testo di Ivan Masciovecchio.
Arte, gusto, cultura, territorio. Sono i pilastri del progetto GAL e dintorni attorno ai quali il GAL Terreverdi teramane guidato da Rosalia Montefusco (direttore) e Pasquale Cantoro (presidente) è al lavoro per tracciare – si spera entro il prossimo anno – cinque itinerari tematici volti a potenziare l’offerta turistica dell’area di propria competenza, accompagnando i viaggiatori alla scoperta di paesaggi naturali e borghi storici di rara bellezza, tra tipicità enogastronomiche e iniziative culturali, coniugando turismo lento e attivo in una logica di messa in rete e condivisione delle esperienze.

Presentati ad un ristretto numero di operatori, giornalisti ed addetti ai lavori nell’ambito di un calendario di uscite in anteprima, nei giorni scorsi il terzo di questi mini-tour (in)formativi ha raggiunto la prosperosa Valle del Vomano, in quel lembo delle Colline Teramane compreso nel comune di Morro d’Oro dove vigneti e uliveti si susseguono con infinita generosità, pervasi dall’aria salmastra dell’Adriatico e protetti alle spalle dalle montagne d’Appennino.
La visita ha preso avvio dal Frantoio Montecchia, azienda familiare prossima ai trent’anni di attività, Oscar Green di Coldiretti nel 2020 per il servizio di agriyoga, dove alla tradizionale pratica di meditazione di origine indiana viene affiancata una passeggiata in campagna ed una degustazione consapevole di oli e altri prodotti coltivati nel proprio orto circolare. Fondata da Gennaro nel 1996, oggi dispone di circa 30.000 piante sparse su 80 ettari e comprendenti oltre 15 cultivar incluse le varietà Frantoio, Leccino, Dritta, Tortiglione, Carboncella e Castiglionese – dalle quali si ricava l’olio EVO Pretuziano delle Colline Teramane DOP –, nonché l’Ascolana del Piceno DOP il cui areale include anche gran parte della provincia di Teramo. La produzione è completamente in regime biologico, mentre l’installazione di pannelli solari sul tetto dello stabilimento garantisce la quasi autosufficienza aziendale per quanto riguarda il consumo energetico.

Salutata la famiglia Montecchia dopo un suggestivo giro in jeep tra gli ulivi e le piante di frutta che circondano il frantoio e soprattutto dopo un gustosissimo e abbondante sdijuno tra i profumi e i colori dell’orto, i partecipanti hanno raggiunto la vicina Abbazia di Santa Maria di Propezzano, capolavoro del romanico abruzzese situato non troppo distante dall’altrettanto splendida San Clemente al Vomano. Accolti sul sagrato davanti al caratteristico nartece – il porticato esterno addossato alla facciata – dallo storico dell’arte Alberto Melarangelo, ci si è potuti immergere nella storia e nei segreti di questo autentico gigante di pietra edificato in un luogo definito propizio all’agricoltura – da qui l’attribuzione del nome – dai benedettini ed in seguito posseduto dagli Acquaviva di Atri al cui interno, tra corpo centrale e chiostro, si possono ammirare ben quattro secoli di affreschi databili tra il XIV ed il XVII secolo.

Privatizzata in epoca napoleonica, venne dichiarata monumento nazionale nel 1902. Nel 1871 la parte conventuale con annessi vigneti e possedimenti è già di proprietà della famiglia Savini, che avvia la produzione di vino conferendo le uve alla cantina Casal Thaulero. Dal 2012 è quindi Paolo Savini de Strasser a proseguirne il lavoro con il nome di Abbazia di Propezzano, imbottigliando i primi due vini da uve autoctone Passerina e Pecorino. Presentata da Cristiana Canzio, moglie di Paolo e responsabile dell’accoglienza e degli eventi in cantina, oggi l’azienda possiede 80 ettari di cui circa 17 vitati a corpo unico. Montepulciano, Cerasuolo e Trebbiano d’Abruzzo i vini monovarietali prodotti in aggiunta alle prime bottiglie ai quali si somma anche un blend da uve Falanghina e Pecorino affinato in anfora.

Circondati dagli affreschi ottocenteschi dello splendido refettorio adibito normalmente a sala degustazione, i partecipanti hanno potuto deliziare il palato con alcuni prodotti del territorio ed un fresco calice di Pecorino prima di trasferirsi al piano superiore per la cena con vista sul chiostro realizzata per l’occasione dallo chef Francesco Auricchiella del Bistrot 24 di Roseto degli Abruzzi (TE). Tacchino alla Canzanese con verdure agrodolci; Lasagnette di verdure estive con fonduta di pecorino di Castel del Monte; Pan Bao pulled di maiale nero alla genziana e le sue spezie; Più o meno una torta di mele, i piatti serviti in abbinamento (suggerito) a tre vini aziendali.

La serata si è poi chiusa con le trascinanti note dell’Ethnic Project Danilo Di Paolonicola Quartet arricchite dalla straordinaria tromba di Flavio Boltro. Tra improvvisazioni jazz, influenze balcaniche ed atmosfere mediterranee, il concerto organizzato nell’ambito dell’Abbazie Jazz Festival ideato dall’associazione Luzmek (QUI il calendario completo) ha condotto gli ascoltatori attraverso un viaggio musicale dai confini felicemente indefiniti in grado di amplificare le emozioni grazie ad una contaminazione sonora e culturale davvero coinvolgente. Per una quadratura perfetta del percorso tracciato dal GAL Terreverdi Teramane nel solco di quelle coordinate accennate in apertura di articolo e che si spera venga messo a sistema in modo accessibile e soprattutto in tempi ragionevoli al fine di arricchire magari già dal prossimo anno l’offerta turistica per chi sceglierà di perdersi tra le infinite meraviglie d’Abruzzo.