Innovazione e progresso hanno finalmente fatto pace con il rispetto, la conservazione e la riscoperta delle tradizioni.
Tra industrializzazione e riscoperta delle tradizioni, tra sagre paesane e spettacoli di world music, a cavallo tra la provincia di Teramo e quella di Pescara, antico fortino tra Atri e Penne: tutto questo è Castilenti, frontiera tra vecchio e nuovo, tra il Gran Sasso e l’Adriatico
testo di Carlo Giannascoli
Diciamoci la verità: ai castilentesi, più che conservare la Storia, piace, nel loro piccolo, crearla. Sempre proiettata nel futuro, accettando cambiamenti anche drastici. Come quando negli anni ’70 la massiccia industrializzazione convinse centinaia tra contadini e artigiani a lasciare gli strumenti di lavoro dei loro padri e dei loro nonni per intraprendere un lavoro con uno stipendio certo a fine mese, anche se sicuramente più monotono e alienante. Ma si trattava di sopravvivere, di non dover più partire per la Germania, la Francia, il Belgio o la Svizzera. In mezzo a gente e lingue straniere, senza le feste dei Santi che scandivano l’anno; senza il Gran Sasso, sempre lì in bella mostra, a fare da bussola a chi si perde.
Fu così che la Storia, quella con la maiuscola, è stata un poco trascurata. Il convento di Santa Maria di Monte Oliveto, senza frati già dagli anni ‘30, diventò su ordine del sindaco dell’epoca dimora per le famiglie più indigenti del paese, per poi trasformarsi in un sicuro rifugio per gli sfollati di Pescara durante la seconda guerra mondiale. Abitato da decine di famiglie che non si rendevano conto, o perlomeno poco gli importava in quel contesto, di vivere in una struttura del ‘500 con muri e soffitti affrescati. Quando la guerra finì e gli sfollati tornarono nelle proprie città e nelle proprie case il convento rimase solo e abbandonato a se stesso, mentre sulla collina di fronte il centro abitato si svuotava di uomini alla ricerca di fortuna oltre i confini della neonata Repubblica.
Ma tutto questo cambiò radicalmente un giorno del 1971, quando l’allora vicepresidente della Giunta provinciale di Teramo Rocco Salini insieme al vicesindaco Emidio Collemaggio partirono di buon mattino per Milano per bussare alla porta dell’impreditore Vincenzo Polli. Anche se Polli inizialmente non nascose alcune sue perplessità, alla fine del colloquio si fece convincere e quattro anni dopo a Castilenti aprirono i cancelli dell’insediamento industriale ITV (Industrie tessili di Valfino), dando lavoro a quasi 500 persone e cambiando faccia, abitudini e consumi dell’intera popolazione.
La disoccupazione era finita, l’emigrazione pure. L’accelerazione economica di Castilenti fa sì che nel 1986 la cittadina si conferma prima classificata della provincia di Teramo per reddito pro capite. Ma la storia, l’arte e l’amore per le tradizioni devono attendere ancora un intero decennio prima di riconquistarsi il rispetto di amministratori e cittadinanza. Infatti, se da una parte si era riusciti a risollevare economicamente lo status dei cittadini, dall’altra i monumenti, le chiese ed il convento erano ad un passo dal collasso. Per fortuna solo ad un passo, perché sarà nel 1991 che viene riconsegnato il convento completamente ristrutturato, strappando così un importante monumento alla morte certa. A questo segue la risistemazione della chiesa di San Rocco e la riconsegna, dopo anni di lavori, della chiesa madre dedicata a Santa Vittoria. Insomma, tanta strada è stata fatta dai primi insediamenti, che risalgono all’età del ferro nella località “Casabianca” e testimoniata da una necropoli del VI-V secolo avanti Cristo. I visitatori oggi si trovano a scoprire un dolce paesino, raccolto attorno alla sua piazza stretta e lunga, dove innovazione e progresso hanno finalmente fatto pace con il rispetto e la conservazione delle tradizioni. Una su tutte è la rinomata sagra del maiale – “Si magn lu purcèll”. Ideata e realizzata dalla locale Proloco ha visto la luce nel 2003. Si tiene l’ultima settimana di luglio. L’intento è quello di invitare a trascorre a Castilenti una serata in allegria passeggiando per il centro storico, visitando mostre, rivivendo momenti di vita quotidiana di un tempo con rappresentazioni di arti e mestieri contadini. Nella visita, soffermandosi nei vari punti di ristoro, è possibile assaporare specialità gastronomiche a base di carne di maiale. Il tutto allietato da musiche, balli e canti popolari. Inoltre, altra tradizione popolare ricca di fascino è uno spontaneo esibirsi di giovani con un fascio di canne, recuperate da vecchi usi agresti, acceso dalla parte più sottile e portati in corteo per le vie del paese: è la Sfilata delle fracchie. Se la cerimonia era di per sé semplice, il significato finale era esaltante e per i giovani poteva indicare l’emergere su altri. Il corteo era preceduto da un banditore e da un tamburo che ne annunciavano il passaggio. Davanti alla Croce dei Missionari, oggi viale San Michele, avveniva la constatazione del vincitore che era colui che era riuscito a far consumare di più la fracchia. Per bruciare meglio queste venivano unte con grasso animale o con la cera d’api. I residui venivano buttati in un mucchio ardente sul quale i giovani si esibivano scalzi e con pochi indumenti addosso in salti acrobatici per dimostrare la loro bravura. Interessante, per i curiosi, è dato sapere che a Castilenti c’era un’antica misura di agri (circa 40 litri) scavata in un grosso parallelepipedo di pietra chiamata Tòmolo o Tommolo (che si trova nel giardino dell’ex convento di Santa Maria di Monte Oliveto). Oltre a misurare granaglie e simili esso serviva anche ad altro scopo. Il debitore insolvente per sdebitarsi pubblicamente si sedeva sulla pietra che era posta in pubblica piazza davanti al popolo. Questo significava perdita della faccia, della stima e di ogni altra fiducia sociale e morale.
Per gli appassionati della world music c’è da segnalare un importante evento il 7 luglio, presso l’area dell’ex convento. L’associazione Fuorischema organizza la seconda edizione di Transumanze Sonore, inserendo nel programma anche il nuovo progetto dell’Orchestra Della Transumanza, musica che viene definita TradInnovata, ricalcando la filosofia castilentese dell’innovazione che si amalgama benissimo con la Storia di ieri. Non vi resta altro, quindi, che organizzare una visita a Castilenti: terra di confine della vallata del Fino.