Sono cento le splendide, suadenti immagini con le quali Luciano D’Angelo, uno dei più riveriti ed impegnati fotografi abruzzesi, ha voluto consegnare, affidandoli ad un volume che è esso stesso opera d’arte, lo stupore meditativo e si direbbe l’intima fascinazione provata nei confronti del suo Abruzzo magnificamente edito da “de Siena editore”
di Sandro Galantini
Una terra che alla ancora virginale bellezza del paesaggio, dalle Gole del Sagittario ai boschi di Pettorano sul Gizio, dai severi ambienti del Gran Sasso alle vette del Velino, aggiunge, e può vantare, emergenze architettoniche e testimonianze d’arte di tale bellezza da stordire, come la quattrocentesca Vergine attribuita ad Andrea De Litio o le preziose ceramiche di San Donato a Castelli.
Sembra quasi, scorrendo le raffinate, tipograficamente curatissime pagine di In Abruzzo (Luciano D’Angelo, In Abruzzo, Pescara, De Siena Editore, 2011, pp. 162, euro 70), che con le sue fotografie D’Angelo abbia voluto liberare segni al silenzio e all’afonia, e in qualche maniera opporsi, indugiando sulla ricerca di un’immagine in cui ogni dettaglio è importante per lo spettatore, alla verbosità del mondo. Sicché, lo sguardo lenticolare di Luciano D’Angelo che usa il mezzo fotografico come un poeta il suo taccuino, si posa garbatamente, ma con forti marcature emozionali, su luoghi e monumenti, ma anche sulle persone rispettando sempre l’atmosfera esistente tra i personaggi e l’ambiente in cui vivono, facendone così, con il soccorso degli illuminanti testi approntati da Sandra Fiore e Alessandro Ricci, un intrigante viaggio nel tempo e nello spazio. Testi realizzati sia in italiano che in inglese, piccolo particolare di non trascurabile importanza.
Ed è, se vogliamo, un viaggio vorace che, nel non trascurare la contemporaneità e l’organizzazione sociale, giunge ad includere le forme della quotidianità, i riti delle feste e, insomma, i particolari corporei, gestuali e fenomenologici che D’Angelo, con straordinaria capacità espressiva e congruenza, riesce ad evidenziare sia nei ritmi sia nelle inusuali cadenze, tanto da rendere In Abruzzo non solo la esemplare testimonianza visiva della ricchezza paesaggistica, artistica, storica e sociale posseduta da una regione forse non ancora sufficientemente nota ed apprezzata, ma anche l’atto d’amore di chi volendo ricostruire, attraverso l’immagine, l’identità di vita e di storia della sua terra, pure occasiona un ordito compatto di pensieri, di riflessioni e di emozioni.