“Dipingo i frutti della mia fantasia, scaturiti dall’inconscio irrazionale che è in ciascuno di noi”. Così Gianni Massacesi sulla genesi della sua arte. Accoglie con un sorriso stampato sul volto che accentua la sorprendente somiglianza con la fisionomia dell’artista spagnolo Pablo Picasso, caposcuola del cubismo.
Ha la stessa espressione stampata sul volto, gli stessi occhi dolci, espressivi, che sembrano perduti nella visione di mondi lontani. Ma la sua pittura non ha alcun riferimento al cubismo
testo di Renato Colantonio

Giovanni Massacesi è un valido artista abruzzese che vive da molti anni a Silvi Marina, ma è nato a Pescara, dove ha frequentato il locale Liceo Artistico. La mia lunga amicizia, che risale agli anni giovanili, e la sua frequentazione mi hanno permesso di seguire il suo percorso artistico nel tempo. Gli esordi negli anni settanta e ottanta lo vedono impegnato nel genere figurativo, sulla scia della neo-figurazione che annoverava tra i suoi principali esponenti artisti della fama di Renato Guttuso, Ennio Morlotti, Bruno Cassinari, Emanuele Cavalli, Renato Birolli. Le opere di questo periodo, realizzate con una pennellata pastosa e con un impasto tonale di colori caldi e poco brillanti, dimostrano già l’originalità dell’artista, dotato, fin dai primi passi, di una sua distinta individualità.
La crisi della pittura contemporanea, con il rifiuto della figurazione, pone a Giovanni Massacesi una serie di riflessioni. Attraverso una meditata ricerca interiore, tenta un nuovo percorso stilistico, consono alla sua visione della realtà fenomenologica. Vuol penetrare nelle cose al di là) delle apparenze reali, svincolandosi dai legacci del passato. E ci riesce. Nei suoi dipinti, infatti, le composizioni seguono i voli della sua fantasia: i dati del reale vengono analizzati, deformati e reinventati secondo lo stato d’animo dell’artista che diventa l’artefice di una visione in cui la figura demonizzata si trasforma, perde la sua connotazione reale, si deforma fino a diventare evanescente.
In tal modo il pittore riesce a trasformare la visione della realtà in una rappresentazione quasi surreale, evocativa di significati simbolici. Adopera colori forti, accesi, brillanti con accostamenti cromatici arditi e irreali, che sembrano richiamare quelli dei Fauves e degli Espressionisti. Ed è proprio dalla sintesi espressiva degli elementi compositivi e cromatici, che scaturiscono dipinti pregnanti di un’atmosfera di sogno e di rara suggestione.
A volerla definire l’arte di Giovanni Massacesi è racchiusa nel termine sincretismo, che, ad litteram, significa fusione di varie e diverse teorie dottrinali, ma, in senso traslato ed esteso all’arte, anche fusione di elementi e stili diversi. In sostanza egli opera una trasformazione ed una fusione di elementi diversi, attraverso un sincretismo stilistico elaborato, in cui il colore è l’elemento aggregante.
Raggiunge così la maturità artistica con l’acquisizione di un’espressione originale ed autonoma. Ha trovato la sua strada e vuole trasmettere il suo patrimonio di esperienza ad altri. Apre a Silvi Marina ed a Pineto scuole di pittura che hanno successo. Diventa talent scout: alla sua scuola si formano allievi che dimostrano la loro bravura fin dalle prime esperienze. Ma c’è di più: alcuni di questi allievi fanno propria la pittura sincretica del maestro, ne mutuano lo stile e l’uso del colore, sia pure con gli accenti di una propria individualità artistica. E così Giovanni Massacesi diventa caposcuola di una corrente pittorica che riesce a coniugare la visione della realtà, trasfigurata dalla fantasia interpretativa dell’artista, in una sintesi espressiva realizzata con il linguaggio dei colori.