testo di Ivan Masciovecchio.
Fu uno degli eventi bellici più drammatici e cruenti che interessarono l’Abruzzo durante la Seconda guerra mondiale, anche a causa delle condizioni meteorologiche particolarmente avverse. Stiamo parlando della epica Battaglia del Sangro, che nel novembre del 1943 vide contrapporsi l’VIII Armata inglese a sud e l’esercito tedesco in ritirata a nord del fiume. Di questo e di tutto ciò che accadde lungo la Linea Gustav durante quei terribili mesi fino a giugno del 1944 si parlerà nel corso del convegno in programma sabato 26 gennaio 2019, alle ore 16.30, nella Sala Priori di Torino di Sangro (CH).
Organizzato dalla locale cooperativa Terracoste con il patrocinio dell’amministrazione comunale, nel corso dell’incontro si ascolteranno testimonianze sulla battaglia ed approfondimenti sui conflitti bellici nell’Alto Sangro a cura del dott. Mario Rainaldi, responsabile del War Museum di Castel di Sangro e collaboratore dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara. Prevista, inoltre, la presentazione della mostra temporanea di reperti bellici della Seconda guerra mondiale a cura dell’associazione History Hunters – Gustav Line di Ortona.
Oltre agli aspetti di carattere storico, l’interessante appuntamento sarà anche l’occasione per conoscere il progetto che la cooperativa Terracoste sta portando avanti sulla Linea Gustav, trasformando il tracciato dell’asse difensivo – eretto dai tedeschi tra la costa adriatica e quella tirrenica per impedire l’avanzata dell’esercito alleato – in un itinerario turistico ciclo-pedonale lungo circa 130 chilometri (leggi qui per saperne di più) che partendo da Torino di Sangro, sulla Costa dei Trabocchi, dopo aver costeggiato il corso del fiume ed essersi addentrato nella parte meridionale del Parco Nazionale della Majella, conduce fino ad Alfedena, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Un vero e proprio Cammino della Memoria che rappresenta davvero un’immersione totale nella storia e nella natura dell’Abruzzo, caratterizzato dalla presenza di paesaggi di originale bellezza, cippi, monumenti in memoria degli eventi passati ed edifici storici. Come nel caso del Mulino Di Lallo a Paglieta – uno dei più grandi della zona, in servizio fin dal 1909 e che purtroppo, proprio all’inizio del nuovo anno, ha interrotto l’attività – luogo di rifugio e teatro di un particolare episodio avvenuto in quei freddi e umidi giorni dell’autunno del 1943.
A narrarcelo è Nicola Di Lallo, classe 1942, mugnaio e mastro pastaio di quarta generazione, indiscusso maestro nell’arte antica della pasta alla mugnaia (o maccheroni alla molinara), che custodisce e tramanda fedelmente i ricordi del protagonista della storia, il padre Antonino scomparso nel 1996. «Dopo l’otto settembre, con l’esercito italiano allo sbando, mio padre da Teramo dove era stanziato è tornato qui. Noi all’epoca vivevamo in una casa in media collina vicino Paglieta dalla quale però eravamo dovuti andar via a causa dei bombardamenti, riparando a Casalbordino».
«Mio padre, invece, era restato per controllare più agevolmente il mulino. Proprio durante una delle sue visite, dal piano superiore vide i tedeschi – che già avevano fatto saltare il ponte di Guastacconcio tra Paglieta e Lanciano – intenti a preparare una zona minata dove sarebbero dovuti passare gli inglesi. In qualche modo raggiunse quindi il comando dell’VIII Armata di stanza a Paglieta e lì riferì ad un ufficiale quello che aveva visto, sventando così una probabile carneficina. Solo dopo seppe che aveva parlato direttamente con il generale Montgomery!» conclude sorridendo Nicola.
I segni della guerra il Mulino Di Lallo li porta incisi fin sui muri e sulla facciata dell’edificio, scheggiata in alcuni punti dai colpi di cannone e con il muretto di cemento di un canale distrutto in parte e ricostruito successivamente in mattoni. «In quel caso, mio padre che era accorso per evitare che si allagasse tutto il piazzale, riuscì ad evitare l’arresto da parte dei soldati inglesi dimostrando di essere il legittimo proprietario indicando dov’era una paratia che bloccò il flusso dell’acqua» aggiunge mastro Nicola.
Inoltre, sui muri della soffitta, utilizzata da alcuni soldati inglesi probabilmente per riposarsi e trovare riparo durante l’avanzata resa difficoltosa dall’esondazione del fiume che aveva trasformato tutta la zona in un’enorme e impenetrabile distesa di fango, una mano anonima ha vergato un commovente “A Merry Christmas”, un augurio scritto magari pensando alla famiglia lontana, nella speranza di poterla riabbracciare al più presto. Un messaggio di pace immerso in uno scenario di guerra che dovrebbe spingerci a guardare con occhi sempre nuovi i nostri amati luoghi d’Abruzzo e a non dimenticare mai chi ci ha concesso, pagando con la propria vita, di viverli oggi in serenità.