Testo di Chiara Di Giovannantonio, foto di Maurizio Anselmi
Tra le abbazie benedettine della Valle la spiritualità si riflette nel paesaggio, dove tra verdi colline e borghi dal fascino antico si ergono veri e propri capolavori d’arte
Nella valle del Vomano, attraversata una volta dall’antica Via Caecilia, si trovano numerose abbazie di origine benedettina, figlie del connubio tra il paesaggio naturale e le esigenze materiali e spirituali della vita monastica avvenuto durante il periodo di massima espansione del monachesimo (IX-XIV sec.). Per chi si starà chiedendo cosa si intende esattamente con abbazia, ecco la risposta. La definizione fa riferimento ad un monastero benedettino del tutto autonomo, dipendente esclusivamente dalla Santa Sede, che era governato da un abate e aveva in possesso terre, chiese e villaggi. Oggi questi centri religiosi di grande interesse storico, architettonico e artistico sono collegati da strade strette che si snodano tra uliveti e dolci colline, nella spettacolare campagna abruzzese dalla costa verso l’Appennino. Inizia così un breve itinerario, che aiuterà a capire meglio come la storia di questa terra sia intimamente connessa al rapporto tra spiritualità e paesaggio umano.
Si parte dalla foce del fiume Vomano, più precisamente da Roseto degli Abruzzi, una località quasi interamente dedicata al turismo. Nata sul mare, la cittadina è una delle “sette sorelle” della costa teramana, che ogni estate attira frotte di turisti grazie alle sue spiagge scintillanti e ai tanti eventi proposti di anno in anno. Tuttavia, l’attenzione del viaggiatore in cerca di perle archittettoniche dovrebbe volgersi all’antico borgo collinare di Montepagano, il Mons Pagus dei latini, che mantiene la denominazione un tempo estesa anche a Roseto. Il centro, noto per la sagra di vini che si tiene annualmente nel mese di settembre, dista solo 10 minuti dalla costa ed è ricco di chiese e monumenti interessanti da visitare, con lo splendido panorama del Mare Adriatico a fare da contorno.
Lungo la SS 150, sulla strada di ritorno verso Roseto, si incontra il bivio per Morro D’Oro nei cui pressi si trova la prima abbazia del percorso ivi proposto, Santa Maria di Propezzano. L’edificio romanico, situato su una collina circondata da ulivi, deve le sue origini ad una leggenda. Secondo la tradizione, la Vergine sarebbe apparsa a tre pellegrini tedeschi di ritorno dalla Terra Santa nel maggio del 715 e avrebbe chiesto loro di costruirle una chiesa. La struttura attuale del monastero risale in parte al XII sec., mentre il resto fu costruito attorno al XIV secolo. All’interno sono conservati affreschi quattrocenteschi che ricordano la storia dell’apparizione della Vergine. Concentrati nel bellissimo chiostro, sono presenti altri affreschi del ‘600, attribuiti al pittore polacco Sebastiano Majewski, che raffigurano storie del Vecchio e del Nuovo Testamento. Un’altra caratteristica di questa chiesa è la presenza di una Porta Santa, che è stata concessa nel ‘300 da Bonifacio IX e che viene aperta solo il 10 maggio.
Sempre lungo la SS 150, all’altezza di Guardia Vomano, si trova la seconda abbazia dell’itinerario, quella di San Clemente al Vomano nel comune di Notaresco, fondato secondo alcuni storici da quel famoso Lotario imperatore del Sacro Romano Impero e nipote di Carlo Magno. L’edificio, invece, che risale all’anno 871 e fu voluto da Ermengarda, fu completamente ristrutturato fra il XII e il XIII secolo, periodo a cui risalgono anche la facciata e il portale dalle fattezze tipicamente romaniche. Tra le sue mura sono custoditi una scultura lignea policroma di san Clemente papa, del secolo XIV, e diversi affreschi di artisti sconosciuti vissuti in epoche diverse, con i più antichi datati intorno al Duecento circa. Nel presbiterio, inoltre, si può ammirare l’imponente ciborio di fattura normanna, opera dello scultore Mastro Ruggiero e di suo figlio Roberto. La caratteristica più interessante dell’edificio è costituita dal pavimento di vetro, che consente di vedere in basso i resti del preesistente tempio romano su cui è stata costruita la chiesa.
