Tra le valli del Salto e del fiume Velino, nel cuore del Parco regionale Sirente-Velino che si estende a cavallo tra Abruzzo e Lazio. Ecco Magliano dei Marsi, con le sue bellezze architettoniche incastonate in un paesaggio lunare. Dagli insediamenti romani alle manifestazioni di oggi
di Maddalena Monaco, foto Luigi Todisco
L’etimologia del nome sarebbe da riferirsi a malleus (il maglio), in riferimento ad un antico insediamento dell’esercito romano. Le rovine di un castello risalente probabilmente al dodicesimo secolo, ancora oggi visibile sul monte Carce, poi, fanno presupporre l’origine del fundus Malianus che proprio in quel periodo so sviluppò in collegamento col castello. In un documento del 1250, un “registro delle rendite” del vicino monastero di S. Maria in Valle Porclaneta nel quale è menzionata una chiesa di S. Maria di Magliano, si trova l’espressione “Malleano de Cartío”, proprio in riferimento a quel catsello.
Per lungo tempo fu feudo della famiglia Colonna, che verso il 1298 fece erigere le mura a protezione del borgo e, all’interno, la chiesa di S. Lucia che divenne parrocchiale e collegiata nel 1570.
Fiorente cittadina, per molti secoli ebbe un costante incremento demografico che fece estendere la città all’esterno delle mura, sul versante meridionale del colle sul quale era sorta. Quasi completamente distrutta dal terremoto del 1915, venne faticosamente ricostruita ed oggi è ancora ben visibile l’antica struttura del borgo arroccato sulla collina.
La chiesa protettrice
Un gioiello di rara bellezza è per Magliano la cattedrale dedicata al culto di Santa Lucia, protettrice della cittadina marsicana. Impossibile, almeno fino ad oggi, è stabilire una data certa per la fondazione della chiesa. Il terremoto del 13 gennaio 1915, scosse dalle fondamenta la chiesa di S. Lucia. L’architettura interna, quindi, interamente ricostruita in struttura mista, muratura e cemento armato, ben poco oggi potrebbe ancora dire in quanto alle origini, se nell’opera di ricostruzione non si fosse seguito il criterio di ripristinare, in base ad alcuni elementi architettonici originari, l’edificio cosi come doveva essere, all’epoca della fondazione, liberato dalle sovrastrutture rinascimentali e barocche, dovute ai molti restauri ed agli ampliamenti, che si susseguirono attraverso i secoli.
Che la Chiesa originaria comprendesse le tre prime campate e parte della quarta, lo dimostrano i successivi ampliamenti, documentati più che da fonti scritte, che sono scarse, dalla diversa struttura delle fondamenta, ancora oggi leggibili. Tutti elementi, questi, che appartengono alla tipologia di costruzione che che si manifestò nella Marsica, quando i maestri borgognoni – con Santa Maria d’Arabona (a. 1208) – diedero impulso all’uso del loro stile.
Secondo tali elementi l’origine della Chiesa di Santa Lucia potrebbe essere assegnata alla metà del secolo XIII. La chiesa di Santa Lucia si conforma allo stile romanico-gotico. La facciata in pietra è ornata da tre portali di cui i due laterali più antichi del centrale. Sull’asse di questo poggia una rosa di mirabile fattura composta di dodici colonnine prismatiche disposte a raggi. La parte interna è a tre navate, delle quali la mediana più alta e larga delle laterali. Il campanile venne aggiunto successivamente con delibera del decurionato del 30 novembre 1859.
Il gioiello del paese
La chiesetta dedicata alla madonna di Loreto sorge all’interno del centro abitato e la costruzione dell’edificio sacro si fa risalire al XV secolo. Molto interessanti sono gli affreschi presenti all’interno del luogo di culto risalenti al XV secolo; raffigurano le Storie della Vergine e della Natività di Maria; un terzo, più grande, raffigura una Natività con pastori ma di fattura meno pregevole. Si pensa quest’ultima opera sia stata realizzata da un artista del posto.
