testo di Ivan Masciovecchio.
Per alcuni aspetti la sua storia assomiglia molto a quella di un’altra eccellenza regionale, lo Zafferano dell’Aquila, coltivato solo a qualche chilometro di distanza. Identiche origini asiatiche, stesso rischio di estinzione scongiurato grazie al prezioso lavoro di recupero messo in campo da un consorzio di produttori; uguale colore a contrassegnarne la propria identità. Stiamo parlando dell’Aglio Rosso di Sulmona, uno degli ecotipi più pregiati tra le circa 300 cultivar presenti in tutta Italia, iscritto dal 1992 nel Registro Varietale Nazionale ed in attesa del riconoscimento della DOP.
Sono diverse le caratteristiche che lo rendono così esclusivo: dal colore rosso vinoso delle sue tuniche, alla grandezza e regolarità del bulbo, detto anche capo o testa, compresa tra 55 e 70mm di diametro e formata da un numero variabile (tra 8 e 14) di bulbilli, altrimenti detti spicchi; dalla sua ottima conservabilità, anche fino ad un anno, all’elevato contenuto di principi attivi in grado di conferire aromi e sapori particolarmente piccanti; dalla sua regolare emissione di scapi fiorali – unica specie in Italia – localmente chiamati zolle ed utilizzate in alcuni piatti della tradizione sulmonese, alla precocità di maturazione rispetto agli altri ecotipi nazionali.
Il momento della raccolta, infatti, arriva tra fine giugno e metà luglio, dopo che il bulbillo-seme è stato piantato tra metà novembre e fine dicembre (ma ci si può spingere fino a fine gennaio) e soprattutto dopo che tra fine maggio e la prima settimana di giugno si è provveduto all’asportazione degli scapi fiorali, operazione necessaria per permettere una crescita completa e regolare del bulbo sotterraneo. Successivamente, dopo essere stato essiccato mediante esposizione al sole per 10-15 giorni, l’Aglio Rosso di Sulmona è pronto per essere commercializzato, prevalentemente nella caratteristica forma della treccia, la cosiddetta certa, che nella sua dimensione classica può contare ben 52 teste – una per ogni settimana dell’anno – ed un peso variabile tra 1,5 e 2,5 chilogrammi, ma se ne trovano anche di più piccole.
Nella Valle Peligna e nelle altre zone di coltivazione, su un territorio di oltre 110 ettari che si estende fino a lambire la Valle del Tirino, sono circa 1000 i quintali raccolti ogni anno. La metà proviene dai produttori aderenti al Consorzio Aglio Rosso di Sulmona, struttura fondata nel 2009 che ad oggi può vantare una settantina di iscritti. Nel segno dell’Ovidio pensieroso presente in Piazza XX Settembre, portano avanti con passione la propria attività di tutela e valorizzazione della preziosa coltura, organizzando ogni anno, in collaborazione con la Pro Loco di Campo di Fano di Prezza, solitamente nella seconda settimana di luglio, una sagra con convegno annesso, la cui prossima edizione numero 23 si terrà da venerdì 7 a domenica 9 luglio. Anche il cartellino scelto per la tracciabilità dei prodotti simboleggia un condensato di territorialità: il monte Morrone sullo sfondo, il campanile e la cupola del complesso della SS. Annunziata, l’acquedotto medievale a sovrastare una Piazza Garibaldi occupata da una distesa di piantine di aglio. Le immagini disegnate stanno lì a ricordare al consumatore che l’Aglio Rosso di Sulmona ha un legame inscindibile con questa terra, rappresentando un profondo elemento identitario nonché occasione di sviluppo economico turistico per un’intera comunità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA