In una compagine collinare ai margini dell’Appennino Abruzzese, nella provincia pescarese, c’è la Valle del Nora. Qui, alla fresca aria d’autunno, carpini e prugnoli danzano con pini, querce e cipressi. Delizioso paesaggio in cui si animano le forme, i rumori e la vita di un gruppo di piccoli centri urbani
testo e foto di Luana Cicchella
Partendo da Pescara e dirigendosi verso l’interno dell’area Vestina, in poco più di mezz’ora, si abbandona la rumorosa vitalità dell’urbe e ci si immerge nell’agreste quiete della Val di Nora. Labreve vallata, situata ai margini dell’Appennino abruzzese, porta il nome del fiume che l’attraversa. Il corso d’acqua s’insinua in un arcaico paesaggio dove la natura, seppure selvaggia, assume tratti cordiali ed accoglienti. L’incedere del Nora, lento ed armonioso, segna i contorni delle morbide colline. Il profilo lineare e sinuoso dei declivi è di tanto in tanto interrotto da rudi fenditure di argillosi calanchi. Qui, ai freschi soffi del vento primaverile, le fronde di carpini e prugnoli danzano con pungenti rami di pini, fogliette di querce antiche ed eleganti cipressi dalle verdissime cime.
In questo sfondo di delizie paesaggistiche scorre l’antico fiume che invecchiando s’è fatto torrente. Intrecci di glicini, edere e rovi insieme al selvatico prato di logli e gramigne, fanno da base ai noccioli, ai castagni, ai gelsi. Invasi, e quasi nascosti, dall’intricata trama vegetativa ci sono una serie d’incantevoli centri abitati. Qui nei secoli l’opera dell’uomo si è amalgamata con misura e rispetto all’opera della natura. Vasti campi agricoli, verdeggianti uliveti e profumati vigneti si accordano alle variegate forme dei paesi. Resti archeologici di villaggi preistorici, robusti monasteri medievali ed edifici sacri, di forme prima romaniche e poi barocche, raccontano e rivelano la storia delle genti che per secoli popolarono quest’angolo d’Abruzzo.
Il ricco patrimonio culturale ci trasporta dal monastico Medioevo ai fasti della fede popolare moderna, fino alle trasformazioni urbanistiche del XVIII e del XIX secolo.
La storia di cinquemila anni fa è svelata invece dai resti del Villaggio Neolitico di Catignano, sommerso dai robusti fusti dell’immortale ailanto. Il sito, in cui si trovano le tracce di una grande capanna, di recinzioni, di pozzetti e di sepolture, è stato scoperto negli anni ’70 dai volontari dell’Archeoclub di Pescara. Da quel primo entusiasmante ritrovamento l’area è diventata poi oggetto di studi e ricerche approfondite da parte del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Pisa. Gli scavi hanno portato alla luce numerosi reperti oggi custoditi nei diversi musei della regione e nei laboratori dell’accademia pisana.
Incastonati nella fiorente natura della Val di Nora vi sono inoltre veri e propri gioielli dell’architettura medievale. Ne sono straordinari esempi le abbazie di San Bartolomeo a Carpineto, Santa Maria delle Grazie a Civitaquana e Santa Irene ai Cappuccini di Catignano (vedi “Tesori d’Abruzzo”, ottobre-dicembre 2010, n.18, pp. 30-35). Tre tesori del romanico abruzzese realizzati dai cantieri monastici tra il X ed XII secolo. I viali e le piazze, nel cuore dei centri storici, sono arricchiti da dimore e cappelle gentilizie, come quelle Faricelli e Ferramosca in Piazza Umberto I a Civitaquana, come il seicentesco Palazzo Ricci ed i settecenteschi Palazzo del Duca e Chiesa di Sant’Antonio a Catignano. All’interno di questi edifici si custodiscono spesso, quando non violati dai tarli, splendidi arredi sette e ottocenteschi. Immobili nel tempo ed invasi di polvere i dipinti, i libri, i tappeti e l’antico mobilio impreziosiscono spazi affrescati in cui, tra l’800 ed il ‘900, visse l’ultimo residuo di nobiltà locale.
Uscendo dai centri abitati, lungo le stradine e le carrarecce marginali dirette verso le contrade, ci si ritrovata inebriati dai profumi intensi dei fiori sparsi nella campagna che si rinnova. Lungo questi percorsi secondari è possibile imbattersi nei ruderi di vecchi mulini ad acqua oppure nei resti di antichi lavatoi e fontane rurali. Le fonti, splendide testimonianze dell’arcaico mondo agreste, sono poste solitamente in remoti angoli di pace in cui il silenzio è interrotto soltanto dal rilassante zampillio dell’acqua. Nella Fonte di San Vittore a Catignano l’acqua fuoriesce da due grossi mascheroni di pietra. I due rilievi sono posti al centro di una poderosa quinta in mattoni rossi con qualche traccia di pittura.
In questo affascinante angolo dell’Abruzzo pedemontano gli arbusti ed i rami degli alberi ingombrano ed ombreggiano le strade che, fatte di curve strette e tortuose, collegano i vari paesi l’uno a l’altro.
Una serie di tornanti mozzafiato porta da Catignano verso il nucleo più antico del borgo di Vicoli. Nel bel mezzo del serpeggiante percorso si trova uno dei due ingressi al Parco naturale poco distante dal centro del fiume Nora. Qui ci si può fermare a godere l’effetto dei suoni e dei colori nel risveglio primaverile della natura, quando il Parco si trasforma in un vero e proprio angolo di pace, dove deliziarsi col suono leggero che viene dal bosco quando il vento s’insinua tra i rami di salici, roverelle e pioppi muovendone le piccole foglie, e dal basso giunge il mormorio del fiume che lento accarezza i ciottoli del fondo. Risalendo il lieve crinale un tunnel di foglie anticipa l’ingresso a “Vicoli vecchio”, che abbandonato per decenni è oggi in parte ripopolato dai villeggianti.
Proseguendo verso ovest, prima di giungere alla fine del nostro breve itinerario lungo la valle del Nora, la strada gira d’improvviso per arrampicarsi su un’aspra altura dalla quale domina il paese di Brittoli. Si tratta di un piccolo centro composto da una fitta trama di abitazioni in cui labirintiche viuzze danno vita ad un suggestivo tessuto urbano. Brulicante di turisti nella stagione calda, è intriso di una riposante e calma atmosfera durante quella primaverile.
La vallata del Nora, col suo mondo arcaico, incontaminato e quasi sconosciuto, vi aspetta per essere ammirata, goduta o semplicemente visitata.