testo e foto di Ivan Masciovecchio.
Cibi e vini, sapere, gola, arte, scienza del gusto. Se si esclude la food week che dal 16 al 24 maggio prossimi riempirà Milano di chef, show cooking e degustazioni varie, ed in attesa dell’ormai imminente edizione dell’Expò 2015 che avrà come tema principale quello di Nutrire il Pianeta, nei giorni appena trascorsi la metropoli lombarda ha vissuto una straordinaria concentrazione di eventi a vario titolo collegati all’universo culinario e a tutto quanto gli gira attorno.
A cominciare da Identità Golose, il primo (e finora unico) congresso italiano sulla cucina e sulla pasticceria d’autore che per questa edizione del decennale si è concentrato sul tema di una golosa intelligenza ovvero sulla capacità di chi opera in cucina di offrire menu che tendano sempre più al benessere psicofisico del cliente, salvaguardandone la salute e concentrandosi non solo sui sapori ma anche sulla leggerezza dei piatti proposti e sulla riscoperta di nuove materie prime, reinventandosi e rinnovandosi quotidianamente, proprio come uno chef moderno dovrebbe fare. Ideato dal giornalista Paolo Marchi, il convegno milanese ha visto la partecipazione dei più grandi chef italiani ed internazionali, da Massimo Bottura al peruviano Gastón Acurio, dai fratelli Alajmo allo spagnolo Quique Dacosta, passando per l’abruzzese Niko Romito del Reale di Castel di Sangro che, supportato dalla proiezione di quattro brevi filmati, ha deliziato la platea con una relazione sul valore essenziale della materia nella sua idea di cucina (leggi qui il nostro approfondimento).
Contemporaneamente, negli stessi spazi di MiCo – Milano Congressi di via Gattamelata, si è svolto il Milano Food&Wine Festival, iniziativa nata in collaborazione con il Merano Wine Festival per offrire anche al pubblico meneghino la possibilità di conoscere e gustare un’accurata selezione della produzione enogastronomica italiana e non solo. Durante i tre giorni di svolgimento, sia a pranzo che a cena, 24 tra cuochi, pasticceri e pizzaioli sono stati invitati a reinterpretare alcuni grandi piatti della cucina italiana – presentandoli personalmente al numeroso pubblico di appassionati – ai quali era possibile abbinare oltre 250 vini proposti da alcune delle principali cantine nazionali ed estere, selezionate tra quelle già presenti al festival di Merano dello scorso novembre. L’Abruzzo era degnamente rappresentato dalla Tenuta Ulisse di Crecchio della quale, tra gli altri, è stato scelto il Pecorino Amaranta 2012 per proporlo in abbinamento con un risotto allo zafferano preparato dallo chef Matteo Fronduti del ristorante Manna di Milano; dal Consorzio Citra di Ortona che ha visto il proprio Montepulciano Laus Vitae 2006 abbinato alla guancetta di manzo arrosto con purè dello chef Domenico della Salandra del Taglio di Milano; dalla Fattoria La Valentina di Spoltore scelta per il suo Montepulciano Spelt 2009 servito con spaghetti cacio e pepe al lime proposti da Elio Sironi del Ceresio 7 sempre di Milano; e per chiudere dalla cantina Zaccagnini di Bolognano della quale si è potuto assaggiare il Pecorino Yamada 2012 abbinato al ragù, mozzarella di bufala e pasta dello chef Giuseppe Iannotti del Krèsios di Telese Terme, in provincia di Benevento.
Spostandosi nella zona sud-est della città, gli splendidi spazi collettivi della settecentesca Cascina Cuccagna hanno ospitato la prima edizione di Vini di Vignaioli, una delle più importanti fiere di vini naturali che da ben dodici anni si tiene a Fornovo di Taro, in provincia di Parma e che quest’anno, dopo essere approdata a Milano, raggiungerà anche Roma sabato 1 e domenica 2 marzo. In un ambiente informale e conviviale, tra bambini in carrozzina e cani al guinzaglio, una cinquantina di produttori provenienti da tutta Italia hanno illustrato i propri vini e le loro scelte di vita ad un pubblico equamente composto da curiosi e intenditori. Anche qui l’Abruzzo ha saputo far sfoggio delle proprie eccellenze potendo contare sulla presenza delle aziende agricole De Fermo di Loreto Aprutino ed Emidio Pepe di Torano Nuovo, in provincia di Teramo, vero e proprio pioniere della coltivazione biologica e biodinamica.
