testo di Ivan Masciovecchio.
Per secoli identificata come terra di confine, con il fiume Tronto a segnare il passaggio dal Regno delle Due Sicilie allo Stato Pontificio, la provincia teramana storicamente compresa nell’Abruzzo Ulteriore vede nell’areale delle Colline Teramane un luogo d’eccellenza della viticoltura regionale, dove l’intreccio tra uomo, natura e tempo ha origini antiche.

Un posto dell’anima baciato da Dio – grazie alla presenza imponente della catena montuosa del Gran Sasso-Laga che ne favorisce una ventilazione costante ed una notevole escursione termica tra il giorno e la notte, ed alla particolare configurazione idrografica, con quattro valli solcate da altrettanti fiumi, fonte preziosa di riserve idriche – e plasmato nel tempo dalle mani sapienti di coltivatori e vignaioli rispettosi della biodiversità e degli ecosistemi, pervasi sì da uno spirito di sana affermazione individuale, ma nella consapevolezza di essere comunque parte di una comunità distinta da tutelare nell’interesse di tutti.
Ecco quindi la scelta di puntare sulla qualità a scapito delle produzioni massive; il coraggio di imporsi un disciplinare di produzione estremamente più restrittivo rispetto ad altri che, tra le altre cose, impone l’obbligo di vinificazione e imbottigliamento esclusivamente all’interno della zona di produzione; la volontà di puntare su pratiche agricole improntate alla sostenibilità ambientale, che ha portato oltre il 70% delle aziende ad operare oggi in regimi di qualificazione certificata come il biologico, la lotta integrata o il biodinamico; una viticoltura esigente in grado però di regalare nel calice finezza ed eleganza, segni distintivi e riconoscibili di vini unici dotati di una straordinaria personalità.

È partendo da questa intensa e doverosa premessa che Enrico Cerulli Irelli, presidente del Consorzio di Tutela Vini Colline Teramane, ha dato il via lo scorso mercoledì 2 marzo all’interno della Sala Ipogea di Teramo alla giornata di assaggi e degustazioni organizzata nell’ambito di La nostra anteprima, la seconda edizione dell’anteprima della denominazione Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo DOCG – che attualmente vanta una superficie totale di 172 ettari con una produzione annua di circa 400mila bottiglie, almeno il 60% delle quali destinato al consumo nazionale, e che nel 2023 festeggerà i venti anni dalla sua istituzione – dedicata a stampa specializzata (nazionale e internazionale), eno-appassionati ed operatori del settore.

In carica dal 2018, al suo primo mandato, per il presidente l’assaggio delle Colline Teramane dovrebbe essere considerato come un atto culturale, «perché dall’approfondimento della storia e delle tradizioni di questa porzione d’Abruzzo a grande vocazione vitivinicola può scaturire un godimento più intenso nel bere i vini che in essa trovano vita». Organizzata dal consorzio con il cofinanziamento del PSR Regione Abruzzo 2014-2020 e realizzata con il patrocinio ed il contributo della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia e del comune di Teramo ed il supporto di partner tecnici come AIS Teramo, FISAR Teramo, FIS Teramo, Istituto Superiore Di Poppa-Rozzi di Teramo, Associazione Qualità Abruzzo, Aria Food – Associazione Ristoratori e Produttori Abruzzesi, l’anteprima si è caratterizzata per una sua originalità formale in quanto sono state proposte in degustazione diverse annualità e non solo l’ultima messa in commercio come normalmente avviene.

Al netto di diversi esemplari ancora troppo pervasi, sia al naso, sia in bocca, da una eccessiva presenza di legno, alla prova d’assaggio le ben 39 etichette di Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo DOCG, di cui 18 classificate Riserva (almeno tre anni di invecchiamento, di cui almeno uno in botti di legno ed almeno due mesi di affinamento in bottiglia), rappresentative di circa il 67% dell’universo associativo, partendo dall’annata 2020 e procedendo a ritroso fino al 2011 – con le sole esclusioni della 2012 e 2014 – hanno regalato un’esperienza complessivamente molto soddisfacente, soprattutto nei vini più giovani, con buone prospettive offerte anche da alcune prove di botte.
In coerenza e nel ricordo dell’andamento meteorologico delle rispettive annate, sempre più bizzarro e condizionato da eventi estremi e temperature alte, in un vortice di calici rotanti e nasi affondati nei bicchieri ci si è ritrovati felicemente immersi in tutte le colorate sfumature del rosso rubino, dai toni violacei della gioventù a quelli granati della maturità, inebriati da un’esplosione diffusa di profumi e sapori di frutti rossi più o meno maturi, tostature, speziature, note balsamiche e radici di liquirizia, sorsi complessi, armonici, polposi, intensi, ma non per questo meno freschi e sapidi, con rimandi salmastri a quell’Adriatico selvaggio narrato dal Vate verso il quale l’anfiteatro naturale delle Colline Teramane rivolge il proprio sguardo avendo le spalle protette dagli Appennini.

Dopo una pausa pranzo curata dagli allievi dell’Istituto Superiore Di Poppa-Rozzi negli spazi de L’Arca – Laboratorio delle Arti Contemporanee – dove fino al prossimo 1 maggio sarà possibile visitare la splendida mostra Guido Montauti. Ho fiducia nella mia fantasia sull’universo pittorico dell’artista abruzzese nato nel borgo di Pietracamela (TE) nel 1918 e morto a Teramo nel 1979 – con una serie di assaggi ispirati alla cucina teramana, dalle Mazzarelle al Tacchino alla Canzanese, l’impegnativa giornata è proseguita poi con una verticale di ben quattordici annate di Colline Teramane DOCG (anche della tipologia Riserva) guidata con il giusto approccio divulgativo da Gianni Sinesi – sommelier del Reale Casadonna di Castel di Sangro al fianco dello chef Niko Romito – il quale, prima di iniziare la sua masterclass, grazie anche all’ausilio di una cartina geografica ha voluto visivamente evidenziare le zone vitivinicole più vocate d’Abruzzo, suddividendo idealmente le Colline Teramane in tre singole fasce territoriali da dove prendono vita variegate espressioni di Montepulciano d’Abruzzo DOCG più o meno di struttura, più o meno dinamiche o concentrate, ma tutte unite da una caratteristica di fondo che è l’eleganza, grazie soprattutto al lavoro portato avanti negli anni in equilibrio costante con la natura e con spirito dinamico e (pro)positivo dai vignaioli soci del consorzio.

E per non farsi mancare niente, offrendo alla platea della stampa specializzata anche l’opportunità di conoscere le altre due denominazioni tutelate dal consorzio, con un repentino cambio di calici e di colore dei vini la giornata si è conclusa con un’altra verticale di otto annate di Pecorino comprese tra il 2020 e il 2013 ed inquadrate nella Controguerra DOC e IGT Colli Aprutini, condotta con la consueta verve dal giornalista e critico enogastronomico abruzzese Antonio Paolini. Con il pensiero già rivolto all’edizione del ventennale, La nostra anteprima si chiuderà definitivamente tra domenica 6 e lunedì 7 marzo prossimi con un evento dedicato al pubblico degli eno-appassionati (già sold out) ed un altro rivolto esclusivamente agli operatori economici abruzzesi (ristoratori e albergatori) i quali saranno invitati a provare le nuove annate di Colline Teramane in una degustazione libera a banchi d’assaggio dalle 10 alle 18, scegliendo all’interno di quattro fasce orarie: 10-12, 12-14, 14-16 e 16-18 (iscrizioni con messaggio WhatsApp al numero 392 8495569 oppure alla mail anteprimact@gmail.com).