Testo a cura di Rosanna Contento
La realizzazione del Parco della Costa Teatina rappresenta un doveroso impegno nei confronti della tutela di un territorio unico che rischierebbe altrimenti di scomparire con tutte le sue bellezze e le sue risorse
Colline boschive e operosamente modellate dalla mano dell’uomo con vigneti e uliveti scendono fino al mare dando forma ad un paesaggio variegato, dove il litorale di sabbia, sassi, insenature e tratti lineari è caratterizzato dalle tipiche strutture dei trabocchi, piattaforme di legno che in tempi neanche troppo lontani erano destinate alla pesca e oggi restano il simbolo di una cultura del fare della tradizione marinara. Parliamo della Costa dei Trabocchi e del progetto che vuole preservare i suoi colori e le sue risorse, in particolare quelle del mare, ma anche quelle agricole, attraverso la realizzazione del Parco della Costa Teatina. La tutela dell’area, oltre a favorire lo sviluppo turistico del litorale, porrebbe maggiori difficoltà alle compagnie petrolifere che da tempo cercano profitto nel fondale dell’Adriatico. L’estrazione del petrolio, possibilità che ha più volte sollevato le proteste di cittadini e associazioni, metterebbe a rischio la salubrità del territorio, l’agricoltura, la pesca e le risorse caratteristiche, quelle naturali, che sono alla base di un potenziale e sostenibile sviluppo turistico della costa. Istituito nel 2001 per proteggere e valorizzare le risorse naturali del tratto di costa che abbraccia i comuni di Ortona, San Vito Chietino, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Torino di Sangro, Casalbordino, Vasto e San Salvo, il Parco della Costa Teatina è un parco cartaceo, che ad oggi non ha avuto uno sviluppo concreto e definitivo, ma è stato al centro di un dibattito, politico e non, che si è protratto per più di dieci anni e non si è ancora spento, tuttavia, dopo più di un decennio e in seguito a ripetute proroghe, i primi passi verso l’effettiva realizzazione sembrano muoversi attraverso la definizione della perimetrazione del Parco. Per sostenere la realizzazione di quello che sarebbe il quarto parco nazionale dopo il Parco Nazionale d’Abruzzo, il Parco del Gran Sasso e Monti della Laga e il Parco della Majella, nel 2010 è nata la Costituente per il Parco Nazionale della Costa Teatina “Vogliamo il Parco”, risultato della collaborazione tra assessori, consiglieri comunali e regionali, imprenditori turistici, associazioni di categoria, sindacati, ricercatori universitari, cooperative giovanili, giornalisti, associazioni ambientaliste e culturali, voci che hanno trovato l’opposizione di coloro che temono vincoli alle attività economiche esistenti sulla costa, in particolar modo rispetto all’agricoltura e allo sviluppo edilizio. Molti agricoltori lamentano vincoli su terreni agricoli annessi ad aree protette e i danni portati dal numero crescente dei cinghiali che danneggiano le coltivazioni e sono spesso causa di incidenti stradali, in sostanza il no dei coltivatori scaturisce dal timore di ulteriori danni e limitazioni. A riguardo la Costituente propone una zonizzazione che prevede la protezione integrale in aree limitate e già protette e la riqualificazione ambientale in aree soggette a rischio idrogeologico, inoltre, per gli agricoltori il Parco rappresenterebbe un vantaggio, i prodotti dell’agricoltura potrebbero essere promossi attraverso il marchio del Parco, frutta, ortaggi e le produzioni di olio e vino acquisterebbero valore. Per quanto concerne l’edilizia, l’obiettivo principale è quello di arginare il consumo del suolo investendo nella ristrutturazione degli edifici già esistenti, in modo da valorizzare il patrimonio immobiliare presente, accrescendo il suo valore, e in modo da salvaguardare l’ambiente dalla cementificazione. L’istituzione del Parco costituisce un’occasione per creare nuove opportunità per ristoratori, albergatori, guide turistiche, il turismo sportivo può essere una valida strategia di sviluppo ed è auspicabile, con questo fine, la realizzazione