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Home Articoli Recenti

Uomini e Zafferano nel nuovo libro del fotografo pescarese Luciano D’Angelo

by ivan masciovecchio
3 Dicembre 2021
in Articoli Recenti, Le Vie del Gusto, Primo Piano, Servizi
Uomini e Zafferano nel nuovo libro del fotografo pescarese Luciano D’Angelo

Una immagine contenuta nel libro (ph. Luciano D'Angelo, pagina facebook uominiezafferano.it)

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testo di Ivan Masciovecchio.

È stata la sala d’Annunzio dell’Aurum di Pescara ad ospitare la prima presentazione di Uomini e Zafferano, il nuovo libro fotografico di Luciano D’Angelo dedicato allo preziosa e pregiata spezia coltivata soprattutto sui territori dell’Altopiano di Navelli, in provincia dell’Aquila, attraverso il racconto ed i ritratti di chi in prima persona custodisce questa parte importante del patrimonio gastronomico abruzzese.

Copertina del libro con il disegno di Tanino Liberatore

Arricchito da due disegni inediti dell’artista abruzzese Tanino Liberatore – uno dei quali visibile in copertina – e dai testi di Carlo Petrini – presidente onorario, ideatore e fondatore del movimento internazionale Slow Food – e del prof. Ernesto Di Renzo, docente di Antropologia del gusto all’Università Tor Vergata di Roma, il volume intende valorizzare – anche artisticamente – la passione e gli sforzi dell’artigianalità abruzzese nel mantenere viva la tradizione legata alla cura dello zafferano, qui rappresentata dalle figure umane di cinque produttori ed altrettanti chef.

ph. Ivan Masciovecchio

Sono di Letizia Cucchiella (San Pio delle Camere), Massimiliano D’Innocenzo (Navelli), Ettore Gentile (Prata d’Ansidonia), Giovanni Matergia (Barisciano), Alfonso Papaoli (Navelli) e degli chef Nicola Fossaceca (San Salvo, CH), Niko Romito (Castel di Sangro, AQ), Marcello Spadone (Civitella Casanova, PE), Peppino Tinari (Guardiagrele, CH) e William Zonfa (L’Aquila) le storie, i volti ed i corpi degli uomini – e donne – contenuti tra le 156 pagine del libro, che il fotografo D’Angelo torna a dedicare allo zafferano dopo il suo precedente lavoro del 2013. «A me interessa la verità del racconto – ha dichiarato durante la presentazione – che nel caso dello zafferano è molto complesso. Il mio lavoro è spinto dalla curiosità che mi porta a scoprire ogni giorno qualcosa di diverso di questa regione straordinariamente ricca di suggestioni, ma oggi non si può parlare della bellezza di un luogo senza mettere al centro dello sguardo l’essere umano».

Le terre dell’Altopiano di Navelli (ph. Ivan Masciovecchio)

Tra gli intervenuti alla serata – presenti anche il presidente nazionale del Movimento Turismo del Vino Nicola D’Auria ed il coordinatore editoriale del progetto Franco D’Amico – il produttore Massimiliano D’Innocenzo, in qualità di presidente del Consorzio di tutela dello Zafferano dell’Aquila DOP, ha posto l’attenzione su quanto «lavoro, pazienza e passione» ci siano dietro il «piccolo fiore fotogenico. Non si può spiegare a parole quello che significa per gli abitanti dell’altopiano assistere al miracolo della fioritura che si rinnova ogni anno a partire dalla seconda metà di ottobre. Il lavoro è tanto, spesso manca la manodopera, ma andiamo comunque avanti nella nostra opera di comunità nel perseguire l’obiettivo di ottenere una spezia unica al mondo per qualità e proprietà organolettiche, senza sprecare neanche l’ultimo di quei fiori che tanta ricchezza hanno portato nei secoli alla nostra terra ed alla stessa città dell’Aquila».

Una immagine contenuta nel libro (ph. Luciano D’Angelo, pagina facebook uominiezafferano.it)

Molto bello e suggestivo anche il contributo del prof. Di Renzo che dal suo punto di vista di antropologo ha parlato dello zafferano come di una «indispensabile superfluità», offrendo una visione inedita e fuori dagli schemi. «Oltre alle sue innegabili qualità organolettiche, ciò che rende unico e particolare lo zafferano è la sua dimensione simbolica, la sua carica intangibile e immateriale di essere considerato merce rara che ha mantenuto integro il proprio valore nei secoli, manifestando una continuità storica nel suo lungo viaggio che l’ha portato fino a noi, al contrario di altre spezie che sono scomparse».

«Lo zafferano rappresenta la nostra ricerca edonistica del piacere, l’emozione, l’illusione; è cultura in polvere, al di là della singola piantina, è qualcosa che non esiste in natura, che lega la sua notevole carica simbolica anche al sacrificio del vegetale che la lavorazione porta con sé, assistendo ad un vero e proprio olocausto di fiori per ottenere solo pochi grammi di spezia. Dietro lo zafferano c’è quindi una morte, un martirio indispensabile che ci consente di dichiararci umani».

ph. Ivan Masciovecchio

Al termine dell’incontro, grazie alla presenza degli chef Nicola Fossaceca, Marcello Spadone e Peppino Tinari – associati del consorzio Qualità Abruzzo che racchiude l’eccellenza della ristorazione regionale – il pubblico presente ha potuto deliziare il palato con alcune preparazioni finger food a base di zafferano (ma non solo), come una gustosissima Tartare di ricciola, agrodolce allo Zafferano dell’Aquila sedano rapa e kefir; una Porchetta di maialino con giardiniera fatta in casa e pop corn di cotenna; ed una Tartare di vitello con cialda di pane bruciato e carbone vegetale e riduzione di aceto di mele cotogne. Archiviata la serata pescarese, le presentazioni proseguiranno martedì 7 dicembre al Polo museale Santo Spirito di Lanciano (CH) e poi ad anno nuovo, nel mese di gennaio, raggiungeranno il Palazzo dell’Emiciclo dell’Aquila, con un incontro patrocinato del Consiglio regionale d’Abruzzo al quale si spera possa partecipare anche Carlin Petrini di Slow Food.

Tags: abruzzoconsorzio tutela zafferanolibroluciano d'angeloqualità abruzzoslow food abruzzozafferano dell'aquila
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