testo di Ivan Masciovecchio.
Il lungo periodo del lockdown dovuto alla diffusione dell’emergenza Covid-19 li ha sorpresi i primi giorni del marzo scorso nel bel mezzo della pianificazione della quinta stagione dei loro «slow cultural concert», forma e sostanza di uno dei festival musicali più originali e sorprendenti d’Abruzzo. Stiamo parlando di Paesaggi Sonori, il progetto nato dalla fantasia degli abruzzesi Massimo Stringini e Flavia Massimo con l’intento di valorizzare e promuovere le meraviglie naturalistiche e culturali regionali, unendo le proprie comuni passioni per la musica, la montagna, l’espressione artistica e l’ambiente, proponendo concerti dal taglio intimo e crepuscolare all’interno di insoliti scenari naturali da raggiungere esclusivamente a piedi, magari al calar del sole, rischiarati solo dalla lucentezza delle stelle.
Disorientati ma indomiti, i due giovani organizzatori hanno investito quel tempo sospeso a riflettere e ragionare, «restando costantemente in contatto con la comunità artistica e culturale» come racconta a Tesori d’Abruzzo lo stesso Massimo Stringini. «Da questi momenti di confronto sul futuro di tutto il comparto culturale, artistico e turistico, la nostra filosofia di festival di musica, arte e paesaggio ne è uscita rafforzata, con la consapevolezza di aver già da tempo intrapreso la giusta strada coniugando lo spettacolo dal vivo con il turismo di prossimità, ma soprattutto di aver concepito e ricercato come base di partenza per ogni singolo evento e progetto la relazione strategica che intercorre tra cultura, benessere, salute, educazione e sensibilità sociale».
Allora Massimo, finalmente ci siamo. Da dove, e come, si riprende emotivamente il cammino verso la bellezza?
Si ricomincia il 25 luglio da Peltuinum, nel comune di Prata d’Ansidonia, un luogo significativo per la storia e l’antropologia della nostra regione; antica città vestina fondata tra il II ed il I secolo a.C., attraversata dal Tratturo Magno ed inserita in un paesaggio unitario incorniciato a nord dal massiccio del Gran Sasso d’Italia e a sud dal gruppo montuoso del Sirente-Velino. La scenografica location ospiterà il concerto al tramonto della cantautrice italiana Cristina Donà (voce e chitarra) con il suo progetto “3IO” insieme a Saverio Lanza (chitarra, basso e piano) e Cristiano Calcagnile (batteria e percussioni). Ad aprire il concerto della Donà ci saranno gli Sherpa, una band nata tra i monti d’Abruzzo, che ci accompagnerà in un viaggio sonoro dalle molteplici destinazioni, da melodie shoegaze alla psichedelia, fino a contaminazioni orientali che rimandano all’India. I biglietti per questo e per tutti gli altri spettacoli sono già disponibili sul circuito ciaotickets.com
Per Cristina un gradito ritorno in Abruzzo a due anni dallo splendido concerto di Rocca Calascio [QUI la nostra recensione] che quest’anno, invece, sarà scenario di una novità assoluta…
Sì, per il secondo appuntamento in programma il 7 agosto a Rocca Calascio arriverà Teho Teardo con il quale godremo dello spettacolo del tramonto tra le vette più alte d’Appennino. Musicista, sound designer e compositore italiano tra i più originali ed eclettici nel panorama europeo, nel corso della sua carriera ha vinto un David di Donatello, il Nastro d’Argento, il Ciak d’Oro e il Premio Ennio Morricone. In questo particolarissimo concerto in quota, presenterà alcuni dei suoi brani più rappresentativi dal vivo con la violinista Elena De Stabile e la violista Ambra Chiara Michelangeli.
Procedendo dagli Appennini alle onde, questa anomala quinta edizione terminerà il cammino in riva all’Adriatico…
Dal Gran Sasso d’Italia alla Costa dei Trabocchi, passando per il Tratturo Magno di Peltuinum, il 23 agosto avremo un doppio appuntamento all’alba con due artiste e donne speciali, per un finale di stagione intenso, rilassante e di buon auspicio. Si comincerà alle ore 5 del mattino sulla spiaggetta del Trabocco Sasso della Cajana, a Vallevò di Rocca San Giovanni, per il concerto della talentuosa Emanuela Ligarò, in arte Gold Mass, che presenterà il suo album d’esordio, “Transitions”. Incentrato sulla musica elettronica, il suo progetto musicale è sorprendente, tanto da aver suscitato l’interesse e le attenzioni di produttori internazionali del calibro di Howie B (Bjork, U2, Tricky), Marc Urselli (Lou Reed, Nick Cave, Mike Patton) e Paul Savage (Mogwai, Franz Ferdinand, Arab Strap).
