcuni esemplari della Collezione, dei quali è stata riconosciuta la fonte incisoria, è possibile ripercorrere le tappe salienti di questo rapporto a partire dalla diffusione dell’istoriato castellano. Francesco Grue è stato tra i primi decoratori barocchi a servirsi dell’incisione, poi il figlio Carlo Antonio ha elevato questa prassi ai massimi livelli rinnovando l’iconografia castellana. Dal maestro Carlo Antonio questa tradizione si trasferisce ai molti allievi tra cui Carmine Gentili. I visitatori che scelgono questo percorso tematico hanno l’opportunità di visionare le riproduzioni fotografiche delle fonti incisorie e dei disegni-spolvero tra i quali il bellissimo Piatto di Carlo Antonio Grue con Susanna e i Vecchioni tratto da un’incisione di Annibale Carracci.