Da qualche anno è possibile scoprire il fascino del Parco del Gran Sasso e dei Monti della Laga in un nuovo, affascinante modo. Per rivivere le antiche tradizioni abruzzesi, si può saltare in sella e percorrere al trotto l’Ippovia del Gran Sasso, la più lunga d’Italia con i suoi 320 km di tracciato, che si sviluppa ad anello attorno al massiccio
testo di Chiara di Giovannantonio, foto di Maurizio Anselmi
Il percorso, restaurato dall’Ente Parco nel 2006, si snoda sulle vecchie mulattiere o carrarecce e gli antichi sentieri che battevano in passato i contadini e i pastori abruzzesi, con le redini alla mano, su muli o cavalli, alla volta degli antichi borghi e dei campi coltivati di montagna. Uno degli itinerari meglio attrezzati è quello che parte da Capitignano (AQ), un piccolo borgo situato nell’alta valle dell’Aterno, arriva al lago di Campotosto e poi prosegue verso Crognaleto, Pietracamela e Castelli. La caratteristica principale del versante aquilano, in cui ci si trova subito immersi, è quella di essere ricco di castelli, abbazie e centri fortificati. Ne è un esempio la grande Chiesa parrocchiale di San Flaviano, risalente all‘XVI secolo, che si trova nel centro storico del paese. Composta da tre navate divise da pilastri e dotata di una cupola ottagonale, conserva al suo interno un organo rinascimentale e una croce in argento sbalzato attribuita alla bottega di Nicola da Guardiagrele (1385 – 1462 circa). Da Capitignano, continuando in salita sulla strada, si arriva alla Forcella di Mopolino, sotto le pendici del Monte Civitella (1603 m).
Qui è possibile ammirare in basso le pinete a pino nero, mentre in alto si trovano intere faggete che ammantano il monte fin quasi alla cresta. Vale la pena visitare, prima di ripartire, Palazzo Ricci, al centro di Mopolino. Si tratta di un edificio a pianta rettangolare della prima metà del Quattrocento, restaurato poi nel 1839, che conserva ancora il bel portale d’ingresso in pietra arenaria di epoca rinascimentale. Proseguendo lungo il percorso, nei pressi di Monte Mascioni (1595 m), si arriva a costeggiare il lago di Campotosto (AQ), il bacino artificiale più grande della regione. A ridosso del versante settentrionale del lago si trova il paese omonimo, che negli ultimi anni è diventato un frequentato centro turistico sia invernale che estivo. Per gli appassionati d’arte, risulterà di notevole interesse la chiesa seicentesca di Santa Maria Apparente. Situata al di fuori del centro abitato, accanto al cimitero, sarebbe stata edificata per volere della Santa Vergine in seguito ad un’apparizione. Dopo Campotosto, il percorso attraversa le vallate e i piani di media quota, entrando a pieno titolo nel versante teramano, più interessante dal punto di vista naturalistico. Questo lato del Gran Sasso offre dei paesaggi caratterizzati da una natura selvaggia, con la presenza di numerosi rapaci, come l’aquila reale, il falco, la poiana comune e lo sparviero, e piccoli mammiferi quali la donnola, il tasso, la volpe e lo scoiattolo. Costeggiando il lago ancora per un bel pezzo di strada, si arriva alla Locanda del Cervo, un complesso voluto dall’Ente Parco e situato a Paladini, nel comune di Crognaleto (TE). Qui è possibile sostare perchè la struttura, ora affidata ad un nuovo gestore esterno, è dotata di una confortevole foresteria, un buon ristorante e una capiente stalla per gli amici equini. Sempre nel territorio di Crognaleto, merita una tappa la zona denominata Colle del Vento. In questa località sono ancora visibili i ruderi di un antico insediamento italico, probabilmente legato ad un luogo di culto, di cui sono stati trovati i resti proprio vicino all’imponente muro di fortificazione. Lasciando la zona di Crognaleto, si prosegue verso Prato Selva, una stazione sciistica situata ai piedi del Monte Corvo (2623 m), e da qui, abbracciando il versante settentrionale del Gran Sasso, verso Pietracamela. Questo tratto del percorso è reso emozionante dalle maestose pareti calcaree del Corno Grande (2912 m), del Corno Piccolo (2655 m) e di Pizzo d’Intermesoli (2635 m). L’avvistamento del borgo medievale, addossato ai grandi torrioni rocciosi, è di per sè uno spettacolo. Pietracamela, tra l’altro, era già famosa nei secoli passati per la produzione e la vendita dei panni di lana grezza tessuti nella provincia di Teramo, i cosiddetti “carfagni”. Poco oltre questo splendido paesino di montagna, si trova Prati di Tivo, altra famosa stazione sciistica frequentata in ogni stagione dell’anno perchè punto di partenza per escursioni e spedizioni alpinistiche alla volta del massiccio. Riprendendo il sentiero, si continua a godere della vista del Gran Sasso e delle faggete onnipresenti che sembrano rivestire i monti senza soluzione di continuità. Dopo un altro lungo tratto, si giunge a Forca di Valle, dove la strada si ricongiunge con altre due diverse vie che partono da Pietracamela. Da qui ad Isola del Gran Sasso il cammino è breve, addolcito dalla vista strabiliante della parete più imponente del Gran Sasso, il Paretone, alta 1600 m, che si può ammirare dal basso. Il paese in sè, situato al centro della Valle Siciliana – che prende il nome dall’antica Via Cecilia che risale all’epoca romana – è costituito da un bel centro storico che conserva monumenti di notevole fascino. L’ultimo tratto di strada è il più significativo sul versante teramano poichè attraversa la vallata di Rigopiano sotto l’ardua parete nord del Monte Camicia (2584 m) che cade verticalmente a precipizio sul Fondo della Salsa. Poco lontano, nella famosa Castelli, a cui si arriva percorrendo un sentiero secondario, si conclude l’itinerario. Il centro, infatti, è rinomato in tutto il mondo per la sua produzione di maioliche da diversi secoli. Quello proposto è un percorso che esplora solo una parte del territorio attraversato dall’Ippovia del Gran Sasso. Se si volesse esplorarla per intero sarebbero necessarie almeno due settimane. Tuttavia, poichè solo alcuni tratti del percorso hanno aree di sosta attrezzate per i cavalli e in diverse zone ci potrebbero essere delle interruzioni per via di smottamenti o a causa della vegetazione, conviene informarsi con attenzione prima della partenza. Va anche ricordato che è possibile seguire la strada principale, partendo da qualsiasi punto della stessa, o avventurarsi sui circuiti alternativi e i rami secondari che conducono verso altri borghi e paesi di indubbio interesse. Anche perchè, ora che è arrivata la bella stagione, c’è tutto il tempo per immergersi nella natura incontaminata della montagna più alta dell’Appennino in sella ad un fido destriero, tra pascoli, boschi, antichi abbeveratoi, accoglienti rifugi e vecchi borghi, tutti da scoprire.