testo di Ivan Masciovecchio.
Da oltre un secolo punto di riferimento dell’universo gastronomico internazionale, la pubblicazione della guida Michelin chiude ufficialmente la stagione delle guide di settore portandosi dietro il consueto strascico di entusiasmi, delusioni, recriminazioni e aspettative mal riposte.

Seguendo gli abituali cinque criteri di selezione adottati in tutto il mondo – ovvero qualità dei prodotti, padronanza delle tecniche di cottura, armonia dei sapori, personalità dello chef in cucina, costanza della qualità delle proposte nel tempo – l’edizione 2023 della rossa ha assegnato un totale di 385 stelle – o macaron, se si preferisce – ad altrettanti chef italiani.

A cominciare dai Top 12 – con una new entry di peso rispetto all’anno passato – che hanno (ri)conquistato il massimo riconoscimento delle Tre Stelle (seguiti da 38 con Due Stelle e 335 con Una Stella) ovvero i confermati Norbert Niederkofler (St. Hubertus, San Cassiano, BZ); Enrico Crippa (Piazza Duomo, Alba, CN); Chicco Cerea (Da Vittorio, Brusaporto, BG); Nadia e Giovanni Santini (Dal Pescatore, Canneto sull’Oglio, MN); Massimiliano Alajmo (Le Calandre, Rubano, PD); Massimo Bottura (Osteria Francescana, Modena); Annie Féolde (Enoteca Pinchiorri, Firenze); Heinz Beck (La Pergola, Roma); Mauro Uliassi (Uliassi, Senigallia, AN); Enrico Bartolini (Ristorante Bartolini al Mudec, Milano); ai quali si aggiunge Antonino Cannavacciuolo, chef del Villa Crespi sul lago d’Orta in Piemonte.

Con loro sul gradino più alto anche l’abruzzese Niko Romito del Reale di Castel di Sangro (AQ), confermato al vertice per la decima volta consecutiva. Dietro di lui, l’Abruzzo del gusto brilla luminoso grazie alle riconferme delle cucine stellari del Villa Maiella della famiglia Tinari a Guardiagrele (CH), de La Bandiera della famiglia Spadone a Civitella Casanova (PE), di Al Metrò di Nicola Fossaceca a San Salvo (CH) e del D.one a Montepagano di Roseto degli Abruzzi (TE) dello chef Davide Pezzuto, che fissano a 4 il numero dei ristoranti con Una Stella Michelin in Abruzzo.

Accanto al riconoscimento più ambito – dove, lo ricordiamo, Una Stella si riferisce ad una cucina molto buona nella sua categoria; Due Stelle ad una cucina eccellente che merita una deviazione; Tre Stelle ad una cucina eccezionale che merita il viaggio – l’edizione numero 68 della guida Michelin Italia rinnova la presenza del simbolo della Stella Verde – o del trifoglio, se si preferisce –, assegnato a quegli chef che si sono assunti l’impegno e la responsabilità di preservare le risorse ed abbracciare la biodiversità, riducendo gli sprechi alimentari e sostenendo una cucina sempre più green. Pervasi da questa visione etica della gastronomia, in Abruzzo sono stati quindi premiati La Bandiera di Civitella Casanova e il D.one di Montepagano di Roseto degli Abruzzi.

Infine, con il simbolo del Bib Gourmand – ovvero la faccina sorridente del simpatico omino Michelin chiamato Bibendum che si lecca i baffi – assegnato a quei ristoranti che propongono una piacevole esperienza gastronomica con un menu completo ad un ottimo rapporto qualità-prezzo, sono stati premiati per la prima volta FØRMA contemporary restaurant dell’Aquila e Nole di Pescara (leggi QUI per saperne di più). Accanto ad essi, le conferme di Taverna de li Caldora a Pacentro (AQ), Da Giocondo a Rivisondoli (AQ), Clemente a Sulmona (AQ), Locanda del Barone a Caramanico Terme (PE), Trita Pepe a Manoppello (PE), Estrò e Taverna 58 a Pescara, Spoon a Teramo, Osteria dal Moro a Giulianova (TE), Borgo Spoltino a Mosciano Sant’Angelo (TE), Bacucco d’Oro a Mutignano di Pineto (TE) e Vecchia Marina a Roseto degli Abruzzi (TE), portano il numero complessivo a 14, posizionando l’Abruzzo a ridosso delle regioni più premiate.