Subito dopo il concerto faremo idealmente colazione con Erica Mou ascoltando il reading del suo romanzo “Nel mare c’è la sete” (Fandango Libri), nel quale l’autrice demolisce la retorica zuccherosa delle relazioni d’amore e racconta come dietro ogni coppia perfetta possa nascondersi un doppio fondo inaspettato.
Quali saranno gli accorgimenti che adotterete per rispettare i protocolli imposti dall’emergenza Covid?
Abbiamo predisposto un piano sicurezza specifico per ogni concerto e location, partendo dall’osservazione scrupolosa di tutte le normative previste dall’ordinanza regionale 74 riguardo le attività di spettacoli musicali all’aperto. Sulla nostra pagina Facebook si potranno consultare gli eventi ed il vademecum anti-Covid previsto. Riguardo il distanziamento e le sedute in platea, queste sono segnalate con dei tappetini posizionati sul prato; ci saranno file dedicate a posti singoli ed altre dedicate a gruppi di congiunti, anche se in luoghi così ampi viene spontaneo non accalcarsi. Il nostro format non prevede sedie e panche e invita lo spettatore a sedersi sul prato portando con sé il proprio telo. Per questo possiamo affermare che nei nostri eventi da sempre si crea automaticamente una sorta di distanziamento, poiché nessuno si siederebbe sopra il telo di un altro invadendo l’intimità degli spazi.
Durante la fase di programmazione avevate pensato anche a nuove location?
A dire il vero ci abbiamo provato, ma il periodo non ha giocato a nostro favore, dunque rimanderemo al prossimo anno le nuove ambientazioni individuate in regione, e qualcosa bolle anche fuori regione.
Voi che sul rispetto della natura, su una certa attitudine slow e sulla valorizzazione di luoghi insoliti d’Abruzzo avete forgiato un po’ il tratto distintivo della vostra proposta, cosa vi aspettate da questa riscoperta forzata causa Covid della voglia di spazi all’aperto, di montagna, di contatto con l’ambiente?
Il dibattito attuale nel settore è tutto incentrato sulla ripartenza, su come tornare a fare turismo, cultura, spettacolo, ma spesso si è miopi e si finisce per ragionare su come tornare alla dimensione precedente, senza invece fermarsi a considerare questo periodo storico come un’opportunità concreta per ripensare le destinazioni turistiche e culturali, ridisegnandone le pratiche di accoglienza e vivibilità. Noi concepiamo i luoghi della cultura, i piccoli borghi di montagna e l’ambiente naturale che ci circonda come infrastrutture culturali e sociali di prossimità volte ad accrescere il tessuto e l’identità di un territorio, che da quel territorio traggono non solo il loro sostegno ma anche la loro stessa ragion d’essere. Interpretare questi luoghi non come parte attiva del tessuto sociale ma come mere attrazioni turistiche, ci espone al rischio di creare dei bellissimi non-luoghi, piegando l’intera struttura organizzativa verso la sola “gestione” dei flussi di cassa vincolandoli esclusivamente alla bigliettazione e/o prenotazione di un pernotto o di una cena nell’indotto di riferimento, prima ancora che verso una più stabile e sostenibile accessibilità. Ribadiamo quindi, ancora una volta, che l’uso edonistico del patrimonio culturale a soli fini turistici non funziona più e che bisogna impegnarsi nella sua promozione ricercando una connessione anche emotiva con il visitatore.
Tra le tante cose belle di Paesaggi Sonori, quella della foto di gruppo al termine del concerto, riuniti tutti stretti, pubblico ed organizzatori, attorno ai musicisti, lo era in modo particolare. Ora come si farà? Secondo voi, basterà aspettare un anno per tornare a riabbracciarsi?
Torneremo ad abbracciarci, ma non saprei davvero dire quando questo sarà possibile. La foto di gruppo al termine del concerto ha sempre rappresentato per noi il sentimento dell’unione che si crea tra pubblico, artisti, paesaggio e organizzatori durante l’evento. Quest’anno non sarà possibile nella sua consueta forma, ma siamo convinti di poterlo testimoniare anche a distanza. Ci organizzeremo con un ampio grandangolo per un abbraccio collettivo immaginario, vedremo!