Testo di Lucia Arbace Foto Di Gino Di Paolo
Il ciclo di affreschi nella Chiesa di San Panfilo in Villagrande di Tornimparte è senza dubbio l’opera cardine all’interno dell’attività di Saturnino Gatti pittore. E’ una piccola Sistina d’Abruzzo che meriterebbe maggiori consensi al di fuori del ristretto giro degli specialisti. Nonostante la sua rilevanza e l’indiscutibile fascino delle coloratissime scene, oggetto di periodici restauri, incredibilmente è stata ancora pienamente valorizzata da una letteratura che ne metta in risalto i molteplici motivi d’interesse inserendola nel panorama nazionale.

Ci si confronta con la genialità di un maestro sicuramente irrequieto e assai originale, nel linguaggio espressivo così come nelle soluzioni iconografiche adottate per restituire i temi sacri in maniera non scontata. Intanto va detto subito che occorre proprio vedere da vicino queste pitture, per verificare quanto sia sorprendente l’impatto con le due anime opposte del pieno Rinascimento italiano.Gli spazi sono definiti da una rigorosa partitura architettonica, che definisce effetti illusionistici. Già il basamento è tutto un programma, con il susseguirsi di riquadri respinti in profondità dallo spessore delle cornici le quali disegnano aggetti costruendo come una sorta di tribuna che corre lungo il perimetro dell’abside. E’ questa la premessa per la sequenza delle immagini, che ha l’evidenza forte e impetuosa di una proiezione cinematografica o di una multivisione.
(Testo tratto dal libro “Saturnino Gatti:i volti dell’anima – de Siena Editore)