Una filmmaker e il direttore artistico di un festival di musica altra. Radicati nel territorio, ma con uno sguardo altrove. L’incontro con Giovanna Di Lello
e Paolo Visci
testo di Ivan Masciovecchio, foto di Paolo Iammarone
Filmmaker, giornalista, operatrice culturale a tutto tondo, Giovanna Di Lello è anche l’ideatrice e la direttrice artistica del festival letterario Il Dio di mio padre – dedicato alla figura ed all’opera dello scrittore John Fante – una delle manifestazioni più interessanti che l’Abruzzo culturale possa vantare, conosciuta ed apprezzata nel resto d’Italia grazie alla presenza di ospiti di caratura internazionale, da Vinicio Capossela al filosofo Gianni Vattimo. Fin dalla sua prima edizione del 2006, ogni estate anima di parole, pensieri, musica e vita i vicoli e le piazze di Torricella Peligna, il borgo montano in provincia di Chieti dal quale Nick Fante, il padre dell’autore americano, emigrò agli inizi del ‘900 per cercare fortuna nel nuovomondo.
Nato su sollecitazione della stessa amministrazione comunale, a seguito del successo ottenuto dal documentario “John Fante. Profilo di scrittore” realizzato nel 2003 sempre dalla Di Lello, il festival si è caratterizzato fin da subito per le sue contaminazioni, dalla musica allo spettacolo, rinnovandosi edizione dopo edizione. «La figura stessa di Fante – afferma Di Lello – ha consentito di occuparci nel tempo in maniera trasversale anche di altre tematiche, dalla letteratura italo-americana alle storie di emigrazione e immigrazione, ponendo grande attenzione agli autori italiani esordienti per i quali è stato ideato il premio ‘John Fante Opera Prima’. Per la settima edizione, di cui non posso anticipare nulla, avremo anche una sezione dedicata esclusivamente all’Abruzzo in modo da valorizzare le opere che abbiano un legame con la nostra regione».
Appuntamento tra qualche mese, dunque, nel comprensorio del Sangro-Aventino; prima però vogliamo sapere come è nato questo interesse per Fante. «Ovviamente dalle sue letture – confessa sorridendo Giovanna – ma anche per una serie di curiose coincidenze familiari. Io, infatti, sono nata in Canada, ad Hamilton, da genitori emigranti originari di Colledimezzo, che è un paesino a due passi da Torricella. Mia nonna, poi, si chiama Dorina Fante (sto facendo una ricerca per verificare se ci siano legami di parentela) e suo padre faceva il muratore, proprio come il padre di Fante». E se è vero che tre indizi fanno una prova…
Scendendo in riva all’Adriatico, invece, i segnali che arrivano da Pescara non inducono all’ottimismo Paolo Visci, giovane direttore artistico, anima e cuore pulsante (insieme ad un affiatato gruppo di collaboratori) dell’IndieRocket Festival, senza ombra di dubbio la rassegna musicale più autorevole ed innovativa d’Abruzzo, nata all’insegna di ritmo & consapevolezza in una calda primavera di otto anni fa. «Nonostante il nuovo assessore comunale al turismo si sia mostrata interessata all’iniziativa – racconta Paolo – purtroppo ad oggi non sappiamo dire se la nona edizione ci sarà. Tutto dipenderà dai prossimi due mesi».
Ventimila spettatori solo nelle ultime due edizioni, un pubblico dinamico ed eterogeneo proveniente per metà da fuori regione, una programmazione musicale aperta alle diverse contaminazioni, esibizioni di artisti internazionali, workshop, arti visive, cinema, ma soprattutto la capacità di proiettare Pescara in una dimensione davvero europea, fungendo da straordinario strumento di promozione turistica, dovrebbero essere un biglietto da visita sufficiente per garantirsi un futuro senza preoccupazioni. E invece «la scelta miope dell’amministrazione comunale di negare dall’anno scorso l’accesso al parco della ex caserma Di Cocco – continua Paolo – una location assolutamente amata dalla cittadinanza, ed il contemporaneo azzeramento dei contributi pubblici, ci hanno costretto a ricominciare praticamente da capo, spostandoci nel parco delle piscine Le Naiadi ed introducendo obtorto collo un biglietto di ingresso».
Nonostante tutto i sogni da realizzare sono ancora tanti e c’è l’attività di Pentagon, l’agenzia di booking «nata per supportare la scena culturale musicale underground», da portare avanti. Perché per Paolo e per quei pochi come lui che vivono la musica sulla propria pelle e che come bambini non vorrebbero mai smettere di giocarci insieme, «il concerto più bello è sempre il prossimo, il festival da ricordare quello che vorremmo ancora organizzare». Amministrazione comunale permettendo.