testo di Ivan Masciovecchio.
Tra un tintinnar di calici e campane, la scorsa domenica si è felicemente conclusa la terza edizione di Vini d’Abbazia, la rassegna enologica nata con l’intento di mettere in rete produttori impegnati nella valorizzazione di vigneti di origine monastica la cui storia e qualità riflettono il lavoro, l’abilità e lo spirito dei padri fondatori, dal Medioevo ai giorni nostri.
Accolti nella tranquillità del suggestivo borgo di Fossanova a Priverno (LT) – una realtà unica dove è rimasta inalterata l’atmosfera dell’abbazia cistercense del XII secolo, curata quotidianamente dai sacerdoti missionari dell’Istituto del Verbo Incarnato –, oltre quattromila visitatori hanno potuto degustare i vini delle numerose cantine presenti, dalle venti abbazie italiane sparse un po’ lungo tutta la Penisola alle dieci della Francia, compresa la presenza straordinaria dell’abbazia georgiana di Alaverdi e la significativa partecipazione delle otto cantine della Strada del Vino di Latina, dei produttori della Strada del Cesanese del Piglio e del Consorzio del Cesanese DOCG, delle cantine della DOC del Cabernet di Atina, oltre ai produttori delle cantine associate a Confagricoltura Latina.
Con realtà rappresentative dell’intero territorio nazionale – dall’Abbazia di Novacella in Alto Adige all’Abbazia di Crapolla nella costiera sorrentina in Campania –, a questo proposito spiace registrare l’assenza dell’Abruzzo, che pure potrebbe contribuire a pieno titolo al racconto diffuso di queste piccole-grandi comunità dalla storia millenaria con la sua Abbazia di Propezzano di origine benedettina, circondata dai vigneti della omonima cantina nel contesto paesaggistico delle colline teramane. Ci auguriamo che per la prossima edizione i titolari e gli organizzatori dell’evento riescano a trovarsi arricchendo così il già consolidato parterre anche con questa eccellenza regionale.
Tornando all’evento organizzato con il contributo di Regione Lazio e ARSIAL, della Camera di Commercio Frosinone Latina, di Confagricoltura e la collaborazione, tra gli altri, del comune di Priverno, della Direzione Regionale Musei Lazio e di Slowine, oltre ai banchi d’assaggi allestiti negli ambienti del chiostro i tre giorni di Vini d’Abbazia hanno ospitato nel refettorio anche diverse masterclass risultate di grande attrattiva per appassionati e addetti ai lavori, facendo registrare il tutto esaurito per quelle dedicate alle bollicine francesi e ai grandi rossi della Borgogna – organizzate con Les Vins d’Abbayes – e per quella dedicata alla millenaria tradizione dei vini monastici della Georgia tenuta dell’enologo Donato Lanati. Di grande fascino anche la lezione condotta da Marco Caprai dedicata al Sagrantino di Montefalco, il vino fiore all’occhiello dell’Umbria, così come hanno richiamato molti appassionati gli incontri sui vini del territorio laziale, dal Cesanese al Bellone, fino al Cabernet di Atina, e quelli sui vini estremi delle Alpi e sulle produzioni in anfora.
Infine, valore aggiunto della manifestazione, l’ampio spazio dedicato ad alcuni appuntamenti culturali, con il convegno sulle risorse del territorio rappresentate dalla triade vino-turismo-cultura, la mostra sulle abbazie partecipanti allestita nella sala consiliare e le visite guidate curate da Slow Food Travel alla stessa Abbazia di Fossanova – capolavoro del primo stile gotico italiano edificato tra il 1163 e il 1208, divenuto monumento nazionale nel 1874 – e al borgo medievale arricchito dai resti di una villa romana del I secolo a.C., che hanno contribuito a restituire a Vini d’Abbazia quella bi-dimensionalità di luogo mistico sospeso nel tempo eppure concretamente di-vino, dove sentirsi autenticamente accolti e in pace col mondo.