Testo di Serena Tommasi
PESCARA – Abruzzo, terra ricca di uccelli acquatici, dove è possibile avvistare specie rare come la Pittima minore e il Mugnaiaccio, volatili che scelgono di svernare in questo territorio giungendo anche dal circolo polare artico. È quanto emerso dai primi dati del recente censimento regionale degli uccelli acquatici coordinato dalla SOA, Stazione Ornitologia Abruzzese Onlus, durante lo scorso fine settimana. In tutto sono state monitorate 42 località che comprendono tutte le zone umide e l’intero litorale della regione.
L’attività si è svolta grazie a volontari esperti. Quest’anno sono stati coinvolti 54 ornitologi ed appassionati birdwatcher, facenti parte di varie associazioni: oltre alla S.O.A. hanno partecipato volontari dell’Istituto Abruzzese Aree Protette, del gruppo ornitologico Snow Finch e della LIPU.
Il lavoro è stato coadiuvato da osservatori dei Reparti Biodiversità dei Carabinieri Forestali, nonché dei Parchi e delle zone protette interessate (Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, Parco della Majella, alcune Riserve Regionali ed Oasi WWF). Il censimento, che raccoglie dati da oltre 30 anni, é coordinato a livello nazionale dall’ISPRA (Istituto per la Protezione dell’Ambiente) per conto del Ministero dell’Ambiente, ed a livello regionale dalla S.O.A.
L’attività di rilevazione permette di seguire nel corso degli anni il trend delle popolazioni di molti uccelli migratori, al fine di produrre dati utili alla gestione dei siti di interesse. L’Abruzzo partecipa così, grazie ai suoi volontari, al progetto dell’International Waterfowl Census, un censimento su scala mondiale degli uccelli acquatici, operato da cittadini volontari e organizzazioni locali coordinati fin dal 1967 dall’associazione no profit Wetland International.
I dati sono ancora in corso di elaborazione ma è certo che le zone di maggior interesse si riconfermano essere due. Per le aree interne, la Riserva Naturale del Lago Di Campotosto, dove sono state censite 16 diverse specie per un totale di 6121 uccelli. É il regno delle anatre: qui la specie più numerosa è il Moriglione ma sono stati avvistati anche esemplari di Moretta tabaccata.
Il secondo luogo di interesse è la zona litorale di Pescara con il suo Porto: 14 diverse specie per un totale di 527 uccelli, per la maggior parte gabbiani e cormorani, ma anche altre molto rare che migrano durante l’inverno dalle regioni più settentrionali d’Europa. Si tratta della Pittima minore, nota per la sua capacità di compiere tragitti lunghissimi senza soste, e del Mugnaiaccio, il più grande gabbiano europeo.
“L’Abruzzo ancora una volta dimostra di non essere solo la terra di orsi, lupi ed aquile”, sottolinea la SOA. Il cambiamento climatico ha creato condizioni favorevoli a specie un tempo assenti o rare in Abruzzo e nel 2020, ancora più che negli anni passati, è possibile avvistare il Marangone minore, un piccolo cormorano, e l’Airone guardabuoi, sempre più comune nelle province di Teramo e Pescara.
Dal censimento, tuttavia, emergono anche due elementi di criticità. Ci sarebbe un impatto negativo dell’attività venatoria sulla quantità e sulla varietà delle specie presenti nella nostra regione. Non è stato osservato nessun esemplare di Frullino e risultano pochi esemplari di Pavoncella, specie attualmente cacciabili.
“Anche in questo anno”, afferma la SOA, “è stato dimostrato come ambienti acquatici molto piccoli ma protetti ospitano un numero enorme di uccelli rispetto a quelli dove si spara da Settembre a Gennaio”. L’invaso di Bomba, ad esempio, secondo quanto segnalato dalla SOA, in assenza di norme limitative sulla caccia, ospita una quantità limitatissima di poche decine di uccelli acquatici svernanti, a dispetto di una estensione notevole di oltre 1.000 ettari.
Nelle sorgenti del Pescara invece, che si estendono per appena una ventina di ettari ma dove da molti anni vige il divieto di caccia imposto dalla Riserva Naturale Regionale, sono stati censiti molti più esemplari appartenenti a diverse specie.
Seconda criticità è la rarità del Fratino, specie delicatissima che, dal rapporto dell’associazione, appare essere sempre più disturbata dalle attività umane sul litorale, anche nei mesi invernali. Questa specie depone le uova sulla sabbia ed è pertanto importante mantenere integro l’arenile affinché si riproduca.
Possono essere dannose attività come escursioni con mezzi non autorizzati (ad esempio motociclette) o mancata vigilanza sugli animali da compagnia portati a spasso sulla spiaggia. Il fratino è una specie tutelata a livello comunitario e il non rispetto dei divieti è sanzionabile dalle autorità competenti.
Da qui l’appello che la SOA rivolge in chiusura a tutte le forze dell’ordine, in particolare alla Capitaneria di Porto e all’Arma dei Carabinieri, affinché vigilino sul rispetto delle norme.