“Ricerca vuol dire decifrare quello che sta scritto nel grande libro della natura”. Con queste parole Antonino Zichichi sottolineava l’utopia della coesistenza di natura e scienza, da sempre avversarie contrapposte. Questo binomio si concretizza in un soave angolo d’Abruzzo, all’interno del Parco nazionale, un tempo rifugio di briganti, tra vegetazione e monti: qui la natura abbraccia e, a suo modo, aiuta il progresso scientifico
testo di Cristina Terra, foto di Luciano D’Angelo
Un complesso italiano di eccezionale qualità, la cui costruzione, insieme con la realizzazione del traforo autostradale, ebbe inizio nel 1982, grazie a un’intuizione perspicace e innovativa di Antonino Zichichi.
All’avanguardia per dimensione e tecnologia, i Laboratori nazionali del Gran Sasso sono i centri di ricerca più avanzati, unici al mondo, tanto da richiamare ogni anno circa settecentocinquanta ricercatori da tutto il mondo, impegnati a realizzare esperimenti sulla fisica, l’astrofisica delle particelle e l’astrofisica nucleare.
Uno schermo naturale di 1400 metri di roccia, che riesce a creare il “Silenzio cosmico”, rende i laboratori del Gran Sasso il posto più adatto per studiare svariati e particolari fenomeni della fisica. Proprio in questo luogo, perfetto per curiosare in quell’oltre dove tutto è possibile, è stato abbattuto un limite ritenuto invalicabile. Fino ad ora, infatti, era inammissibile pensare che qualcosa potesse viaggiare più veloce della luce, ma una particella, presente nell’universo sin dalle sue origini ancestrali, è riuscita a mettere in discussione uno dei capisaldi della fisica moderna.
I neutrini, inafferrabili particelle elementari, oggetto di svariati esperimenti nei laboratori del Gran Sasso, sono riusciti a percorrere 731 km, in 60,7 miliardesimi di secondo (60,7 nanosecondi), meno di quanto avrebbe impiegato la luce ad attraversare la medesima distanza.
Una differenza di appena 60 nanosecondi, poco, in assoluto, ma una differenza significativa che potrebbe rivoluzionare e mettere in discussione le regole della fisica fino ad ora cristallizzate alle teorie di Albert Einstein.
Mesi di calcoli, affidati ad un team di altissimo livello e numerosi rilevamenti minuziosamente ripetuti, impiegando le migliori tecnologie al mondo per il rilevamento di spazio e tempo, hanno fatto imbattere i ricercatori nell’impensata anomalia. Poteva accadere solo qui, nelle profondità dei laboratori del Gran Sasso, dove il massiccio strato di roccia crea uno schermo naturale dalle radiazioni, che consente il rilevamento di particelle, come il neutrino, difficili da studiare in altre condizioni.
Il piccolo eccesso di velocità dei neutrini spinge la mente verso ipotesi fantascientifiche aprendo scenari affascinanti sulla possibilità di traversate interstellari e viaggi nel tempo, fino ad ora ammessi solo dai più inverosimili film di fantascienza. Difficile scindere la realtà dalla fantasia, i confini a volte si fondono e talvolta si confondono nella spasmodica ricerca delle origini della vita. Ma nell’entusiasmante avventura della scienza non è consentito perdersi in voli pindarici, o in sogni forse irrealizzabili. I dati raccolti sono solo la dimostrazione che si è arrivati a cogliere soltanto gli impalpabili contorni dell’Universo.
Intanto le ricerche nel silenzio cosmico del Re degli Appennini continuano. Non unicamente grandi esperimenti di fisica subnucleare, come Icarus, o l’esperimento neutrinico Borexino, per l’ascolto, in diretta, del cuore del Sole, ma anche ricerche in campo biomedico con possibili applicazioni in ambito medico, che potrebbero aprire nuovi scenari nell’ambito della diagnostica.
Il prossimo traguardo da superare, però, riguarda l’ambigua materia oscura e la sua origine, fondamentale per comprendere i segreti dell’Universo. La materia oscura è materia che non può essere osservata direttamente, si manifesta soltanto attraverso gli effetti che esercita sulla materia vicina. Questi tentativi di rintracciare le elusive particelle, cercando un segnale di materia, potrebbero portare a rivoluzionare la nostra percezione della realtà cosmica.
Infatti le diverse dinamiche dell’Universo, sembrano indurre alla conclusione che il vuoto abbia un’energia.
L’Universo stesso sarebbe costituito di energia oscura, per il settantatre per cento, e di materia oscura, per il ventitre per cento. Quindi, così come già nell’antichità alcuni filosofi avevano supposto, il vuoto potrebbe essere pieno.
Un ossimoro che potrebbe essere verificato percorrendo strade ancora ignote, attraverso l’uso di nuove tecnologie e studi innovativi svolti in questi laboratori, autentico patrimonio per l’umanità.
Squarciare il velo che avvolge le teorie e svelare i segreti, i misteri del cosmo dalle viscere della Terra, può sembrare fantascienza, ma, in realtà, è pura scienza.
Questo l’obiettivo degli scienziati che da tutto il mondo vengono catalizzati nel ventre della Terra per compiere meravigliose sfide e, anche se a piccoli passi, per spingersi sempre più verso mondi così lontani e, allo stesso tempo, così vicini.