A circa 400 metri sul livello del mare, all’ombra delle creste rocciose che si estendono dal monte Camicia all’Arapietra, ecco il borgo di origine medievale di Isola del Gran Sasso d’Italia
testo di Chiara Di Giovannantonio, foto di Maurizio Anselmi
Incastonata tra le colline della Valle Siciliana, la cittadina deve il suo nome alla posizione strategica in cui sorge, esattamente nel punto di confluenza dei corsi del fiume Mavone e del torrente Ruzzo che ne lambiscono il margine settentrionale. Nata come roccaforte difensiva su un colle rimasto inabitato per secoli, conserva a tutt’oggi numerose tracce del suo passato storico. L’attuale paese, anticamente chiamato Insulam, come risulta da un documento ufficiale del 1115, preserva ancora intatta la cinta muraria di forma quadrilatera e la struttura originaria.
Percorrendo le strade piccole e strette che lo caratterizzano, è possibile osservare in prima persona le antiche fortificazioni che si stagliano sulle due porte d’ingresso. Definito a suo tempo “Castello dell’isola”, quando era protetto da un fosso e una palizzata, il cuore del borgo si avvale di tutta una serie di motti latini incisi con lo scappello dagli antichi artigiani sugli architravi e gli stipiti in pietra di porte e finestre finemente delineate. Si trovano così in giro per il paese sentenze che esprimono diversi gradi di moralità, a volte in positivo, altre in negativo, quali Incertum est quo loco mors te espectat1, Amicum Esse Licet sed usque ad aras2, Quod index auro hoc aurum homini3 e ancora Non solum nobis sed et Patriae et Posteris4. Alcune delle iscrizioni sono da ricollegarsi al periodo rinascimentale, in cui il paese fu governato da tre importanti famiglie feudali, succedutesi tra di loro, quelle degli Orsini, dei Pagliara e degli Alarçon y Mendoza. Notevoli sono le testimonianze monumentali ed archeologiche che hanno un rilevante interesse per il visitatore occasionale. In tal senso, è assolutamente da vedere la chiesetta parrocchiale di S. Massimo, in via della Trinità, con il suo portale in stile gotico flamboyant del 1420, attribuito al maestro Matteo de Caprio da Napoli. Ne custodiscono l’ingresso le statue della Madonna con il Bambino tra San Massimo e un santo vescovo che l’adornano. Al suo interno, sul lato sinistro, è possibile ammirare un battistero con un dossale di pietra di epoca rinascimentale, voluto da Fernante Alarçon nel 1529, mentre è la sagrestia a custodire un bellissimo ostensorio quattrocentesco commissionato ad un ignoto orafo straniero. Non va dimenticata neanche la cappella o cona dedicata a San Sebastiano, risalente al XV secolo, su Viale Costantini. Decorata con gli affreschi di Andrea de Litio e dei suoi collaboratori, datati intorno al 1473 circa, presenta sulla facciata l’immagine dell’Arcangelo Gabriele e dell’Annunciata, mentre all’interno è raffigurata la Madonna con il bambino con accanto il ritratto dei santi Rocco e Sebastiano. Degno di nota è anche il tabernacolo visibile all’entrata, sulla parete destra. Finito il giro del borgo, per gli appassionati di storia dell’arte, sarà d’obbligo prestare una visita anche alla chiesa romanica di San Giovanni al Mavone o ad Insulam, costruita tra il XII e il XIII secolo e posta poco più a valle rispetto al paese.
Il comune, che oggi conta circa 5000 abitanti, fa parte del Parco nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga e può vantare proprio all’interno del proprio territorio la presenza del Corno Grande, la vetta che con i suoi 2912 metri raggiunge il primato di altezza nell’Appennino. Se i devoti visitano il paese per il richiamo esercitato dal vicinissimo Santuario di San Gabriele, non mancano attrattive per gli amanti della pesca sportiva grazie alla presenza dei due corsi d’acqua, o per gli escursionisti, affascinati dagli splendidi paesaggi offerti dal versante teramano del Gran sasso oltre che dalla ricca fauna dei dintorni. Infatti sono tutt’altro che rari avvistamenti di lupi, camosci, cervi, o, per chi guarda un po’ più in alto, aquile e gufi reali.
Per raggiungere la località, basta percorrere la A-24 fino al casello “Colledara – San Gabriele”, una volta usciti dall’autostrada bisogna prendere la statale 491 e quindi proseguire in direzione “Isola del Gran Sasso” per 5 km circa.