L’arte italiana del XX secolo è ricca di vivi spunti di ricerca e riflessione. In particolare gli anni Trenta del Novecento, che hanno visto nascere personalità innovative con un talento al servizio della libera espressione estetica, guardando oltre la tradizione, senza mai dimenticarla
L’arte italiana del XX secolo è sempre ricca di numerosi e sempre vivi spunti di ricerca e riflessione. In particolar modo gli anni Trenta del Novecento sono cruciali per la storia dell’arte, poiché hanno visto nascere personalità innovative che hanno messo il loro talento al servizio della libera espressione estetica e hanno guardato oltre la tradizione, senza mai dimenticarla.
Ad alcuni dei protagonisti di questo fulgido momento storico il Museo di Palazzo de’ Mayo a Chieti dedica una mostra senza precedenti in Abruzzo: prendendo il via dall’ occasione del Centenario della nascita di Aligi Sassu (1912-2000), uno dei più significativi protagonisti dell’arte del XX secolo, la Fondazione Carichieti promuove una grande esposizione dedicata all’esperienza dell’artista in seno a “Corrente”, il movimento espressionista nato nella Milano degli anni ’30. La mostra, dal titolo “Sassu e Corrente. La rivoluzione del colore”, curata da Elena Pontiggia e Alfredo Paglione, è ospitata dal 25 luglio al 7 ottobre nelle sale del Museo destinate alle esposizioni temporanee, dove si possono ammirare ben 50 opere d’arte di autori che appartengono al movimento e altri che vi gravitano attorno.
Reduci dal ricchissimo passato artistico delle avanguardie, tali generazioni di artisti danno vita ad un originale confronto dell’arte con la realtà del tempo e si oppongono alla logica omologatrice del regime fascista. Aligi Sassu è forse il personaggio che si inserisce con più forza in questo clima di dissidenza: dopo un breve esordio futurista, nel 1930 si avvicina agli artisti che otto anni dopo costituiranno il nucleo di “Corrente” e che si opporranno al “ritorno all’ordine” teorizzato da Novecento, movimento milanese che auspicava la fine delle sperimentazioni avanguardistiche per ritornare ad una purezza di forme ispirata all’antichità classica. Le opere esposte a Palazzo de’ Mayo dunque documentano tale rivoluzione artistica portata avanti sotto l’egida del colore, della libera espressione del sentimento e della fantasia, come in un nuovo romanticismo da opporre al classicismo dei tempi. Insieme alle quindici opere di Aligi Sassu, che meglio interpretano il clima della “rivoluzione del colore” – tra cui figurano i celebri “Ciclisti”, uno splendido esemplare dei suoi “Caffè” e i due “Dioscuri”, derivazioni mitologiche degli “Uomini Rossi” – troviamo le opere di altri esponenti di “Corrente”, fra i più noti Birolli e Guttuso, presenti con cinque dipinti ciascuno; e poi Badodi, Cassinari, Gauli, Migneco, Morlotti, Paganin, Treccani, Valenti, ma anche artisti che gravitavano attorno al movimento come Broggini, Manzù, Mucchi, Tomea. Nei dipinti non si può fare a meno di notare il predominio del colore, di quella forza cromatica che ha le sue origini nell’Espressionismo d’oltralpe e domina la tela fornendo una univoca chiave di lettura a tanta diversità di intenti pittorici. Chieti dunque ripercorre le tappe di un percorso artistico tutto italiano, ma fortemente nutrito di innovazioni europee: ultima emanazione dell’espressionismo in Italia, “Corrente” – con Aligi Sassu in prima fila, artefice di una battaglia cromatica ed emozionale – si ricompone a Palazzo de’ Mayo per reclamare un posto d’onore fra i movimenti che hanno reso celebri in tutto il mondo le eversioni artistiche del Novecento italiano.
Laura Rabottini