Testo Angela Ciano
Nel capoluogo abruzzese si ripete da 721 anni uno dei riti religiosi più antichi. E’ la Perdonanza, l’evento legato alla figura Celestino V, il Papa che nel 1294 emanò una bolla dal valore rivoluzionario con cui concedeva l’indulgenza plenaria a chiunque fosse entrato nella basilica di Santa Maria di Collemaggio.
Un Papa, un documento ufficiale, una chiesa, una città, un’idea rivoluzionaria. La Perdonanza Celestiniana dell’Aquila da settecentoventuno anni si fonda su queste premesse perché le sue celebrazioni sono strettamente legate alla figura di un Papa Santo: Celestino V, asceso al soglio pontificio il 5 luglio 1294; alla sua Bolla del Perdono, il documento che concede “ l’indulgenza plenaria” a tutti coloro che confessati e pentiti dei propri peccati si rechino nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, dai vespri del 28 al tramonto del 29 agosto; alla Basilica stessa fatta erigere da Celestino V prima che diventasse Papa nel luogo detto Collemaggio; infine alla città dell’Aquila che è stata scenario e destinataria delle idee e dei progetti del Papa Santo con la rivoluzione della sua bolla e la sua Perdonanza. Una sorta di giubileo ante litteram della Chiesa cattolica che fu subito una rivoluzione per un’ epoca in cui gli interessi, gli intrighi, la sete di potere e ricchezze scuotevano anche la sede pontificia; un evento che fin dalla prima volta raccolse intorno alla Basilica aquilana folle di pellegrini, di contadini, di poveri e bisognosi che avevano così la possibilità di sperare in un paradiso tanto agognato in vita. Da subito quindi la Perdonanza divenne patrimonio dell’umanità ( oggi un comitato sta lavorando per ottenere il riconoscimento di patrimonio dell’umanità da parte dell?unesco) e la Porta Santa della Basilica di Collemaggio, il soglio da attraversare per ottenere il perdono da ogni peccato, si apriva e si apre ancora oggi, al mondo; tanto che questo luogo, nel corso dei secoli, è diventato centro di grande spiritualità che torna all’attenzione di migliaia di fedeli ogni anno nei giorni del 28 e 29 agosto quando si entra nel clou delle celebrazioni religiose che concludono una settimana intera, questa è la Perdonanza moderna, di eventi, riflessioni, spettacoli e incontri intorno ai temi e alle idee che furono di San Pietro Celestino V e che sono ancora oggi di stretta attualità: la pace, la solidarietà, la fratellanza, l’attenzione verso il prossimo più bisognoso. Intorno a questi concetti si muove la Perdonanza Celestiniana che, con la Bolla del Perdono portata in Basilica da un corteo storico di grande suggestione, tornano di stretta attualità ogni anno a fine estate in una piccola ed ancora ferita città posta tra le montagne dell’Appennino centrale. Una città che grazie ad un grande dono e ad un grande uomo da oltre sette secoli si raccoglie intorno ad un messaggio tanto urgente ancora oggi, con la stessa immutata emozione.

