Posto su un colle, il piccolo feudo è tutto da scoprire, tra tradizioni popolari, prodotti tipici e un panorama mozzafiato che spazia dalle montagne al mare
testo di Valentina Procopio
A testimoniare le antichissime origini di questo borgo della Valle del Fino, situato su un colle a 563 metri d’altezza sul livello del mare è, in primo luogo, il nome. Esso appare infatti documentato sin dal XII secolo, sotto la forma di Cermanianum. Terra dei sabini adriatici e successivamente colonia romana di Hatria, Cermignano vanta una storia millenaria. Molte le testimonianze che accertano che il sito fu abitato già in epoca pre-romana, dai ritrovamenti, nei pressi di Monte di Giove, dei resti del Santuario cantonale degli Hatriani e di iscrizioni ritrovate dall’archeologo Felice Barnabei e oggi conservate nel Museo nazionale di Chieti. Attorno al 1159 la proprietà di questo feudo fu diviso tra Fulgerio De Scarrino e Canone Di Guittone. Dal 1195 passò nelle mani della potente famiglia degli Acquaviva che riuscì a conquistare numerosi territori in vallata. Dal secolo successivo la proprietà tornò invece ad essere suddivisa in maniera frammentaria tra diversi feudatari. Nel 1541 Cermignano entrò in possesso della famiglia De Sterlich, che si guadagnò il titolo di “marchesi di Cermignano”. Ancora oggi, il Palazzo De Sterlich, con tanto di stemma dell’antica casata, è una delle abitazioni civili rimaste ed “adottate” dal comune. Al centro del paese si può ammirare un’originale torre triangolare, edificata nel XIV secolo su uno sperone roccioso, rafforzata da contrafforti in mattoni, posta a guardia di tutta la vallata: dai suoi 18 metri d’altezza è infatti possibile ammirare un panorama davvero vasto, che spazia dalle montagne al mare. Anticamente la torre era percorsa da una scalinata a chiocciola, andata distrutta a causa di un fulmine che provocò anche la rottura di parte della costruzione. Anche questa torre era di proprietà dei marchesi di Sterlich ed è stata riportata al suo antico splendore dai lavori di restauro terminati nel 1976. Nelle piazzette del centro storico, ancora oggi, si svolgono numerosi eventi: dall’esposizione di carri dipinti alle dimostrazioni di antichi mestieri, la lavorazione del legno, la degustazione di prodotti tipici, l’esibizione di gruppi folkloristici, canti e rappresentazioni teatrali ispirati a Sant’Antonio Abate.
Anche il vecchio convento dei cappuccini, con annessa chiesa dedicata a Sant’Eustacchio, è da non perdere. Si tratta di un monumento del XII secolo, in stile barocco, dove si possono ammirare quadri di pregevole fattura e altari in noce intagliati risalenti ai secoli XVII e XVIII. Il convento, fino al 1866, custodiva una ricca collezione di libri che, in seguito alla legge di soppressione degli ordini religiosi, fu venduta ed è oggi conservata presso la biblioteca “Delfico” di Teramo. La chiesa parrocchiale, di epoca barocca, è intitolata a Santa Lucia e fu ricostruita verso la fine del Settecento sulla precedente, che era intitolata a San Silvestro Papa. In essa sono ancora conservate numerose tele di argomento biblico. L’intero edificio è stato restaurato nel 1985. Nella seconda metà dell’Ottocento, l’economia era dominata dal settore tessile, grazie anche alla presenza di telai meccanici all’avanguardia per l’epoca. Oggi rimangono numerose botteghe artigiane, soprattutto di fabbri e falegnami. L’agricoltura resta una delle risorse principali del territorio, con numerose aziende frutticole, soprattutto a gestione familiare, che operano sul territorio. Molto sviluppato è anche il commercio di vino ed olio.