Anche se non è propriamente la stagione più calda dell’anno, l’inverno è ancora uno dei momenti più belli per avventurarsi in giro a visitare i vari paesi e paesini sparsi per le quattro province abruzzesi, magari in concomitanza con alcune manifestazioni tradizionali
testo di Chiara Di Giovannantonio, foto di Gino Di Paolo
è proprio nel periodo invernale che la regione si anima con una moltitudine di feste, di cui quelle riportate di seguito rappresentano soltanto una breve selezione per l’inaugurazione di questa rubrica dedicata agli eventi folcloristici.
La veloce rassegna inizia con l’Epifania, l’evento che cade tradizionalmente il 6 gennaio e celebra il giorno in cui i tre Re Magi portarono come doni al bambin Gesù oro, incenso e mirra. È in questa notte che a Scanno, in provincia di L’Aquila, si festeggiano le Chezette, termine dialettale usato per designare dei componimenti dialettali che hanno per tema il corteggiamento. Lo scoccare della mezzanotte, al passaggio dal 5 al 6 gennaio, costituisce il segnale di partenza per le numerose compagnie di giovani, che si sono precedentemente riuniti in piazza e che da quel momento iniziano il loro giro per il paese. Nonostante il freddo i suonatori, accompagnati dalla presenza calorosa degli spettatori, cantano la loro serenata fino all’alba, portando allegria e diffondendo canzoni d’amore, che a tratti sfiorano il nostalgico, nelle ore notturne e per buona parte della mattina. Soltanto prima di mezzogiorno ritireranno i doni di cibo, evento che segnerà la fine delle esibizioni.
Altre manifestazioni, a connotazione religiosa, si svolgono intorno alla prima metà di gennaio. Infatti, in molti paesi dell’Abruzzo il 17 gennaio si accendono grandi falò in onore di Sant’Antonio abate. A Fara Filiorum Petri (Ch), per esempio, la festa delle Farchie, ovvero i grandi fasci di canne alti una decina di metri a cui viene dato fuoco dinnanzi alla chiesa la sera del 16 gennaio, prende spunto da una curiosa leggenda.
La tradizione vuole che alla fine del Settecento, quando l’esercito napoleonico aveva conquistato buona parte dell’Italia e minacciava anche il paese teatino, il Santo in persona intervenne tramutando gli alberi di un bosco vicino in giganteschi soldati muniti di torce. L’evento prodigioso servì a incutere paura negli invasori che si ritirarono.
Sempre negli stessi giorni, a Cermignano (Te) si svolge un’altra festa dedicata a San’Antonio, che viene celebrata con una sagra tutta dedicata ai “canti di questua”. È costume recarsi di casa in casa cantando le imprese compiute dall’eremita, impersonando le sue lotte contro il demonio con motivi che ricordano l’antica poesia giullaresca. Ai suonatori è d’obbligo offrire vino e salsicce arrostite e gli uccelletti di Sant’Antonio (dolci tipici, Ndr), se non si vogliono ricevere invettive.
Un altro santo molto caro agli abruzzesi è San Biagio, che viene festeggiato il 3 febbraio. Secondo la cultura popolare, il medico di origine armena protegge da tutte le malattie della gola e a Castiglione a Casauria (Pe) diventa anche il guardiano del bestiame e del raccolto. In suo onore, ogni anno nel giorno a lui dedicato si svolge una processione che si conclude con la degustazione di prodotti tipici, come il moscatello, i panetti e le ciambelle e uno spettacolo di fuochi pirotecnici. L’usanza era diffusa una volta in molte comunità abruzzesi, tanto che il parroco durante la messa si premuniva di “segnare” con l’olio benedetto la gola di coloro che ne facevano richiesta per preservarli dalle malattie tipiche della stagione invernale, mentre i dolci tradizionali venivano consumati nel sagrato della chiesa.
L’ultima festa devozionale da segnalare è quella che si tiene a Palmoli (Ch) il 14 febbraio in onore di San Valentino. Il martire, principalmente noto come protettore degli innamorati, è anche il santo patrono del paese teatino, che custodisce le sue spoglie nella chiesa barocca di Santa Maria delle Grazie. La particolarità dell’evento sta nel fatto che nel giorno designato, prima della messa, il pavimento della chiesa viene cosparso di foglie d’alloro. Al termine, la celebrazione prosegue per le vie del paese con una solenne processione. Il tutto si svolge in un clima di profonda devozione, accompagnato dal profumo dei ramoscelli della pianta.
La fine del ciclo solstiziale dell’inverno e l’avvento della nuova stagione vengono ben espressi dalla manifestazione che si svolge l’ultimo giorno di febbraio ad Alfedena (Aq). Qui viene rievocato l’antico culto della dea Pomona, una divinità minore latina adorata con l’appellativo di “Signora dei frutti” (Patrona Pomorum). Al tramonto un gruppo di ragazzi, armati di campanacci, corni e altri rumorosi strumenti, fanno il giro del paese accompagnati da chiasso e baccano, canticchiando strofe dialettali. Il rito propiziatorio continua fino all’alba, quando il compito ancestrale di scacciare l’inverno e propiziare l’abbondanza dei raccolti per la novella primavera è stata compiuta.
Il piccolo tour si conclude con il vivace e colorato Carnevale di Città Sant’Angelo (Pe), nella domenica di carnevale. Festeggiato con stravaganti sfilate di musicisti e danzatori, attraverso il gioioso corteo che si snoda per le strade si rielaborano i temi classici della festa. La manifestazione affonda le sue radici nel periodo di fine Ottocento, quando Antero De Tollis, comunemente noto come “Ndirucce” – all’epoca un semplice calzolaio – si divertiva ad animare il borgo snocciolando al centro del paese una serie di sonetti a carattere satirico. Questi componimenti, detti “ttavitte”, erano a rima baciata e servivano a prendere in giro persone reali, che fossero semplici cittadini o personaggi pubblici, e a raccontare i fatti accaduti durante l’anno. Oggi la tradizione viene tenuta viva con la rappresentazione di nuovi “ttavitte”, messi in scena dalle varie contrade che si sfidano a suon di battute nella piazza principale. Una giuria apposita premia i sonetti più umoristici e il carro allegorico più bello. Insomma, l’inverno potrà essere freddo tra gennaio e marzo, ma ciò non vuol dire che gli abruzzesi rimangano a casa.