della Via Verde sul vecchio tracciato della ferrovia, libero dai binari dal 2005. Il progetto, già finanziato, ma non ancora in opera, prevede la riqualificazione del tratto di costa attraverso l’introduzione della pista ciclopedonale che permetterebbe di immergersi nelle bellezze della costa godendone pienamente. A partire dalle genuine risorse della terra e del mare la scoperta della cucina locale può essere uno stimolo a visitare il territorio, in modo che le produzioni e il Parco si promuovano a vicenda. In particolare, come proposto dalla Costituente, potrebbe suscitare interesse la reintroduzione di produzioni agricole tradizionali, che constano di specie e varietà locali di qualità oggi non più coltivate, riscoprendo così anche le ricette tradizionali associate ai prodotti. L’area interessata coinvolge, inoltre, vari paesi, che possono offrire ai visitatori del parco il loro patrimonio artistico e culturale, costituito da testimonianze storiche, ma anche attività artigiane, tradizioni religiose e culinarie. Il Parco può definirsi una risorsa considerevole se si concilia realmente con i bisogni del territorio, pertanto è indispensabile favorire la partecipazione della popolazione e di tutte le componenti interessate per creare delle opportunità di sviluppo concertate. Se alla realizzazione del Parco segue una gestione realmente efficace, se le azioni sono condivise e improntate ad uno sviluppo sostenibile, il parco può davvero rappresentare una risorsa preziosa sia del punto di vista economico, sia riguardo al miglioramento delle qualità di vita della popolazione. Gli abitanti del territorio beneficerebbero dell’aumento di possibilità occupazionali, dovuto all’instaurarsi di nuove attività imprenditoriali e alla necessità di figure che operano per la gestione del Parco; di un ambiente più salubre e controllato, grazie all’adozione di strategie per il risparmio energetico, all’uso di energie alternative, ad una gestione ottimizzata dei rifiuti, al controllo dell’inquinamento delle acque e del terreno; ma anche di nuovi servizi, solo per citarne alcuni, i trasporti, le attività sportive e i luoghi di svago attrezzati. Attraverso l’attuazione di progetti di educazione ambientale il parco può svolgere anche una funzione di sensibilizzazione diretta sui temi della tutela del patrimonio naturale e antropologico, con l’intento di far presa sulle nuove generazioni, in modo da avere ricadute positive sulla salvaguardia futura del territorio.

L’AMBIENTE
A ridosso della costa, la collina talvolta degrada dolcemente, talvolta crea delle falesie alte su spiagge chiuse in insenature suggestive, è il caso delle spiagge di Punta dell’Acquabella e Ripari di Giobbe, entrambe abbracciate dalle omonime riserve regionali. Al di sopra delle falesie trova spazio la macchia mediterranea, al di sotto le insenature ospitano spiagge di ciottoli in prevalenza chiari, bagnati da acque trasparenti. Altre riserve naturali si incontrano proseguendo verso sud: la Riserva di Rocca San Giovanni “Grotta delle Farfalle” è ricca di una fitta vegetazione, tra cui scorre un ruscello e si incontrano piccoli stagni. Il verde caratteristico della collina mostra ulivi, arance, nespole e ginestre. La spiaggia nel comune di Rocca San Giovanni, tra Vallevò e Punta Torre, si estende per sei chilometri ed è costruita da ghiaia e pietre. Nel comune di Torino di Sangro la Lecceta, densa e aggrovigliata, figura come l’unico bosco litoraneo dell’Adriatico, sopravvissuto al disboscamento delle terre, è diventato rifugio per varie specie animali, in particolare, il sito è l’unico abruzzese in cui la Testuggine di Hermann vive libera e si riproduce. Nel territorio di Vasto la Riserva Punta Aderci può vantare una spiaggia sabbiosa, ricca di valore naturalistico, quella di Punta Penne, mentre il promontorio di Punta Aderci domina l’area e le spiagge ciottolose sottostanti. Le dune sabbiose e la zona retrodunale umida caratterizzano la Riserva di Vasto Marina che risulta maggiormente antropizzata.
