testo di Ivan Masciovecchio.
L’entusiasmo contagioso capace di iniettare forza, determinazione e voglia di fare; la consapevolezza che solo unendosi dal basso in un fronte comune suggellato dal sacro vincolo della qualità è possibile ottenere un adeguato riconoscimento per il proprio lavoro; l’orgogliosa rivendicazione di appartenenza ad una terra mitica che vuole legittimamente scrollarsi di dosso gli anonimi e fastidiosi panni di regione che sta dall’altra parte di Roma. Queste (ed altre) le direttrici lungo le quali la nascente associazione è Abruzzo intende avviare il proprio percorso di promozione e valorizzazione del territorio e delle sue eccellenze regionali.
Nato dalla primordiale ma non esclusiva aggregazione di quindici produttori enologici (le aziende agricole Cataldi Madonna e Gentile in provincia dell’Aquila; le teramane Cirelli, Collebello, Illuminati, Nicodemi e Pepe; De Fermo, La Valentina, Tiberio, Torre dei Beati, Valentini e Valle Reale nell’ambito pescarese; per concludere con I Fauri e Tenuta Ulisse in provincia di Chieti), il nuovo sodalizio regionale che si presenterà ufficialmente al prossimo Vinitaly di Verona – anche se si sta lavorando ad un’anteprima locale da tenersi nelle prossime settimane a Loreto Aprutino – ha infatti incisa nel suo dna costitutivo la volontà di allargare il proprio orizzonte operativo oltre il mondo del vino, dichiarandosi ugualmente aperto verso altri settori produttivi, dall’agroalimentare nel suo complesso fino al turismo.
«A noi non interessava metterci insieme per andare a vendere semplicemente i nostri prodotti in giro per il mondo – ci dice la presidente Adriana Galasso –; abbiamo sentito l’esigenza di unirci, di fare squadra, per lavorare invece alla promozione del territorio, soprattutto fuori dai confini regionali, dove non si parla di noi; anche perché negli anni le istituzioni non hanno fatto granché in questa direzione, se è vero che ancora oggi, quando parliamo con clienti, colleghi e addetti ai lavori, dobbiamo prima spiegare dove è collocato fisicamente l’Abruzzo nel contesto italiano». A rafforzare il concetto provvede Alessandro Bocchetti, fiancheggiatore, amico e portavoce di è Abruzzo, nonché prossimo associato a tutti gli effetti: «Il problema è che qui ci sono tanti produttori e ristoratori bravissimi, posti splendidi, alberghi che lavorano bene, ma poi non si riesce a posizionarci in una fascia adeguata; e questo accade perché nessuno ha mai fatto una narrazione vera di questa regione; si è sempre andati avanti in ordine sparso, organizzando manifestazioni discutibili, senza che ci sia mai stato un racconto coordinato, come invece sta facendo la Puglia o come hanno fatto nel passato la Toscana o le Langhe».
Parametri e disciplinari per la regolamentazione dell’ingresso di futuri associati – ripartiti sia per settori di attività, dall’agroalimentare al turistico-ricettivo, che per singole produzioni aziendali, dalla pasta ai salumi, dall’olio ai formaggi – sono in via di definizione. Per tutti, comunque, la stella polare sarà rappresentata dalla ricerca della qualità assoluta e di una filiera, per quanto possibile, totalmente abruzzese. A valutare sulla veridicità di quanto dichiarato dai richiedenti che già si preannunciano numerosi (tra gli altri, l’antico pastificio rosetano Verrigni ha espresso pubblicamente la sua adesione al progetto), provvederà un panel di professionisti esterni, gestito e coordinato dallo stesso Bocchetti. Saranno sempre loro, inoltre, a dare il via libera al rilascio di un bollino di qualità che ogni azienda, indipendentemente dalla volontà o meno di iscriversi all’associazione, potrà richiedere anche solo per una determinata linea di produzione, garantendosi in questo modo una sorta di surplus made in Abruzzo da spendere sui mercati nazionali ed internazionali. «Tu hai idea della forza se al Vinitaly o in altre fiere nel mondo queste bottiglie saranno presentate con il bollino in retroetichetta? – prosegue sempre Bocchetti – Oppure se lo stesso marchio compare su una confezione di pasta che entra nelle cucine dei principali chef stellati? Succederà che qualcuno verrà da noi a chiederci cos’è e questa sarà un’occasione di racconto, perché la narrazione si fa così, avendo degli strumenti e delle cose da dire».
«La spinta ci arriva da una massa critica crescente che si muove dal basso – è la presidente stavolta a ribadire –; ed è proprio questa apertura verso altri produttori che non siano solo vignaioli la nostra carta vincente. È una scommessa ambiziosa, ce ne rendiamo conto, ma se riusciremo a far comprendere nel resto d’Italia ed all’estero il senso di quella è tutta abruzzese, capace di identificare in maniera esclusiva le tante specialità regionali, allora potremo dirci soddisfatti e, per restare nell’ambito del vino, quel valore aggiunto derivante dal bollino redistribuirlo ai contadini che vivono quotidianamente la vigna e che non possono più permettersi di far studiare i loro figli, costretti a svendere il proprio lavoro a causa di un sistema perverso che avvantaggia solo grandi realtà e aziende imbottigliatrici di fuori regione».
E allora, dovendolo raccontare in una parola, cos’è essenzialmente Abruzzo? L’unanimità di pensiero tra presidente e portavoce questa volta è totale ed immediata: biodiversità. «Al contrario di ciò che avviene in altre parti d’Italia dove se ne parla spesso a sproposito – conclude Bocchetti – qui c’è una biodiversità agita, una realtà tangibile nelle ricette, nel paesaggio, nelle colture e nelle culture. Da questo punto di vista l’Abruzzo è senza dubbio un posto unico e magico».