Messi da parte maglioni, sciarpe e cappotti, è tempo di celebrare il risveglio della natura dopo il lungo riposo invernale. Quale miglior modo se non quello di approfittare dei tanti eventi culturali e feste tradizionali che l’Abruzzo offre in questo periodo?
testo di Chiara Di Giovannantonio, foto di Gino Di Paolo
La prima delle cinque feste che presentiamo è in onore alla Madonna dell’Alno che si tiene il 18 maggio a Canzano (Te). La celebrazione è legata ad un’apparizione avvenuta in quello stesso giorno nel lontano 1480 a Floro di Giovanni, un contadino che mentre arava il suo campo vide comparire la Signora sulla sommità di un pioppo bianco – Alno per l’appunto – che avrebbe manifestato la sua volontà a chiare parole, dicendo “Io sono la Regina del Cielo: va in Canzano, e dì a quel popolo esser mia volontà che si edifichi una Chiesa in mio onore nel Piano del Castellano”. Dopo un primo e un secondo rifiuto dei paesani a perseguire l’opera, il giovane, secondo la leggenda, mostrò loro di essere davvero portatore del messaggio mariano domando un cavallo impetuoso che arrivò ad inginocchiarsi. Da qui deriva la festa patronale che ancora oggi è seguita con grande partecipazione dopo cinque secoli dai Canzanesi.
Intorno alla terzultima domenica di maggio, quella che precede il 24, ha luogo a Bucchianico (Ch), la rievocazione storica di un evento accaduto intorno al 1300, quando erano ampiamente diffusi anche in Abruzzo citeriore i centri comunali. La manifestazione “I Banderesi”, che prende il nome dai vestiti a bande rosse e blu indossati dai cittadini in occasione dello scontro tra il piccolo borgo e la più forte città di Chieti, allora detta Teate, ripropone ogni anno un fatto storico segnato anch’esso dall’intervento miracoloso di un santo. Infatti, le truppe teatine si sarebbero ritirate in seguito alla strategia messa in atto dal Sergentiere del borgo, che in sogno aveva ricevuto istruzioni al riguardo da Sant’Urbano: creata l’illusione di un grande esercito, grazie al travestimento di gran parte degli uomini disponibili e al movimento continuo degli stessi sui camminamenti delle mura, Bucchianico fu risparmiata e l’invasione conclusa con una pacifica trattativa.
A cavallo tra maggio e giugno, a Silvi (Pe) viene rivissuta ogni anno un’antica tradizione popolare, quella de “Lu Ciancialone”. Nella piazza principale del paese i giovani trasportano numerose fascine di canne, a spalla o trascinandole al suolo, incitati dalla folla. Conclusa la fase di raccolta, iniziano a costruire in lunghezza un fusto che può raggiungere anche i dieci metri, assemblando tra loro le asticelle. Il gigantesco fascio viene così sollevato in altezza, issato e bilanciato con un sapiente gioco di funi che serve a mantenerlo in piedi e a regolarne la stabilità. Infine, quando ormai è giunta la notte, un uomo si arrampica sulla struttura e dà fuoco alle canne, creando così una pira fiammeggiante attorno a cui si raccolgono gli spettatori per ballare e festeggiare.
La festa, in onore di San Leone, vuole ricordare un episodio avvenuto nel XIV secolo, all’epoca delle incursioni turche quando il santo, che allora era solo un giovane coraggioso, contribuì a salvare la cittadina.
Di tutt’altro stampo è la manifestazione che si tiene la prima domenica di giugno a Giuliano Teatino (Ch), tutta rivolta ad una delizia di stagione di cui la località può vantare ben dieci diverse varietà: le ciliegie. La sagra, giunta alla sua ventinovesima edizione, benché sia incentrata sul frutto che allieta le tavole italiane per un solo mese all’anno, non è tutta volta alla kermesse agroalimentare che da sola richiama migliaia di turisti. La festa è allietata da diversi eventi, tra cui un’estemporanea pittorica chiamata “La Collina dei Ciliegi” al mattino e, come da tradizione, la sfilata di carri allegorici nel pomeriggio. Oltre agli stand gastronomici pieni delle colorate e vivaci ciliegie e dolci a tema, ci sono banchetti dedicati ad altri prodotti tipici locali, per la felicità dei buongustai.
Ultima ma non ultima, in questo elenco votato a segnalare solo alcune tra le centinaia di eventi che si svolgono in primavera in Abruzzo, c’è la festa di San Zopito a Loreto Aprutino (Pe), il Lunedì di Pentecoste. La tradizione che si ripete da trecento anni, è caratterizzata da una processione alla cui testa viene fatto sfilare un bue bianco, cavalcato da un bimbo o una bimba vestito di chiaro, con in bocca un garofano rosso, a rappresentare l’angelo inviato dal santo. L’animale viene portato per le vie del paese dove si genuflette di fronte ai luoghi di culto, in ricordo dell’evento straordinario che diede origine qualche secolo prima alla celebrazione, quando, durante il passaggio dei sacri resti del santo, il contadino che lavorava il campo non volle fermare il proprio lavoro e rendere loro omaggio inchinandosi, al contrario di quanto invece fece il bue che trainava l’aratro.