testo e foto di Ivan Masciovecchio.
«Se si sogna da soli è un sogno, se si sogna insieme è la realtà che comincia». Chissà se sia stato (anche) questo antico proverbio africano a spingere una piccola comunità di agri-cultori della provincia di Teramo ad unire le proprie forze, mettersi in rete e dare vita al primo Mercato Itinerante della Terra, luogo utopico eppure concretissimo, presentato ufficialmente domenica 25 marzo a Pineto alla presenza delle istituzioni locali e regionali, ma soprattutto al cospetto dei parenti del compianto Gabriele Marrangoni – chef del Borgo Spoltino di Mosciano Sant’Angelo (TE) prematuramente scomparso nel dicembre 2017, uomo generoso e di grande disponibilità, uno dei primi a credere nel concetto di agri-cucina che da anni promuoveva fino in Sudamerica – al quale il progetto è meritoriamente intitolato.

Ideato nel luglio 2017 su impulso di Carlo Petrini – presidente e fondatore di Slow Food, in visita ai territori del Teramano duramente colpiti da nevicate, frane e terremoti – il MIT non rappresenta un semplice mercato, bensì una vera e propria alleanza tra chi produce, chi mangia e chi governa. È una comunità di donne e uomini liberi riconosciutisi fratelli, uniti nelle diversità e nella consapevolezza del proprio destino individuale che si fa collettivo, pervasi da un sentimento genuino che sempre Carlin Petrini definirebbe intelligenza affettiva ovvero un qualcosa che nasce dai loro saperi, dalle loro competenze, dal loro modo di stare sulla terra.

Attraverso questo sperimentale Mercato Itinerante della Terra, che è anche e soprattutto un luogo nel quale ritrovarsi – dove l’acronimo MIT, infatti, è leggibile anche nell’accezione della parola inglese meet che significa appunto incontrare, riunirsi – nel raccontare delle loro lavorazioni portate avanti con passione e sacrifici, invitano il cittadino comune a spogliarsi dei panni del semplice e passivo consumatore per indossare quelli ben più impegnativi e responsabili di co-produttore o, se si preferisce, consumattore, coscienti che mangiare è un atto agricolo e fare la spesa è un atto politico.

È bello perdersi tra i banchi colorati ascoltando le storie affascinanti e complicate di chi ha scelto di riprendere la coltivazione di vecchie varietà di grani come la Rosciola, la Saragolla o il Senatore Cappelli; di chi ha puntato sulla lavorazione della canapa ottenendone olio, farina, pasta, biscotti, filati e tinture colorate; di chi, invece, si dedica a tempo pieno al recupero di legumi autoctoni insieme alla produzione di olio extravergine di oliva, miele, conserve di frutta e verdura; di mastri casari produttori di formaggi caprini, vaccini e pecorini, rigorosamente a latte crudo; di orticoltori immersi tra erbe spontanee commestibili e piantine profumatissime.

Tutti loro professano una visione olistica del cibo e del suo sistema di produzione, dove tutto è in connessione, dove il buono dei frutti coltivati deve necessariamente essere accompagnato da un metodo pulito e sostenibile nel rispetto della terra in cui viviamo, che garantisca un giusto compenso al proprio lavoro che implichi anche considerazioni etiche e sociali, riconoscendo il ruolo salvifico di custodi della biodiversità ambientale che essi incarnano.

Per questo, nelle quotidiane pratiche di agro-ecologia, dichiarano NO alla chimica e, per capire ulteriormente di che pasta sono fatti, pur avendo coinvolto tra i promotori due produttori di vini realizzati con uva Montonico – vitigno autoctono tutelato dal 2015 con il marchio dei Presìdi Slow Food – costretti loro malgrado a fare trattamenti in vigna a causa di un’annata disastrosa, hanno deciso di comune accordo di non esporre in questo contesto le proprie bottiglie fino a quando la produzione non potrà dirsi compiutamente libera da qualsivoglia contaminazione.

Ripartire dalla terra, questo propongono tra le altre cose questi piccoli agricoltori-artigiani custodi di territorio e salute, che sul rapporto di fiducia tra chi produce e chi mangia fondano il proprio agire singolo e collettivo, mettendo in atto, nei fatti, un sistema di garanzia partecipata dove ognuno di loro si fa garante della qualità dell’attività degli altri.

Ed alla politica – che nella persona dell’assessore regionale all’Agricoltura Dino Pepe si dichiara disponibile ad aprire un tavolo tecnico dove poter discutere delle loro richieste – chiedono a gran voce di ridare slancio ad una proposta di legge quadro sull’agricoltura contadina presentata il 30 gennaio 2014 alla Camera dei Deputati e da allora riposta in qualche polveroso cassetto, necessaria per tutelare e sostenere il prezioso lavoro di chi ha scelto di mantenere fertile e curata quella terra dalla quale si vorrebbe ripartire, conservando la diversità dei paesaggi, mantenendo vivi i saperi, le tecniche, i prodotti locali e popolate le montagne e le campagne.

Tanti gli amici che idealmente e concretamente supportano il progetto MIT, sia pubblici che privati, dall’amministrazione comunale di Pineto – che da subito si è mostrata sensibile all’argomento, grazie soprattutto all’impegno personale dell’assessora all’Ambiente con delega anche all’Agricoltura Laura Traini – alla Riserva naturale dei Calanchi di Atri; dalla cooperativa Ecoe alla rete dei Gruppi di Acquisto Solidale; dalle condotte Slow Food Pretuziana e Val Vibrata-Giulianova alla Banca Etica, fino al WWOOF Italia che mette in relazione volontari e progetti rurali naturali promuovendo esperienze educative e culturali basate su uno scambio di fiducia senza scopo di lucro. L’auspicio è che questa benefica onda d’urto generi vibrazioni positive che in futuro spingano altri produttori a dar vita a realtà simili come già avvenuto in territorio frentano con il Mercato Scoperto o con il Mercato del Parco dell’area pescarese.

Le prossime tappe del cammino, sempre ospitato in piazza della Libertà a Pineto, saranno comunque incentrate su tematiche diverse: mercoledì 25 aprile con un focus sull’autoproduzione e domenica 27 maggio sull’agro-biodiversità. Al di là delle nostre parole, andate a conoscerli di persona, guardateli negli occhi, stringete loro la mano, lasciatevi conquistare dai loro sorrisi, condividete le loro paure; se vi va, abbracciateli pure, ma soprattutto siate attori – o, meglio, consumattori – di questo sogno possibile che diventa realtà.