LA BOLLA DEL PERDONO
Non è soltanto un documento ufficiale di un Papa vissuto alla fine del duecento e solo per questo preziosissimo. La Bolla del Perdono, la Inter sanctorum solemnia fu emessa da Papa Celestino V il 29 settembre del 1294, a meno di un mese dalla sua elezione a Sommo Pontefice. La bolla elargisce l’indulgenza plenaria a tutti coloro che “sinceramente pentiti e confessati” dei propri peccati si rechino nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio dell’Aquila dai vespri del 28 al a quelli del 29 agosto. Da settecentoventuno anni in città si celebra, ogni anno, il rito religioso della Perdonanza Celestiniana, un giubileo ante litteram che anticipò di otto anni quello istituito da Papa Bonifacio VIII nel 1300. La tradizione popolare vuole che per ottenere il perdono da ogni peccato si debba attraversare la Porta Santa della Basilica di Collemaggio ma la Bolla parla più in generale dell’ingresso in chiesa, tanto più che tale porta è più tarda rispetto alla data di emissione della Bolla del Perdono. Un documento tanto innovativo che più volte nel corso dei secoli si tentò di annullarlo fino a che un altro Papa, Paolo VI, nel 1967 all’atto della revisione generale di tutte le indulgenze plenarie, annoverò quella di Celestino V al primo posto dell’elenco ufficiale. Fino al 2009 la Bolla del Perdono era conservata nella Torre del Palazzo Civico, palazzo Margherita, all’Aquila edusciva soltanto per le celebrazioni celestiniane; a seguito del drammatico sisma del 6 aprile di quell’anno è stata spostata in un’altra sede in città e messa in sicurezza. In questi mesi la Bolla del Perdono fa parte della grande mostra “Il tesoro d’Italia” di Expò 2015. Ancora una volta il messaggio di Celestino si apre al mondo in attesa di un altro Giubileo quello indetto a sorpresa per il 2016 da Papa Francesco. Una Pontefice tanto simile a Celestino V.

CELESTINO V
Una figura complessa e ancora dibattuta, ma oggi di stretta attualità. Frate eremita, fondatore dell’Ordine dei Celestini che divenne potente in tutta Europa, Papa e poi Santo. Debole ed indeciso per molti, rivoluzionario e modernissimo per i più. San Pietro Celestino V, Pietro Angelerio del Morrone ( 1209 Isernia – 19 maggio 1296 Fumone), fu eletto al soglio pontificio dopo ben ventisette mesi di sede vacante, era il 5 luglio 1294, e la cerimonia di incoronazione si svolse all’ Aquila il 29 agosto nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, dove è sepolto, anche se oggi a seguito del sisma del 2009 le sacre spoglie sono state sistemate nella Chiesa di San Giuseppe Artigiano sempre all’Aquila e da poco restaurata. Celestino V fu il primo papa che volle esercitare il proprio ministero al di fuori dei confini dello Stato Pontificio e il sesto ad abdicare; nella storia recente poi solo Benedetto XVI ha fatto la stessa scelta avendo com presupposto una Bolla specifica emessa proprio da Celestino per renderne valido il principio e per servire nel futuro a qualsiasi successore. Fu lui stesso a volere la cerimonia di incoronazione nella Basilica aquilana e in città quel giorno erano presenti tutti i regnanti europei, da Carlo d’Angiò a Carlo Martello i più alti prelati, letterati e poeti; leggenda vuole che ci fosse anche Dante Alighieri che avrebbe poi dedicato a Celestino il sessantesimo verso del III canto dell’Inferno “che fece per viltade il gran rifiuto. La decisione di abdicare maturò dopo mesi di costrizioni morali a cui era sottoposto da parte del D’Angiò e avvenne nel Concistoro del 13 dicembre 1294, si aprì così, per Celestino V il capitolo più tempestoso della sua vita. Il suo intento di tornare nell’eremo del Monte Morrone venne osteggiato dal nuovo papa, il cardinale Benedetto Caetani, Bonifacio VIII, che decise di portarlo con sé a Roma, ma Celestino tentò una fuga che ebbe termine a Vieste, in Puglia, dove i messi papali lo raggiunsero e lo fecero prigioniero mentre tentava di imbarcarsi per la Grecia. Dopo aver chiesto inutilmente di essere liberato e dopo aver trascorso due mesi ad Anagni, Celestino nell’estate del 1295 venne rinchiuso nella rocca di Fumone, dove trascorse gli ultimi dieci mesi della sua vita, morì il 19 maggio 1296 e le sue spoglie furono traslate nella basilica di Santa Maria di Collemaggio nel 1330. La figura di questo Papa è legata a doppio filo alla sua Bolla del Perdono, il documento che portò una vera e propria rivoluzione nella chiesa cattolica, rivoluzione che fu lungamente osteggiata dai suoi successori ma che non impedì la sua diffusione tra il popolo. Per secoli fu fatto scendere un velo di oblio su Celestino e sulla Perdonanza aquilana, ma in città la sua celebrazione non si è mai persa. Solo negli ultimi decenni la Chiesa ha iniziato a riconoscere la validità e il portato universale della figura dell’eremita del Morrone e della sua Perdonanza grazie alla visita di un Papa della storia recente, anche lui oggi Santo, alla Basilica di Collemaggio: Giovanni Paolo II e poi soprattutto con quella del 2009, la terra ancora tremava e la stupenda Basilica era ridotta ad un cumulo di macerie, di Papa Bendetto XVI che entrando dalla Porta Santa in Chiesa si avvicinò e prego in ginocchio davanti alla spoglie del suo predecessore. Un gesto significativo che di fatto dava il giusto riconoscimento, a oltre settecento anni di distanza, alle idee modernissime di Celestino V. Un gesto che non lasciava presagire lo stesso destino, il rifiuto di Papa Ratzinger, solo tre anni dopo, del soglio pontificio.

