testo di Ivan Masciovecchio.
Tornare a lavorare su qualcosa di nuovo dopo due anni di stop imposto dalla pandemia non è stato affatto semplice. Ritrovare stimoli, fiducia, passioni, nuove ispirazioni, non era scontato. Ma oltre ad essere una donna abruzzese tosta e determinata, Francesca Camilla D’Amico è anche – e soprattutto – una delle più talentuose attrici ed autrici del panorama teatrale nazionale, anima e corpo di quel Bradamante Teatro conosciuto ed apprezzato in tutta Italia grazie alla forza del proprio lavoro.

Affrontate e vinte paure e difficoltà, eccola dunque tornare in scena con Partigiano Piuma, il suo nuovo spettacolo del quale cura anche la regia, proposto in prima regionale la prossima domenica 22 gennaio, alle ore 17.30, negli spazi del teatro comunale Luigi De Deo di Loreto Aprutino (PE), inserito all’interno della rassegna Loretospettacolo 2023 (info e prenotazioni ai numeri 333 4345591 | 333 2949140) organizzata dall’associazione culturale Lauretana Teatro del Paradosso.
Presentata come «una fiaba neorealista ambientata fra boschi, accampamenti e sentieri», la storia trae spunto dal romanzo Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino, «uno dei due soli libri che sono riuscita a terminare di leggere durante la pandemia, che mi ha commosso tantissimo», dichiara la stessa Francesca a Tesori d’Abruzzo (l’altro libro è Zanna Bianca di Jack London, ndr). «Il desiderio di cimentarmi con un racconto laterale della Resistenza attraverso gli occhi di un ragazzino solo al mondo, che si muove in un contesto più grande di lui, che lo affascina anche se non lo capisce del tutto, alla ricerca di qualcuno di cui fidarsi e sentirsi amico, un po’ come facciamo tutti noi nel corso della nostra esistenza, è stato immediato».

«Così come avere contemporaneamente la consapevolezza di essere davanti ad una impresa folle; quella cioè di pensare di inserire con un lavoro di riscrittura il mio mondo in quello tutto al maschile creato da Calvino, operazione che – mi rendo conto – potrebbe risultare anche un po’ pretenziosa. Ma alla fine ho pensato che confrontarsi con un grande classico e cercare di farlo proprio era una sfida che a questo punto del mio percorso, della mia crescita professionale, sentivo di voler fare perché l’esperienza della Resistenza abruzzese e della tradizione orale fa parte di me per averla ascoltata dagli anziani che me l’hanno raccontata nel tempo, lasciandomi dentro un patrimonio di vissuto che sentivo quindi di poter restituire».
«Non è però una storia espressamente abruzzese – ci tiene a precisare Francesca –. Volevo un po’ uscire da un contesto puramente regionale nel quale a volte tentano di inquadrarmi, avendolo già fatto con lo spettacolo precedente che ha viaggiato molto più fuori che dentro l’Abruzzo. C’è comunque un substrato che si percepisce, che si sente, ad esempio a partire dai nomi che ho dato ad alcuni personaggi come i partigiani Bruzzese e Tagliacozzo, chiamati così però solo per ricordare che questi ragazzi che hanno combattuto in montagna per la nostra libertà arrivavano da ogni parte d’Italia. Oppure del ragazzino protagonista al quale ho dato il nome di Lindo sia perché mi piaceva il contrasto tra l’idea di pulizia che porta con sé ed il suo essere invece sboccato e sconcio nell’esprimersi, sia per omaggiare il cantante Giovanni Lindo Ferretti, ex leader dei CCCP, perché questa storia è molto punk proprio come la musica che suonavano».

Prodotto da Bradamante Teatro e sostenuto dalla cooperativa teatrale Prometeo di Bolzano e da Passo Nord residenze artistiche di montagna Trentino Alto Adige/Südtirol – a testimonianza della dimensione nazionale del lavoro portato avanti dall’artista abruzzese – Partigiano Piuma si arricchisce delle suggestive ambientazioni sonore create da Isabella di Bartolomeo, abruzzese e curatrice del progetto Abruzzo Soundwalks incentrato sull’ecologia del paesaggio; e delle scene rigorose e dei costumi di Elena Beccaro, giovane professionista attiva in Europa soprattutto nel campo dell’opera.
«Il lavoro di Isabella sostiene la narrazione scenica come un secondo polmone dove uno è il corpo e la voce dell’attrice e l’altro è il paesaggio sonoro creato attraverso musica propria ed effetti presi da ambienti naturali che si fondono tra loro. Elena ha invece costruito quello che abbiamo battezzato bosco resistente, un luogo fortemente simbolico. Non un bosco rigoglioso, bensì sofferente, adeguato al contesto, sempre a metà tra la visione onirica e fiabesca del bambino e la realtà della guerra che tutti conosciamo. Bosco rappresentato da un albero che era uno scarto di potatura che abbiamo trovato in mezzo alla strada, così come altri materiali di recupero, alcuni dei quali usati in agricoltura».

Non resta quindi che darsi appuntamento a Loreto Aprutino, splendido borgo dell’area vestina della provincia pescarese ed autentico luogo di resistenza culturale – basti pensare che in zona non c’è un solo spazio per spettacoli nel raggio di decine di chilometri – dove il Teatro del Paradosso, altra storica realtà artistica d’Abruzzo, porta avanti con fatica ma grande determinazione la propria rassegna di teatro, danza, musica, letteratura e arti visive in programma fino al prossimo mese di maggio, per ascoltare le «molte voci per un’attrice sola» raccontarci una di quelle storie che fanno tanto bene al cuore.