Continuando in questa full immersion gastro-emozionale, la sera di lunedì 10, inoltre, presso il Piccolo Teatro Grassi – pieno in ogni ordine di posto nonostante pioggia e freddo –, è andato in scena il terzo dei sei appuntamenti previsti da Convivio. A tavola tra cibo e sapere, un ciclo di incontri organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera in vista dell’Expò 2015 per affrontare le diverse implicazioni culturali ed economiche legate al consumo di cibo come pratica che definisce l’individuo ed il suo vivere sociale. Sul palco il prof. Andrea Segrè – docente di Politica agraria internazionale e comparata all’Università degli Studi di Bologna – ha illustrato ad un’attenta ed attempata platea la relazione Primo, non sprecare. Lo ha fatto partendo dall’ultimo rapporto curato da Last Minute Market con SWG secondo il quale, in un contesto in cui secondo l’Istat 9 milioni di italiani sono costretti a vivere sotto la soglia di povertà relativa, il cibo buono che finisce nei rifiuti vale circa lo 0,5% di Pil, qualcosa come quasi 9 miliardi di euro.
Dai numeri, poi, ha spostato l’attenzione sulle parole, soffermandosi sulla differenza tra rifiuto, vale a dire ciò che buttiamo via perché esaurito (e che in futuro dovremmo cercare di recuperare sempre di più), e spreco, ovvero ciò che si elimina ma che potrebbe ancora essere usato o mangiato perché non ha ancora terminato il suo ciclo vitale (e che invece si dovrà ridurre fino alla completa sparizione). Ha concluso il suo intervento ribadendo l’importanza di dare valore al cibo perché dietro e dentro di esso c’è la nostra cultura, c’è la tradizione, c’è la terra, c’è l’economia; bisogna cercare di mangiare meglio con meno, convertendosi a quell’abbondanza frugale che ci consenta, sintetizzando con uno slogan, di mangiare tutto, mangiare tutti.
Sufficientemente suggestiva si è rivelata, infine, la mostra Gola. Arte e Scienza del gusto, in svolgimento alla Triennale fino al prossimo 12 marzo. Tredici gli artisti presenti, tra i quali Marina Abramovic, Sophie Call, Ernesto Neto, Hannah Collins, le cui opere – disseminate lungo un percorso multisensoriale suddiviso in cinque sezioni – interrogano il visitatore sui dilemmi dell’onnivoro, sui sensi e sulla ri-costruzione del gusto, sulla rete mondiale dei sapori, sui segreti dello junk food. Tra video, fotografie e installazioni profumate, si giunge alla conclusione che in tema di alimentazione niente succede per caso e che il gusto, come l’amore, non vuole pensieri.
Prima di far rotta verso casa, con il nostro bel carico di stimoli e suggestioni che questo lungo weekend milanese ci ha regalato, c’è stato il tempo per fare un salto alla conferenza stampa di presentazione dell’ennesimo progetto visionario di Oscar Farinetti previsto nella campagna bolognese e che risponde al nome di F.I.CO. Eataly World – dove con l’accattivante acronimo si intende Fabbrica Italiana Contadina –, durante la quale oltre al padrone di casa, tra gli altri, abbiamo ritrovato il prof. Segrè, questa volta in veste di Presidente del CAAB, il Centro Agroalimentare di Bologna partner e sede dell’iniziativa.
80mila metri quadrati che racconteranno l’eccellenza dell’agroalimentare italiano, dalla sua genesi alla tavola attraverso la ricostruzione delle principali filiere produttive, tra stalle, acquari, campi, orti, frantoi, vigneti, laboratori e ristoranti. Appuntamento, dunque, a novembre 2015 per vedere se anche questa grande idea utopica troverà concretezza. Fino ad allora c’è da scommettere che ne vedremo (e leggeremo) delle belle.