testo e foto di Ivan Masciovecchio.
Prima l’immagine di un treno storico in transito su uno dei suoi spettacolari viadotti scelta per promuovere la 9a Giornata Nazionale delle Ferrovie NON Dimenticate; poi il conseguente viaggio inaugurale organizzato da Sulmona ad Isernia con il consueto, entusiastico bagno di folla; infine l’invito rivolto all’associazione Le Rotaie a raccontare nell’ambito del convegno Sul binario giusto le sue peculiarità storiche, architettoniche e paesaggistiche.
Si è aperto così, nel segno della gloriosa linea ferroviaria Sulmona-Carpinone – capolavoro di ingegneria ferroviaria inaugurato nel 1897 altrimenti conosciuto come la Transiberiana d’Italia – il mese della mobilità dolce, la manifestazione organizzata dall’associazione Co.Mo.Do. per discutere di un modo nuovo e sostenibile per ricongiungere territori e comunità, tra pedalate lungo greenways, passeggiate sulle vie dei Cammini e recupero di percorsi ferroviarie minori.
Ospitato nei giorni scorsi presso la sala Aldo Moro della Camera dei Deputati, il convegno romano ha visto confrontarsi diverse esperienze alternative di mobilità, dalla via verde Spoleto-Norcia allo storico cammino lungo la via Francigena. Se la mattinata ha riguardato esclusivamente esempi e modelli di riuso di ex tracciati ferroviari convertiti in ciclovie e percorsi pedonali, la sessione pomeridiana si è concentrata invece sulla nuova stagione delle ferrovie turistiche, altro tassello fondamentale di un’auspicata rete integrata di mobilità dolce, grazie alla quale in un futuro si spera non troppo remoto turisti e viaggiatori comuni possano scegliersi il mezzo che preferiscono per perdersi alla scoperta delle innumerevoli bellezze che l’Italia di seconda classe custodisce tra le pieghe della sua storia millenaria.
Ad aprire i lavori ha provveduto Luigi Cantamessa, direttore della Fondazione FS Italiane – ente senza scopo di lucro costituito nel 2013 per preservare e valorizzare il patrimonio dei treni storici e dei musei ferroviari – tra le altre cose, attiva da circa due anni nel progetto Binari senza tempo, che vede il coinvolgimento anche della linea abruzzese-molisana Sulmona-Carpinone, la più estesa tra le cinque interessate con i suoi 118 km. circa di percorrenza. «È evidente che non tutte le ferrovie possono essere turistiche – ha esordito –. Per essere considerate tali, infatti, devono possedere delle caratteristiche chiarissime: devono ricamare il territorio, non attraversarlo; inoltre devono riguardare luoghi ad alta valenza architettonica e culturale; infine non devono essere né troppo lunghe né troppo corte, in modo da garantire un’esperienza piacevole».
«Per rendere tutto questo economicamente sostenibile – ha proseguito – bisogna collocare turisticamente il prodotto, perché in futuro non possiamo pensare di proseguire questa esperienza così come è stato fatto in questi anni dall’imprenditoria degli appassionati ai quali va tutta la mia gratitudine e l’affetto, ma è evidente che ora è necessario pensare ad un riposizionamento di tipo commerciale del treno storico. Io credo che anche i giovani delle comunità interne abbiano la volontà ed il diritto di sviluppare attività imprenditoriali a margine di questi rinnovati motori di sviluppo come le ferrovie secondarie».
Di conseguenza, sempre secondo Cantamessa, per uscire dall’estemporaneità del viaggio storico l’atto normativo attualmente in discussione alla Commissione Trasporti della Camera dei Deputati assume un’importanza fondamentale. «O lo facciamo ora che c’è una straordinaria voglia di treno, di silenzio, di paesaggi secondari – ha concluso –, tanto da farci registrare un + 60% di presenze turistiche sulle linee che abbiamo riaperto, o non lo faremo più».
Presente all’incontro, l’on. Romina Mura – relatrice del provvedimento in Commissione – si è detta fiduciosa che in pochi mesi si possa arrivare al voto in aula, sperando poi che la stessa sensibilità ci sia anche al Senato. «Non punterei sull’esclusività della legge – ha comunque tenuto a precisare –, non bisogna ingessarsi troppo in quanto credo che alcune tratte potrebbero essere recuperate anche per il trasporto pubblico locale. Per quanto riguarda la gestione dell’infrastruttura penso debba rimanere in capo allo Stato, mentre su quella turistica sarà opportuno discuterne ancora».
Tra le diverse esperienze di ferrovie turistiche in funzione, Claudio Colaizzo dell’associazione Le Rotaie ha provveduto ad illustrare i numeri e le specificità della Transiberiana d’Italia. «Poco meno di 120 km. di lunghezza, quasi 1.000 metri di dislivello, una pendenza massima del 28‰, 23 comuni e 3 province interessati, 2 parchi nazionali attraversati; e poi, 58 gallerie, 103 opere d’arte principali tra ponti e viadotti, 374 opere d’arte minori tra acquedotti, ponticelli, paravalanghe e cavalcavia, 21 stazioni tra cui quella di Rivisondoli-Pescocostanzo, la più alta della rete dopo quella del Brennero con i suoi 1.268,82 metri di altitudine». Numeri imponenti che uniti ad un panorama puro e mutevole da togliere il fiato, ne fanno senza dubbio una delle linee ferroviarie più belle ed affascinanti dell’intera Penisola.
«Nel corso del 2015 – ha proseguito Colaizzo – sono stati quasi 10.000 i viaggiatori che hanno scelto il nostro treno storico, poco meno di 3.000 solo nei primi due mesi del 2016. La cosa che ci soddisfa di più è che ben il 63% proviene da fuori regione, con una piccola ma significativa percentuale di presenze estere; come nel caso di un gruppo di australiani che nella pianificazione del loro viaggio, dopo Roma e Firenze hanno incluso anche la Transiberiana d’Italia!».
Ha poi concluso con un auspicio ed una speranza. «Incrementare la presenza di viaggiatori stranieri, prevedendo un ampliamento qualitativo dell’offerta, magari anche attraverso una maggiore integrazione del servizio treno+bici. Essendo la nostra attività totalmente autofinanziata, ci piacerebbe, infine, che ci fosse una maggiore partecipazione attiva degli enti locali, che gli amministratori capissero il ruolo fondamentale che questa ferrovia può avere come volano per l’economia locale, in grado di sviluppare opportunità a beneficio delle comunità residenti delle aree interne. La Transiberiana d’Italia rappresenta un patrimonio comune dall’alta valenza sociale, la possibilità per tanti giovani innamorati della propria terra di poter vivere dei propri frutti. Cerchiamo di non disperderlo».