Ai margini della valle delle abbazie si trovano autentici gioielli architettonici come il borgo di Castelbasso nel comune di Castellalto. Il paese, che sorge su una ripida collina da cui si gode di una vista che abbraccia mari e monti, conserva ancora l’imponente cinta muraria che oggi supporta le case costruite nei secoli XVI e XVII, quando il castello perse la sua funzione difensiva. Già antico possedimento feudale dei Longobardi, Castelbasso ha mantenuto l’impostazione urbana medievale con due porte di accesso e un tessuto residenziale compatto, che si caratterizza per le sue strette viuzze e le incantevoli piazzette, dominate da case addossate le une alle altre.
Merita una visita anche la bellissima Torre di Montegualtieri nel comune di Cermignano, che si raggiunge tornando verso il fondo valle, a Castelnuovo Vomano, e svoltando poi per Cellino Attanasio. Di origine trecentesca, il monumento – che insieme a Castelbasso, Castellalto e Morro d’Oro fece parte integrante del sistema medievale di difesa e controllo del territorio – è noto per la sua particolare pianta di forma triangolare, scelta architettonica piuttosto singolare per l’architettura basso-medievale.
Riprendendo la SS 150, dopo una decina di chilometri, si può girare a destra verso Canzano, famosa per i suoi merletti ma soprattutto per la specialità culinaria del “tacchino alla canzanese”. Appartenente all’abbazia benedettina che porta lo stesso nome, la Chiesa di San Salvatore si trova appena fuori dal paese. Di struttura romanica, l’edificio risalente al XII secolo possiede alcuni dettagli sulla facciata, come i simboli dei quattro evangelisti sul portale e una croce stellata, che suggeriscono l’intervento di maestri lombardi nella sua costruzione. L’interno, a tre navate senza transetto con una grande abside finale, le è valsa il nome di “Cappella Scrovegni” d’Abruzzo. Infatti questo edificio romanico-gotico conserva tra le sue mura un ricco ciclo di magnifici affreschi realizzati nel 1300 dal Maestro di Offida che raffigurano momenti chiave della vita di Gesù come l’Ultima Cena e la Crocifissione.
Da lì, la strada si dirama verso il Mavone, il principale affluente del Vomano, alla volta della Valle Siciliana. Lasciata alla spalle la SS 150 poco oltre Basciano, si prende la SP 491 per giungere, qualche chilometro dopo, all’abbazia di Santa Maria di Ronzano, nei pressi di Castel Castagna. Con il Gran Sasso sullo sfondo, la chiesa del XII secolo si presenta come uno dei più importanti edifici medievali della regione, grazie alle forme architettoniche simili a quelle della basilica di San Nicola di Bari. Testimone del lento passaggio dal romanico al gotico, l’abbazia era un tempo annessa ad un monastero benedettino. Al suo interno è racchiusa una bellissima serie di affreschi absidali del 1181 direttamente illuminati dalla luce che filtra dalla finestra circolare della facciata d’ingresso. Le sue pareti custodiscono anche una statua lignea del XI sec. raffigurante la Vergine Assunta con Bambino, e due croci, rispettivamente dei secoli XII e XIV.
Da Ronzano, sempre seguendo la SP 491, si raggiunge l’ultima tappa dell’itinerario, la Chiesa di San Giovanni ad Insulam, a pochi passi da Isola del Gran Sasso, centro medievale ricco di testimonianze del passato. Sorta tra i secoli XI e XII nei pressi di un ponte che collegava i due lati del fiume Mavone, anch’essa un tempo era collegata ad un’abbazia costruita proprio alle pendici del massiccio più alto degli Appennini. Delle sue origini abbiamo solo notizie indirette. Con la sua architettura di stampo romanico, semplice ed austera, la chiesa è oggi considerata uno degli edifici religiosi più importanti della provincia. Sugli stipiti del portale si possono osservare le sculture finemente cesellate degli animali tipici dell’immaginario medievale, come leoni, colombe, grifi rampanti e draghi. Entrando si rimane colpiti dalla varietà di forme che anima la complessa struttura interna della chiesa. La volta dell’abside è decorata con un affresco del XV secolo, che mostra il Cristo Rendentore tra la Vergine e San Giovanni Battista.
Nella valle del Vomano, non ci sono solo i luoghi dell’anima. Tra borghi e chiese si possono assaporare tradizioni uniche a livello enogastronomico, quali il già citato tacchino alla canzanese o i prodotti enologici dei colli rosetani. Ci sono molti agriturismi attivi che ripropongono le specialità locali, con conserve, formaggi e salumi, oltre ad un’ottima produzione di oli extravergine d’oliva. E non è tutto perchè di posti da visitare e tesori culinari da scoprire la valle del Vomano è ancora ricca.