testo di Ivan Masciovecchio.
Dopo aver perso in primavera il primato conquistato soltanto lo scorso anno durante la manifestazione Degustando nel borgo, Civitella Casanova ci riprova. Domenica 6 settembre, infatti, alle ore 16, Marco D’Antuono tenterà di riconquistare il Guinness dell’arrosticino più lungo del mondo, preparando un enorme spiedo di oltre dieci metri.
Per realizzare il suo record personale, il titolare del ristorante Macalusa disosserà sotto lo sguardo curioso e complice dell’intero paese due pecore di oltre cinquanta chilogrammi ciascuna. Scelti accuratamente i tagli giusti, i pezzi di carne saranno infilati in un ceppo di Sanguinella come tradizione impone, alternandoli sapientemente con parti di grasso in grado di restituire un gusto morbido ed equilibrato, e successivamente cotti al fuoco lento della brace posta in uno speciale cociarrust (fornacella) assemblato personalmente dallo stesso D’Antuono, grazie alla sua abilità nella lavorazione del ferro. Oltre che con l’assaggio del maxi spiedo, la serata si concluderà con degustazioni di pecora alla callara e pizze fritte.
Nati in principio proprio nel comune di Civitella Casanova come vero e proprio cibo di strada, nutrimento sostanziale dei pastori durante i lunghi spostamenti previsti dalla transumanza, oggi gli arrosticini, oltre ad essere considerati una proposta gastronomica d’eccellenza, rappresentano un simbolo culturale ed identitario dell’intero territorio regionale.
Anticamente la materia prima proveniva esclusivamente da animali (pecore o castrati) giunti alla fine del proprio ciclo produttivo. Oggi, invece, a causa di una domanda sempre più crescente e particolarmente esigente, è previsto anche l’utilizzo di pecore di giovane età, in grado di garantire carni tenere e di grande qualità. Carni provenienti da ovini che, è bene ricordarlo, sempre più spesso giungono da fuori regione, proprio per soddisfare una richiesta che, in special modo durante i mesi estivi, aumenta in maniera esponenziale.
A parte la bravura del cuoco fuochista nel non farli bruciare, gli arrosticini migliori sono assemblati utilizzando tutte le parti dell’animale (spalla, pancia e coscia). Vanno girati una sola volta sulla brace e per evitare di farli indurire troppo, il sale andrebbe aggiunto solo a fine cottura. Vanno mangiati caldi, magari accompagnati in tavola con delle scrocchianti bruschette di pane casereccio condite con abbondante olio extravergine d’oliva. Si possono preparare anche di fegato, sempre di pecora, con la cipolla al posto del grasso. Una variante gourmet per molti ma non per tutti.