testo e foto di Ivan Masciovecchio.
«E quindi uscimmo a riveder le stelle». Parafrasando il Sommo Poeta, il lento ritorno alla normalità dopo l’inferno del lockdown imposto dalla diffusione del coronavirus, passa anche attraverso la ripartenza del comparto della ristorazione, congiuntamente al settore turistico-alberghiero, tra quelli che più di tutti è stato travolto da una crisi economica senza precedenti.
Posticipando solo di qualche giorno rispetto alla data prevista dalle disposizioni governative – tempo impiegato per la sanificazione e l’allestimento degli ambienti in linea con i protocolli regionali – la famiglia Spadone ha rotto gli indugi ed ha deciso di riabbracciare, seppur solo virtualmente, la propria clientela riaprendo gli spazi del ristorante La Bandiera a Civitella Casanova (PE) dal pranzo di giovedì 21 maggio.
Dopo mesi di clausura tra le mura domestiche, le dolci rotondità delle colline pescaresi riempiono gli occhi e il cuore di nuova e spontanea bellezza, contrappuntate da ordinati vigneti che lentamente si aprono alla vite/a e verdi campi di grano che il vento accarezza delicatamente. All’arrivo ad accoglierci è Alessio Spadone, responsabile di sala e sommelier. Elegante senza darlo a vedere, così come tutto il personale in servizio ai tavoli, indossa una mascherina personalizzata in linea con la divisa d’ordinanza. La voglia di riabbracciarsi è tanta e reciproca, ma la professionalità e la responsabilità prevalgono, limitando il saluto ad un lieve contatto di gomito.
Potendo contare anche su un allestimento esterno – che in estate arriverà fino a bordo piscina – fortunatamente il numero totale di posti disponibili non risulta compromesso, pur essendo le sedute distanziate di almeno un metro come previsto dalle disposizioni. Sono diversi, anche se non molti, i tavoli occupati, per lo più composti da due, massimo quattro persone. In ogni ambiente notiamo un dispenser con gel igienizzante a disposizione di pubblico e personale di sala. Si parla sottovoce e quasi tutti, diligentemente, alzandosi per recarsi in bagno tornano ad indossare la mascherina. Chi non lo fa è discretamente ma fermamente ripreso da Alessio, che tutto controlla.
«Si ricomincia, non vedevamo l’ora» ci dice non senza emozione lo chef e padrone di casa, Marcello Spadone, consegnandoci il menù. È un foglio A4 con un QR code stampato nel centro. Ce lo poggia sul tavolo invitandoci ad inquadrarlo col cellulare. Così facendo sul display del nostro dispositivo elettronico si materializza il menù vero e proprio, con lista dei piatti, prezzo ed anno di realizzazione. La stessa procedura vale anche per la carta dei vini. Per i meno tecnologici ci dice che è prevista comunque una versione cartacea usa e getta.
Entrée, antipasto, primo, secondo, dolce, piccola pasticceria finale. Si ricomincia da dove ci si era forzatamente interrotti. Da una qualità diffusa all’interno di un menù (degustazione) che stupisce e conquista ad ogni nuovo assaggio. La proposta di Mattia in cucina, coadiuvato dalla granitica mamma Bruna e da una squadra coesa seppur opportunamente distanziata – per quanto possibile tra fornelli e piani di lavoro – non arretra di un millimetro, proseguendo dritta per la propria strada faticosamente conquistata passo dopo passo da tutta la famiglia in oltre quarant’anni di attività.
Per comprenderlo basta assaggiare alcune nuove creazioni come le Nocette di agnello e animelle con cremoso di pinoli, pomodori secchi, ortaggi fermentati e salsa al mosto cotto, e soprattutto La Carota 100×100, un piatto clamorosamente buono, dove l’unico ingrediente viene presentato ed esaltato sotto forma di cinque diverse consistenze e sfumature, anche cromatiche, per un’esplosione di gusto e freschezza, dal dolce al sapido, dal croccante all’acido. Una preparazione di straordinaria complessità esaltata dall’elemento vegetale, leggerissima, senza grassi, che da sola vale il viaggio.
Il pasto si completa con altre prelibatezze all’insegna della primavera come Insalata di funghi cotti e crudi con maionese di rafano e fave fresche e un Superspaghettino tiepido alla puttanesca. Il pre-dessert prevede un bicchierino di Brodo ai frutti rossi (fragoline, lamponi e more) con anice stellato, cannella e miele d’acacia (tutto cotto a 70° per tre ore poi raffreddato e sifonato con una carica di anidride carbonica), una piccola bomba di gusto che predispone il palato ad accogliere al meglio una croccante Millefoglie al burro salato aromatizzato alle fave Tonka con crema e gelato di fragoline.
Le diverse prenotazioni per il weekend lasciano ben sperare per il futuro. Salutandoci, torna la voglia di abbracciarsi, ma ci si accontenta solo di pensarlo. A darci calore sono quegli occhi sorridenti dietro le mascherine di una sana e forte famiglia d’Abruzzo, sorrisi che nascondono animi inquieti, certo, ma carichi di tenacia e caparbietà. «Noi questo sappiamo fare, è la nostra vita – ci dice Marcello Spadone nella sala ormai vuota ma che profuma di una convivialità ritrovata –. Non possiamo permetterci che il nostro sogno iniziato quarant’anni fa possa finire così. Le difficoltà sono enormi, soprattutto economiche, ma dobbiamo difendere il nostro lavoro con tutte le energie che abbiamo, con entusiasmo e con amore».
Ricordando anche tutta la galassia di piccoli produttori di prossimità, agricoltori, caciari, vignaioli, allevatori che con i loro prodotti sostengono e contribuiscono al successo di un luogo come questo, anche loro segnati in maniera devastante dalle conseguenze del coronavirus in quanto aderenti a circuiti diversi rispetto alla grande distribuzione, ecco, responsabilmente ed opportunamente distanziati (per ora), quello che sentiamo di consigliare è di tornate a frequentarli questi cuochi ed artigiani del gusto, a sedervi alle loro tavole, a sostenerli nella propria attività. Loro ve ne saranno grati, ma i più soddisfatti, alla fine, sarete proprio voi.