La chiesetta è rimasta senza alcuna opera di restauro per moltissimi anni fino al 1994, quando sono stati effettuati degli importanti lavori che hanno portato alla luce un terzo affresco raffigurante San Sebastiano, a destra della Natività con i pastori, di epoca antecedente alle opere già presenti. Davvero particolare, poi, è un’opera dell’Ottocento che rappresenta la Madonna col bambino assisa sulle nuvole. La presenza di tante opere in un luogo così ristretto, fanno della Chiesa della Madonna di Loreto un vero gioiello nel cuore del paese.
San Domenico monumentale
Importante presenza architettonica è da considerare anche il complesso monumentale di San Domenico. Il convento e la chiesa furono costruiti nel quattordicesimo secolo ma subirono ampliamenti e modifiche successivi. Vi abitarono fino alla metà del 1500 le monache agostiniane e la chiesa era dedicata a Santa Maria Maddalena. Fino all’inizio dell’Ottocento il nome di Maria Maddalena era ancora indicato nei registri comunali. La chiesa è ad una sola navata con cappelle laterali decorate con motivi tardo-tinascimentali, opera dei Fratelli Cianciarelli. L’architettura d’insieme, nonostante i molti restauri attuati nei diversi secoli, si mantiene abbastanza pura. Di notevole pregio il pulpito in legno nello stile tipico delle chiese domenicane, collocato in alto nella parete di destra e con copertura a baldacchino, per dare maggiore risonanza alla voce del predicatore. La facciata è ingentilita da un portale rinascimentale, finemente lavorato. Anche il portale verso il convento è della stessa epoca. Oggi la chiesa è officiata dai francescani minori. Il campanile fu realizzato da Tommaso di Lorenzo (1871-80); il convento agostiniano e l’attigua chiesa di S. Domenico sono del XIV secolo, con bel portale cinquecentesco.
Magliano Infiorata
Dal 1985 ogni domenica del Corpus Domini, Magliano accoglie i tanti curiosi nel cuore del centro cittadino, sulla via Cicolana, con un tappeto di colori dall’effetto scenografico unico.
È l’evento principe dell’anno, la tradizionale Infiorata. I “Florales” sono quadri realizzati con trucioli colorati, fiori, farine e altri materiali naturali, usati per ricoprire il manto stradale della via principale. La superficie è di circa 1600 metri quadrati, per ventuno quadri a tema religioso-figurativo.
I lavori dell’Infiorata iniziano la sera che precede la festa del Corpus Domini e proseguono fino alla mattina inoltrata della domenica. La sera del sabato gli abitanti del paese studiano i bozzetti ispirati a temi che variano, di anno in anno, dalla mitologia all’arte sacra, al folklore locale. Inizia allora la prima fase della tessitura artistica con autori e infioratori intenti a tracciare con appositi gessetti le sagome dei disegni, primo abbozzo dell’equilibrio armonico di forme e colori che sarà. In una prima fase i disegni vengono realizzati con il gesso sul manto stradale e successivamente gli spazi vengono riempiti con i materiali colorati seguendo i bozzetti preparatori. Per tutta la notte i volontari lavorano all’opera floreale sul riquadro assegnato (di circa dieci metri quadrati). Spesso, al primo mattino di domenica, sono ancora lì per gli ultimi ritocchi. Al fervore esecutivo si aggiunge la folla di curiosi.
L’Infiorata è una tradizione che sempre di più va imponendosi nella cittadina marsicana. Ha origini antiche che risalgono a quando, al passaggio della processione, alcuni fedeli usavano gettare petali di fiori in onore del Corpus Domini o abbozzavano in terra dei disegni che richiamavano proprio il tema religioso. La manifestazione è organizzata dal Comune di Magliano dei Marsi e dalla comunità parrocchiale di S. Lucia nonché da tutte le confraternite ed associazioni esistenti nel comune, con la direzione artistica di Adelmo Di Felice. Il tutto per la gioia non solo degli abitanti del paese, ma anche per i turisti di anno in anno sempre più numerosi.