testo di Ivan Masciovecchio.
Ogni anno nel mondo finiscono in discarica 1,3 miliardi di tonnellate di cibo ancora edibile a fronte di circa 900 milioni di persone che non riescono a sfamarsi. Solo in Italia si producono 5,6 milioni di tonnellate di alimenti in eccedenza con i quali si potrebbero nutrire 44 milioni di persone. Nasce da questo duplice paradosso che emerge dagli impressionanti dati FAO la campagna di sensibilizzazione contro lo spreco alimentare Eat Me Home – Non lasciarmi nel piatto promossa meritoriamente dal Dipartimento per la Salute e il Welfare della Regione Abruzzo e presentata questa mattina a Pescara all’interno della Sala Favetta del Museo delle Genti d’Abruzzo.
Un progetto incentrato principalmente sul coinvolgimento degli operatori della ristorazione abruzzese affinché nelle proprie strutture vengano adottate le circa 15.000 doggy bag realizzate in diversi formati dagli stessi uffici regionali in modo da rendere consapevoli i propri clienti del valore del cibo che avanza, troppo prezioso per essere lasciato nel piatto. «Ci piacerebbe rieducare i cittadini alle buone abitudini di una volta, a quei gesti che i nostri nonni mettevano in pratica al ristorante magari al termine di una festa in famiglia, quando non ci si vergognava di chiedere la cosiddetta mappatella da portare a casa con il cibo avanzato» ha dichiarato l’assessore Marinella Sclocco durante l’incontro al quale hanno partecipato anche alcune classi dell’istituto alberghiero cittadino.
Circa una trentina i ristoranti che hanno risposto positivamente all’iniziativa ritirando già in mattinata il materiale promozionale (oltre alle scatole alimentari sono state distribuite vetrofanie e tovagliette sottopiatto), dalla storica Taverna 58 di Pescara a Caldora Punta Vallevò di Rocca S. Giovanni (CH), da La Scarpetta di Venere di Campo di Giove (AQ) alla fattoria sociale Rurabilandia di Atri (TE); e poi il Plinius di Pescara, Cibomatto di Vasto (CH), Margazill di Città S. Angelo (PE), Terra di Solina di Capestrano (AQ), Al Metrò di San Salvo (CH), Font’Artana di Picciano (PE) ed altri ancora.
Coinvolti anche Maurizio Della Valle dell’Osteria La Corte di Spoltore – che ha dato dimostrazione di come si possano realizzare ottimi piatti partendo ad esempio dal recupero del pane, preparando per il pubblico presente due classici della tradizione abruzzese come il Pancotto e le Pallotte cac’e’ove – e Marcello Spadone del ristorante La Bandiera di Civitella Casanova, il quale tra le altre cose ha raccontato dei suoi piatti anti-spreco presentati al recente Meet in Cucina – il congresso sulla cucina d’autore giunto quest’anno alla sua quarta edizione, che abbiamo raccontato qui –: dal Carciofo in purezza, proposto utilizzando tutte le sue parti, anche le foglie più dure con le quali realizzare un estratto capace di conferire più sapore, alla nuova versione dell’Insalata invernale ottenuta con radici, erbe aromatiche, ortaggi e funghi secchi, arricchita da salse realizzate con gli scarti delle radici e da pane secco aromatizzato al rosmarino, per finire con l’ormai mitico ArrostiGin.
Oltre al coinvolgimento degli chef, però, contro lo spreco alimentare «tutti devono fare la propria parte come singoli cittadini» ha sottolineato la dirigente regionale del Servizio per il Benessere sociale Flora Antonelli, ispiratrice e anima del progetto. Concetto ribadito anche da Raffaele Cavallo, segretario regionale Slow Food Abruzzo-Molise, associazione da sempre sensibile a certe tematiche buone, pulite e giuste. «Questa campagna ha una straordinaria valenza sociale – ha dichiarato al termine della presentazione – e merita di essere portata all’attenzione dell’opinione pubblica, smuovendo le coscienze non solo dei ristoratori. Riguarda e coinvolge ciascuno di noi, in ogni nostra singola azione, dalla spesa quotidiana alle scelte alimentari, fino alla proposta di una cucina senza sprechi, recuperando magari gesti e saperi antichi come nel caso della preparazione delle virtù teramane». Perché l’atto di non sprecare è quanto di più virtuoso ci possa essere, per chiudere con le parole di Carlo Petrini – che di Slow Food è il fondatore – che proprio così si espresse a proposito del piatto iconico della gastronomia abruzzese in una delle sue visite in Abruzzo, rimarcandone l’aspetto ecologicamente ed eticamente sostenibile.