Valentina di Ludovico, classe 1985, nasce a Teramo, Abruzzo. E’un tecnico della riabilitazione psichiatrica e coordinatrice di un servizio di riabilitazione in una Casa di Cura privata. Nel 2021 ha pubblicato un manuale tecnico sulla comunicazione Comuni-care (Alpes Edizioni) e adesso il suo romanzo d’esordio “La vertigine del tutto” pubblicato da Augh!Edizioni disponibile in tutte le librerie e negli store online da gennaio 2023. Valentina Di Ludovico ci trascina dentro il sentire di Manuela, trentenne di origine abruzzese ora insegnante a Milano, che soffre di attacchi di panico invalidanti e abusa di alcol. Alla base di questo disagio profondo le dinamiche familiari e personali si intrecciano regalando al libro una struttura articolata e originale.
Partiamo dal titolo: La vertigine del tutto. Perché questa scelta e a quali contenuti simbolici rimanda?
Il titolo rimanda alla Teoria del tutto di Stephen Hawking. Una teoria fisica che univa la relatività alla meccanica quantistica e che si proponeva di spiegare l’universo con un’unica struttura teorica. È quello che succede alla protagonista di questo romanzo che vede e spiega il mondo reale con un unico punto di vista generale, catastrofico e globale che influenza tutti i suoi comportamenti. Una voragine, un buco nero che si allarga e fagocita la vita senza via di scampo. In realtà, come confermerà lo stesso Hawking successivamente, i buchi neri non sarebbero così temibili e soprattutto non sarebbero poi così neri.
Quando e perché hai deciso di scrivere questo libro?
Due anni fa uscì il mio primo libro. Un manuale sulla comunicazione assertiva che suscitò l’interesse degli addetti ai lavori ma anche di persone curiose e interessate all’argomento. Da qui il mio bisogno forte di immergermi nel mondo della narrativa per far arrivare alcuni messaggi attraverso un canale più accessibile, che possa coinvolgere più persone distaccandomi dal tecnicismo legato alla mia professione che non avrebbe consentito tutto questo.
Quando hai iniziato a scrivere e da dove arriva la tua passione per la scrittura?
Ho sempre amato scrivere, fin da bambina. In particolare, ero innamorata del genere horror, da piccoli brividi a Stephen King. E su questo filone costruivo, inventavo e disegnavo fumetti e storie di paura. Poi tra studio, lavoro e famiglia ho accantonato questa passione che però, attraverso la lettura e la pittura, premeva e si caricava di idee, progetti e stimoli. Fino al giorno in cui mi imbattei in questa frase in “Tentativi di scoraggiamento” di Erri De Luca “… non sono sacre le cose che scriverai ma potranno servire a molto per qualcuno, tenergli compagnia dentro un affanno”. E da lì ricominciai a scrivere e creare mondi per “tenermi compagnia nell’affanno”.
Quali sono gli ingredienti che caratterizzano questo romanzo? C’è qualcosa di te?
Manuela, la protagonista, è una donna spezzettata, disordinata, incostante e con un passato confuso e per certi versi traumatico. Quindi direi che un primo ingrediente inserito nel romanzo è la completa instabilità nel vivere quotidiano trascinato da attacchi di panico e cicchetti. Un secondo ingrediente è l’ironia, a volte quasi drammatica o decontestualizzata, che funge da espediente per non fare i conti con i “buchi neri” di cui abbiamo parlato in precedenza. E infine l’ingrediente della rinascita. Rinascita intesa sia come percorso di presa di coscienza sia come accettazione dei propri limiti.
La trama del romanzo ha sicuramente preso spunto dalle vicissitudini della mia vita ma poi se ne allontanata per crearsi una propria forma. Le dinamiche familiari contorte e l’incapacità di staccarsi da alcuni “traumi” del passato attingono alla mia storia. Per questo motivo il romanzo ha, per me, una valenza forte a tratti quasi terapeutica.
Senso di abbandono, non accettazione e ansia sono alcuni temi affrontati nel romanzo. Possiamo dire che questi punti siano il fil rouge della “vertigine”?
La vertigine o il disorientamento possono essere elicitati da eventi passati e presenti che nella trama si intersecano e innescano reazioni a catena non controllabili nella protagonista. Sono tematiche forti su cui si regge gran parte della struttura narrativa e che danno, attraverso un ritmo narrativo sostenuto, proprio la sensazione di confusione e instabilità. Il senso dell’abbandono strettamente collegato con l’esasperata voglia di essere accettati catapulta Manuela in una costante ansia e in una continua ricerca dell’accettazione altrui. Alcune scelte stilistiche, infine, sottolineano quanto il passato della protagonista abbia un peso eccessivo nel suo fare e agire quotidiano.
Perché le persone dovrebbero decidere di leggere il romanzo?
Il romanzo è stato pensato per tutte le persone che amano le trame famigliari, i romanzi di formazione e che sono curiose di scoprire segreti e intrecci. L’intento è quello di poter parlare di salute mentale attraverso la narrativa e di far capire cosa significa combattere ogni giorno contro i pregiudizi, la non accettazione e l’irrealtà. Il romanzo è dedicato a chi ogni giorno fa i conti con i ripostigli bui della mente. Manuela è un’anti-eroina che può dare la possibilità di perdersi, immergersi e riemergere dalle trame della vita.