BASILICA DI SANTA MARIA DI COLLEMAGGIO E PORTA SANTA
L’immagine di Benedetto XVI inginocchiato davanti alle spoglie di San Pietro Celestino in una Basilica quasi completamente crollata a seguito del sisma del 6 aprile 2009 è sicuramente quella che, più di ogni altra, ha fatto la storia di questo edificio che è sempre stato legato alla figura dell’eremita del Morrone. Leggenda vuole che lo stesso, passando per questo luogo ebbe una visione della Madonna che gli chiese di erigervi una chiesa in suo onore. La realizzazione della imponente abbazia prese il via nel 1288, sul luogo dove esisteva una precedente struttura cistercense, al momento dell’incoronazione a Papa di Pietro Angelerio, la chiesa era quasi terminata. La prima basilica era, stando alle fonti e a recenti scavi archeologici, molto più grande e importante di quella odierna perché a cinque navate, era ed è ancora uno scrigno di tesori. I terremoti che nei secoli hanno distrutto la città ce l’hanno consegnata come la vediamo oggi, uno tra i più importanti esempi di architettura romanica. Una chiesa che ha, nella sua particolare facciata la grande originalità. Realizzata nella seconda metà del ‘300 riprende i colori bianco e rosso, quelli dello stemma cittadino prima del terremoto del 1703, con disegni geometrici della Fontana della Rivera, altro monumento fondante della città dell’Aquila. Presenta tre porte sovrastate da tre rosoni. Quella di mezzo è in stile barocco ed è la più imponente: è arricchita da volte a tutto sesto concentriche con nicchie ornate da statue gotiche ai lati. A destra del prospetto si alza la torre campanaria. A sinistra si erge la prima Porta Santa della storia, testimonianza concreta della Bolla della Perdonanza. La pavimentazione interna della Chiesa riprende le forme geometriche della facciata e presenta altri disegni che si ipotizza si ricolleghino ai templari. La cappella dell’altare maggiore possiede una elegante bifora che illumina l’interno della chiesa dove si possono ammirare lacerti di affreschi rinascimentali e, fino al 2009, opere d’arte, sculture e dipinti soprattutto, che nel corso dei secoli avevano arricchito l’abbazia. Oggi la basilica è chiusa e inaccessibile al pubblico a causa dei danni provocati dal sisma e per la poca sicurezza che dà un puntellamento fatto immediatamente dopo il 6 aprile del 2009 per evitare ulteriori danni alla struttura. La comunità è in attesa dell’inizio del restauro che sarà finanziato dall’ENI su progetto redatto dalla Soprintendenza abruzzese in collaborazione con alcune università italiane e che sarebbe dovuto iniziare già nella scorsa primavera. Intanto anche per la prossima Perdonanza Celestiniana la numero 721 i fedeli dovranno accontentarsi di attraversare la Porta Santa e tornare indietro senza poter sostare in chiesa. In attesa di veder risplendere più bella che mai la loro Basilica di Santa Maria di Collemaggio, il luogo di San Pietro Celestino.