testo di Ivan Masciovecchio.
Accolta in Franciacorta tra le sfumature blu del lago d’Iseo, l’orizzonte disegnato dai profili delle vette alpine e la panoramica strada del vino (dove resterà anche nel 2023 e 2024), la presentazione della 67ma edizione italiana della guida Michelin 2022, come in occasione dell’Epifania – che tutte le feste si porta via – chiude ufficialmente la stagione delle pubblicazioni di settore portandosi dietro il consueto strascico di entusiasmi, delusioni, recriminazioni e aspettative mal riposte.
Da oltre 120 anni punto di riferimento dell’universo gastronomico internazionale, seguendo gli abituali cinque criteri di selezione adottati in tutto il mondo – ovvero qualità dei prodotti, padronanza delle tecniche di cottura, personalità dello chef, rapporto qualità/prezzo, costanza della qualità delle proposte nel tempo – anche quest’anno la rossa – come viene chiamata comunemente tra gli addetti ai lavori – tra novità e conferme ha assegnato un’autentica pioggia di stelle – o di macaron, se si preferisce – a ben 378 chef italiani.
A cominciare dai Top 11 che hanno (ri)conquistato il massimo riconoscimento delle Tre Stelle – seguiti da 38 con Due Stelle e 329 con Una Stella – ovvero Norbert Niederkofler (St. Hubertus, San Cassiano, BZ); Enrico Crippa (Piazza Duomo, Alba, CN); Chicco Cerea (Da Vittorio, Brusaporto, BG); Nadia e Giovanni Santini (Dal Pescatore, Canneto sull’Oglio, MN); Massimiliano Alajmo (Le Calandre, Rubano, PD); Massimo Bottura (Osteria Francescana, Modena); Annie Féolde (Enoteca Pinchiorri, Firenze); Heinz Beck (La Pergola, Roma); Mauro Uliassi (Uliassi, Senigallia, AN); Enrico Bartolini (Ristorante Bartolini al Mudec, Milano.
Con loro nell’Olimpo della ristorazione anche l’abruzzese Niko Romito con il Reale di Castel di Sangro (AQ), confermato al vertice per la nona volta consecutiva. Dietro di lui, l’Abruzzo del gusto brilla grazie alle riconferme delle cucine stellari del Villa Maiella della famiglia Tinari a Guardiagrele (CH), de La Bandiera della famiglia Spadone a Civitella Casanova (PE), di Al Metrò di Nicola Fossaceca a San Salvo (CH) e del D.one a Montepagano di Roseto degli Abruzzi (TE) dello chef Davide Pezzuto, che fissano a 4 il numero dei ristoranti con Una Stella Michelin in Abruzzo.
Accanto al riconoscimento più ambito – dove, lo ricordiamo, Una Stella si riferisce ad una cucina molto buona nella sua categoria; Due Stelle ad una cucina eccellente che merita una deviazione; Tre Stelle ad una cucina eccezionale che merita il viaggio – dopo l’introduzione nell’edizione precedente, il simbolo della Stella Verde è stato assegnato a quegli chef «all’avanguardia nel campo della sostenibilità, che si fanno carico delle conseguenze etiche e ambientali della loro attività e che lavorano con produttori e fornitori “sostenibili” per evitare sprechi e ridurre o azzerare la plastica ed altri materiali non riciclabili dalla loro filiera».
Inspiegabilmente trascurata, senza nessun ristorante premiato in questa categoria, la terra d’Abruzzo si posiziona invece a ridosso delle regioni più gratificate con il simbolo del Bib Gourmand – ovvero la faccina sorridente del simpatico Bibendum che si lecca i baffi, assegnato a quei ristoranti che propongono una piacevole esperienza gastronomica con un menu completo a meno di 35 € – conquistato quest’anno da ben 255 locali in Italia. Ottengono quindi la riconferma Casa Elodia a Camarda (L’Aquila), Taverna de li Caldora a Pacentro (AQ), Da Giocondo a Rivisondoli (AQ), Clemente a Sulmona (AQ), Locanda del Barone a Caramanico Terme (PE), Trita Pepe a Manoppello (PE), Estrò e Taverna 58 a Pescara, Spoon a Teramo, Osteria dal Moro a Giulianova (TE), Borgo Spoltino a Mosciano Sant’Angelo (TE), Bacucco d’Oro a Mutignano di Pineto (TE), Tre Archi a Notaresco (TE) e Vecchia Marina a Roseto degli Abruzzi (TE), arrivando così al numero complessivo di 14 locali premiati.
Oltre a quelli già citati, completano la selezione dei locali abruzzesi presenti nella guida Michelin 2022 anche Café Les Paillotes (Pescara); Prospettive (Francavilla al Mare, CH); La Conchiglia d’Oro (Pineto, TE); Casa D’Angelo (Fara Filiorum Petri, CH); Bottega Culinaria (San Vito Chietino, CH); L’Angolino da Filippo (San Vito Chietino, CH); Il Ritrovo d’Abruzzo (Civitella Casanova, PE); Insight Eatery (Rocca San Giovanni, CH); Lucia (Giulianova, TE); Oishi (Teramo); Arca (Alba Adriatica, TE); Zunica 1880 (Civitella del Tronto, TE); Castello Aragona (Vasto, CH); La Corniola (Pescocostanzo, AQ); Chichibio (Roccaraso, AQ); Mammaròssa (Avezzano, AQ); Al Caminetto (Carsoli, AQ); L’Angolo d’Abruzzo (Carsoli, AQ).
Sfogliando l’album dei ricordi, la guida Michelin nasce dall’intuizione dei fratelli Edouard e Andrè Michelin nel 1900 come aiuto e sostegno agli automobilisti nel trovare stazioni di rifornimento, officine meccaniche, locande e ospedali. In Italia arriva nel 1956 con la prima edizione che si intitola “Dalle Alpi a Siena”, ma già l’anno dopo la selezione di alberghi e ristoranti si estende a tutto il Belpaese. Le prime stelle compaiono nel 1959. Sono 81 i locali premiati con Una Stella. In Abruzzo ad aggiudicarsela furono i ristoranti Le Tre Marie a L’Aquila – che poi la mantenne per ben 28 anni di seguito, record assoluto in regione –, Guerino e Cetrullo a Pescara.
A conclusione di questa fredda cronaca astrale ed in attesa delle polemiche che inevitabilmente seguiranno, fatalmente tornano alla memoria le parole che il magistrato-gourmet Anthelme Brillat-Savarin scrisse in apertura della sua Fisiologia del gusto: «Il piacere della tavola è di tutte le età, di tutte le generazioni, di tutti i paesi e di tutti i giorni: può associarsi a tutti gli altri piaceri e rimane per ultimo a consolarci della loro perdita». Era il 1825, la critica gastronomica era di là da venire e per ammirare le stelle bisognava solo guardare in alto, fino all’immensità del cielo.