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Home Articoli Recenti

Qualità Abruzzo lancia la petizione sui ristoranti come luoghi sicuri

by ivan masciovecchio
10 Dicembre 2020
in Articoli Recenti, Le Vie del Gusto, Servizi
Qualità Abruzzo lancia la petizione sui ristoranti come luoghi sicuri

L'associazione Qualità Abruzzo

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«No alla chiusura dei comuni, no ad una terza chiusura forzata! Sì ad un Dpcm pensato per la sopravvivenza dei piccoli centri e delle loro attività». Si chiude così la petizione che l’associazione Qualità Abruzzo – il consorzio di artigiani del gusto che raccoglie l’eccellenza regionale della ristorazione e della pasticceria – ha lanciato sulla piattaforma www.change.org diretta alla Presidenza del Consiglio dei ministri dopo il provvedimento governativo di Natale «al sapore della beffa», con il divieto di spostamento tra regioni gialle dal 21 dicembre al 6 gennaio e, soprattutto, con l’impossibilità di spostarsi anche tra comuni diversi nei giorni 25 e 26 dicembre e il 1 gennaio, rendendo di fatto insostenibile economicamente l’apertura a pranzo o il servizio d’asporto riservati esclusivamente ai propri concittadini.

L'associazione Qualità Abruzzo
L’associazione Qualità Abruzzo

«Le restrizioni adottate sono controproducenti soprattutto per i ristoranti dei piccoli centri – prosegue il testo della petizione che è possibile firmare on line – che non possono contare su un bacino d’utenza vasto come quello delle grandi città, ragion per cui sarebbe quantomeno opportuno che nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno ci sia la libera circolazione all’interno della stessa provincia e/o della regione, in modo da poter raggiungere i ristoranti desiderati».

«Con senso di responsabilità i ristoranti si sono preparati dopo il primo lockdown a riaprire adottando i rigorosi adempimenti previsti dai protocolli sanitari messi a punto dal Comitato Tecnico Scientifico e dall’Inail: distanziamento dei tavoli, registrazione delle prenotazioni, mascherine, gel igienizzanti, menu digitali, plastificati o monouso, cartelli informativi in ogni angolo dei locali, prodotti monodose. Hanno investito sui dehors esterni, consapevoli del fatto che all’aria aperta i clienti si sentivano più sicuri e tranquilli. Per quattro mesi hanno lavorato in sicurezza. Lo testimoniano i dati dell’Istituto superiore di sanità sull’andamento dei contagi e quelli del Ministero dell’Interno sui controlli, secondo cui dall’inizio della pandemia, su oltre 6,5 milioni di controlli effettuati nel complesso delle attività commerciali, ristorazione compresa, solo lo 0,18% ha subito una sanzione, né sono stati registrati casi di contagio tra clienti».

«Perché allora tanto accanimento nei confronti di un settore così importante per l’economia nazionale che ormai vede a rischio il proprio futuro? […] Chiudendo i ristoranti si penalizza fortemente l’indotto composto da piccoli artigiani, produttori, allevatori, coltivatori che senza il supporto e la richiesta dei ristoranti rischiano di colare a picco senza possibilità di ripresa. Il Dpcm penalizza fortemente le regioni a bassa densità demografica che vivono ancora di piccole società urbanizzate in grado di valorizzare il territorio attraverso un lavoro di ricerca, presidio e valorizzazione del patrimonio naturalistico, artistico, culturale ed enogastronomico. I ristoranti dei piccoli borghi, siano essi stellati o trattorie, sono i custodi di un’identità culturale che rischia di scomparire definitivamente con la chiusura forzata da parte dello Stato e con essa l’intero comparto agroalimentare direttamente collegato alle attività ristorative e alberghiere».

«È urgente e di vitale importanza intervenire adesso permettendo ai ristoratori di riprendere il loro lavoro in sicurezza – conclude il testo –, permettendo la circolazione intercomunale ed evitando un terzo lockdown che porterebbe alla chiusura di oltre 60.000 imprese e la perdita di 300.000 posti di lavoro, oltre che la dispersione di professionalità, fondamentali per due filiere strategiche per il Paese come l’agroalimentare e il turismo».

Tags: abruzzopetizionequalità abruzzo
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