I PRODOTTI DEL TERRITORIO
Il territorio della costa teatina offre vari prodotti agricoli, d’allevamento e ittici, che caratterizzano la cucina tipica locale. Dalla predominanza di uliveti e vigneti nel paesaggio agricolo si intuisce l’abbondante produzione di vino e olio che caratterizza la zona, il Montepulciano, il Trebbiano D’Abruzzo, la Cococciola, il Pecorino e lo Chardonnay sono tra le qualità di vino prodotte; dalle olive, oltre al genuino olio extravergine, utilizzato anche per conservare verdure e ortaggi sott’olio, si ricavano varie salse e paste. Prodotti particolarmente caratteristici della costa sono gli agrumi, soprattutto arance a polpa gialla o con pigmenti rossi ma, in minore quantità, anche limoni e mandarini, la lavorazione di questi prodotti dà origine a marmellate e oli agrumati, soprattutto a Treglio, San Vito, Rocca San Giovanni e Fossacesia. I salumi derivati dalla lavorazione delle carne del maiale sono degni di nota, come ad esempio la ventricina, tipica del vastese. Per quanto concerne il pescato, nelle vicinanze della costa si pescano cefali, spigole, mormorroni, seppie bianchetti e alici, tra i pesci di fondo si trovano rane pescatrici, razze, triglie e scorfani. Uno dei piatti tipici a base di pesce è il brodetto, da guastare, ad esempio, secondo la ricetta vastese o san vitese. Tra i primi tipici le sagne, il rintrocilo, la chitarra, il brodo di gallina con polpettine e cardo, mentre tra i secondi tradizionali si trovano gli arrosticini, pallotte cacio e uovo, ossia polpette di uova e formaggio fritte e scese nel sugo, “pizza e fojie”, ovvero una pizza di granturco con verza, sardine fritte e peperoni dolci rossi. Tra i dolci tipici più comuni: le pizzelle, le nèvole di Ortona, i bocconotti di Castel Frentano, le crespelle e i tarallucci.

ATTIVITà SPORTIVE
La presenza di quattro porticcioli turistici lungo la costa dei trabocchi nei comuni di Ortona, Fossacesia, Vasto e San Salvo può favorire l’incremento di alcune attività sportive come la vela, mentre alcune spiagge, ad esempio quella distesa e aperta di Fossacesia, si prestano ad ospitare sport emergenti, come il kitesurf e il sup. Il kitesurf consiste nel solcare le onde con i piedi sulla tavola trascinati da una vela, una sorta di aquilone legato ad un boma con cavi sottili; invece il sup si pratica stando in piedi su una tavola mentre si pagaia dolcemente sull’acqua. Altri sport potrebbero essere introdotti organizzando corsi e punti di noleggio attrezzatura, attività come windsurf, canoa, sci d’acqua e subacquea rappresentano un’attrattiva per i turisti, ma soprattutto per i giovani che spesso sono alla ricerca di vacanze movimentate. Il tracciato ferroviario che dovrebbe essere convertito in Via Verde consisterebbe in un percorso da effettuare in bici, a piedi o a cavallo, si tratta di un sentiero percorribile anche oggi, ma attraversando spesso tratti sporchi, degradati o al buio delle gallerie. L’introduzione della Via Verde, inoltre, darebbe l’impulso alla creazione di nuove attività imprenditoriali, come punti ristoro o noleggio bici.
I PERCORSI DELLA FEDE
La Costa dei Trabocchi, oltre alle sue bellezze naturali, artistiche e alle sue bontà enogastronomiche, è un’area che ha importanza dal punto di vista religioso, include nel suo territorio località che sono state scenario di eventi prodigiosi o conservano reliquie di Santi, oggetto della devozione di molti fedeli. Un percorso di fede può abbracciare varie chiese e santuari: a Vasto, nella chiesa di Santa Maria Maggiore si custodisce la Sacra Spina, una spina della corona di Gesù, giunta nella cittadina perché donata da Pio IV ad Alfonso D’Avalos. A Casalbordino il Santuario della Madonna dei Miracoli è stato eretto in omaggio alla Madonna che apparve in quei luoghi nel 1576 ad un agricoltore di Pollutri, nel giorno della Pentecoste. A Fossacesia, spostandosi verso la collina, si raggiunge l’Abbazia di San Giovanni in Venere, dove oltre a raccogliersi in preghiera nella bellissima chiesa, dove si fondono elementi romanici e gotici, è possibile osservare il paesaggio marino di un lungo tratto della costa. Proseguendo nel percorso non si può evitare di dirigersi verso l’interno per visitare il Miracolo Eucaristico di Lanciano, qui nel secolo VIII, durante la celebrazione della messa da parte di un monaco che dubitava della reale presenza di Cristo nell’Eucarestia, l’ostia e il vino si trasformarono in vera Carne e vero Sangue, le reliquie del miracolo sono meta del pellegrinaggio di fedeli da tutto il mondo. Tornando sulla costa, ad Ortona, dal 1258, sono conservate le spoglie di San Tommaso, il patrono che dà il nome alla basilica e viene omaggiato il 3 luglio con la festa del Perdono, legata alla concessione papale dell’indulgenza plenaria.